Storie di Calcio

15 maggio 1910 – Prima partita della Nazionale : Italia-Francia 6-2. Francesco Calì primo Capitano

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Massimo Prati) – Nell’ambito della storia dell’Andrea Doria, una citazione speciale va sicuramente fatta per Franz Calì, un giocatore appartenente ad una famiglia italiana emigrata nella Confederazione Elvetica[1].

Francesco Calì, soprannominato ‘Franz’ proprio a causa della sua esperienza di espatriato in Svizzera, nato a Riposto, in Sicilia, nel 1882, arriva nella Confederazione in giovane età e ci resterà fino, più o meno, al conseguimento dell’età adulta. Ed è proprio in terra svizzera che questo atleta inizierà a praticare il gioco del calcio. Sembrerebbe infatti che avesse dapprima giocato nella squadra del Fortuna Zurich ed in seguito nel F.C. Genève.

Nel 1901, Franz Calì rientrerà definitivamente con la sua famiglia in Italia, a Genova, e sarà reclutato dal Genoa, squadra però dove non resterà a lungo, giusto il tempo di partecipare ad una finale di campionato contro il Milan. Poi, alla fine della stagione, ci sarà appunto un cambio di maglia ed il passaggio nell’Andrea Doria.

Franz Calì, figura centrale nella storia dell’Andrea Doria e capitano della nazionale italiana. (Archivio Fondazione Genoa)

In questa squadra, per contro, Francesco Calì diventerà una figura centrale per molto tempo. Giocherà infatti nel club genovese per una decina d’anni e diventerà anche capitano della Nazionale[2], in occasione del primo incontro nella storia della nazionale italiana, giocato contro i transalpini, all’Arena di Milano, il 15 maggio del 1910, e finito 6 a 2 a favore degli italiani.

Nel considerare il risultato di questo incontro va forse tenuto presente che esso non rispecchiava fedelmente i reali valori delle due nazionali. Questo perché, a quei tempi, come attestato da un articolo del 16 maggio de “La Stampa Sportiva”, in seno alla Federazione Francese di Football c’erano stati non pochi conflitti interni. Conflitti che portarono i grandi club francesi a non mettere a disposizione dell’équipe nazionale i propri campioni.

Ma, a proposito degli articoli usciti  all’indomani del match, e più specificatamente in relazione a Francesco Calì, degno di nota è il pezzo de “La Gazzetta dello Sport”. Articolo che, rispetto alla prestazione del giocatore doriano, è interessante sotto due punti di vista: da un lato, il cronista sottolinea le capacità offensive di Francesco Calì, e le sue eccellenti capacità di effettuare traversoni, efficaci e precisi, che mettono gli attaccanti in condizione di realizzare facilmente dei gol; dall’altro, nel resoconto del giornalista si evidenzia come, proprio per queste qualità, il pubblico riservi a Calì grandi attestazioni di stima, con ripetuti e scroscianti applausi:

“Il quarto gol per gli italiani, come il terzo, è fatto per merito di un terzino; infatti, Calì, che ieri si è confermato ancora per calma, sicurezza e precisione, e per la perfezione di giuoco, il più degno a coprire il posto di capitano del nostro undici nazionale, dalla metà del campo riceve la palla al volo  e con uno dei suoi formidabili calci porta la palla alla rete francese, dove Rizzi la manda irreparabilmente.

E così il quarto gol degli italiani è marcato: il pubblico applaudendo freneticamente Calì ne riconosce il suo valore”.

Questo articolo è fondamentalmente dedicato alla prima partita della nazionale e alla figura del suo capitano. Ma, per completezza di informazione, concludo dicendo che, in seguito, questo giocatore porterà ancora la fascia di capitano anche nella partita Ungheria-Italia (sei a uno a favore dei magiari), giocata qualche settimana dopo a Budapest, e più precisamente il 26 maggio dello stesso anno.

Aldilà della sua carriera di calciatore, Calì diede prova di grandi competenze anche in qualità di arbitro e di allenatore. “Appese le scarpe al chiodo”, Francesco Calì si diede all’editoria e fondò una società specializzata nella produzione di cartoline. A questo proposito, segnalo che, su internet, non è difficile trovare qualche pregevole pezzo della sua produzione.

IL TABELLINO.

15 maggio 1914, Milano, Arena Garibaldi, Italia-Francia 6-2

Reti: 13’ Lana, 20’ Fossati, 49’ Sellier, 59’ Lana, 62’ Ducret, 66’ Rizzi, 82’ Debernardi, 89’ Lana, su rigore.

Italia: De Simoni, Varisco, Calì, Trerè, Fossati, D. Capello, Debernardi, Rizzi, Cevenini I, Lana, Boiocchi. Ct: U. Meazza.

Francia: Tessier, Mercier, Sollier, Rigal, Ducret, Vascout, Mouton, Sellier, Bellocq, Ollivier, Jourde. Ct: commissione tecnica interfederale.

Arbitro: Goodley (Inghilterra).

 

Annotazione. L’arbitro, Harry Goodley, fu un personaggio di un certo rilievo nella storia del football italiano e merita sicuramente alcune parole di presentazione. Questo sportivo inglese arrivò in Italia, agli inizi del secolo scorso, e lavorò  per Alfred Dick, imprenditore svizzero e presidente della Juventus nel 1905 (e in seguito anche fondatore del Torino F.C. 1906). Nel 1905, proprio grazie al rapporto personale con Dick, Goodley divenne un giocatore dei bianconeri (anche se non sembrerebbero risultare sue presenze in partite ufficiali). È però attestato il suo incarico ufficiale di allenatore della Juventus, nella stagione 1907-1908. Oltre all’attività di allenatore, Goodley esercitò anche quella di arbitro ai più alti livelli in Italia, e a lui furono affidate le direzioni delle finali del campionato 1908-1909, nonché la prima partita della nazionale, nel 1910, di cui si è appunto parlato in questo articolo. Nel 1912 e nel 1913, Goodley fece parte dello staff azzurro in qualità di selezionatore della nazionale italiana e fu anche giornalista della Gazzetta dello Sport scrivendo, ovviamente, articoli su numerose partite del campionato italiano.

[1] C’è un libro su questo giocatore che non sono riuscito a trovare, né in libreria né in biblioteca: “Francesco Calì e la Nazionale”, di Bagnati Giuseppe e Sconzo Gaetano, Edizioni Antipodes, 2010. Per il profilo biografico di questo sportivo mi sono basato su vari articoli della carta stampata. Ma le informazioni sulla sua vita sono spesso contraddittorie. Secondo certe fonti, la famiglia di Franz Calì aveva lasciato l’Italia per problemi economici. In base a quanto scritto su altri articoli, sembrerebbe invece che questo giocatore fosse venuto in Svizzera per motivi di studio. In tutti casi appare probabile che Franz Calì sia arrivato nella Confederazione in giovanissima età. In Svizzera avrebbe imparato a giocare a pallone e, una volta rientrato in Italia, ormai adulto, avrebbe continuato la sua carriera di calciatore. Il fratello minore, Salvatore è stato anch’esso giocatore dell’Andrea Doria.

[2] Camillo Arcuri ed Edilio Pesce, “Genoa and Genova. Una Squadra, Una città, Cento Anni Insieme”, pagina 31, Ggallery Editore, 1993.

Dal libro “La Nazionale Italiana”, publicazione della F.I.G.C. del Marzo 1978

 

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