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21 Agosto 2001: il Brescia di Baggio perde la doppia finale di Intertoto

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)

“Brescia, sei lo stesso da Uefa”

Tutto era iniziato in un triste campetto della sua Caldogno. Abbandonato da quel calcio che lo aveva coccolato ed esaltato, salvo poi spingerlo verso un isolamento eccessivo e poco rispettoso, per un campione del suo calibro. Quando Baggio arrivò alla corte del Brescia di Mazzone, era un fenomeno di 33 anni destinato ad un finale di carriera piuttosto incerto. Le sirene internazionali erano ancora forti, così come la voglia di rimanere vicino al suo Veneto.

Il presidente Corioni, quando si paventò la possibilità di portarlo alla corte delle Rondinelle, decise di fare uno sforzo economico abbastanza importante. E quel timido campione dai piedi fatati non ci pensò su due volte, convinto dallo spirito nostalgico di un allenatore romano che avrebbe finito per rappresentare un padre calcistico di profonda umanità.

Il Brescia che si presentò ai nastri di partenza della stagione 2000/01, era una squadra formata da giocatori del calibro di Dario Hubner e Filippo Galli, affiancati da talenti purissimi tra i quali spiccava il nome del giovanissimo Pirlo. Ad un girone d’andata piuttosto deludente, seguì un ritorno fatto da 11 risultati utili consecutivi, che portò i lombardi ad uno storico ottavo posto finale.

Così, anche a causa della rinuncia dei cugini atalantini, arrivò la ghiotta opportunità di poter disputare il torneo Intertoto, manifestazione creata a metà anni ’90, che consentiva una qualificazione in Coppa Uefa attraverso una fase a girone.

Il Brescia di Baggio e Mazzone, in quella estate di 20 anni fa, riuscì ad arrivare alla finale di quel torneo contro i favori dei pronostici, spinta dal suo divino e da una serie di partite senza subire nessuna sconfitta. Prima di giungere all’epilogo del 21 Agosto, il Brescia eliminò gli ungheresi del Tatabanya e i cechi del Chmel Bisany. Bisognava passare l’ultimo ostacolo, prima della gloria.

Di fronte alla truppa di Mazzone ci sarebbe stato solo il PSG, squadra con grande esperienza europea, guidata dal vulcanico Fernandez e da una schiera di ottimi calciatori tra i quali spiccavano i nomi di Pochettino, Okocha e Anelka.

L’andata al Parco dei Principi, disputata il 7 Agosto, aveva consegnato grandissime speranze per il futuro. Un pareggio a reti inviolate che lasciava sognare il popolo bresciano.

La sera di due decadi addietro, in uno Stadio Rigamonti pieno di calore sportivo, tutta l’Italia sperava nell’ennesimo miracolo calcistico del Divin Codino. Il 10, nei primi 45 minuti, era rimasto precauzionalmente in panchina, fermato da un fastidioso guaio muscolare. La sua partita inizierà nella seconda parte e sarà una prova di sacrificio e orgoglio.

La gabbia di Mazzone riuscirà a resistere per 3/4 dell’incontro, prima di capitolare per colpa di una grande azione personale del brasiliano Silva Aloisio. Rimaneva soltanto la possibilità di capovolgere il risultato. Roberto penserà a pareggiare quella sfida, grazie ad un calcio di rigore procurato con mestiere e trasformato con classe. Ma, purtroppo, le Rondinelle non riusciranno ad andare oltre l’1-1.

Sarà una sconfitta ai punti di quelle che bruciano, giunta senza subire sconfitte in tutta l’Intertoto.

Baggio deciderà di concentrarsi verso l’obiettivo del quarto mondiale, salvo poi arrendersi per colpa di ginocchia capricciose e scelte tecniche ancora dibattute.

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Classe '83, viaggiatore instancabile ed amante del calcio e dello sport tutto. Una Laurea in Comunicazione, una tesi sul linguaggio giornalistico sportivo degli anni '80 ed una passione per il collezionismo, soprattutto quello inerente la nazionale italiana. Alla sua attività turistica, associa collaborazioni con giornali del mondo travel. Testata preferita: GLIEROIDELCALCIO.COM"

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