GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)
Una icona pop
Quando il portentoso Vladimir Beara lo vide riaffacciarsi alle porte del ritiro camerunense, lo mandò via senza pensarci su. Era l’inizio del decennio ’70 e quell’allenatore slavo, soprannominato il ballerino dalle mani d’acciaio, aveva compreso l’importanza della disciplina con uno come Thomas. Vladimir era stato il miglior portiere della sua generazione, anche superiore a Yashin, l’unico a scegliere di non avere nessuna barriera prima dei calci di punizione. In N’Kono, forse, intravedeva un potenziale campione che però andava plasmato, indirizzato, condotto verso quella disciplina calcistica spesso più importante del talento. Vladimir diventerà il mito di Thomas, tra il 1973 ed il 1975. Un biennio fondamentale che getterà le basi per il sorprendente Mondiale ’82.
In quella manifestazione, la prima nella storia dei Leoni Indomabili, la generazione d’oro riuscì nell’impresa di fermare la nazionale di Bearzot nell’incontro diretto e di raccoglierne gli stessi punti nel girone di qualificazione, salvo poi essere eliminata per la differenza reti. E chissà cosa sarebbe successo se l’esplosivo N’Kono non fosse scivolato, sul colpo di testa di Graziani. Il destino di Thomas da Dizanguè cambiò proprio quell’estate. La Spagna e l’Espanyol lo accolsero per quasi un decennio, dandogli la possibilità di diventare un mito assoluto del calcio iberico. Lo Zamora nero, lo definivano. E avevano ragione. 241 partite spalmate in 9 anni, insieme ad una sfortunata finale di Coppa Uefa, persa nel 1988 contro il Leverkusen.
N’Kono è stato, certamente, uno dei migliori portieri di sempre. Ma è stato soprattutto una icona, anche pop, per una generazione cresciuta con la speranza del 1982 e la sorpresa del 1990. E chissà cosa sarebbe diventato se quel giorno di Luglio di 31 anni fa, nello Stadio San Paolo, davanti all’arbitro Codesal (quello della finale), avrebbe parato almeno uno dei due rigori generosamente concessi agli inglesi, nei quarti di finale del mondiale (il Camerun era in vantaggio fino a pochi minuti dal termine e avrebbe finito per affrontare la Germania in semifinale). Ci riuscirà un anno dopo, contro uno specialista assoluto di nome Josè Manuel Luluaga.