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La Penna degli Altri

Gianni Bui … il calciatore diventato pittore

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IL CORRIERE DI VERONA, in un articolo di Matteo Fontana, racconta la trasformazione di Gianni Bui, da calciatore a pittore che espone sino a venerdi al Bentegodi

Di seguito un estratto…

[…] Il gol da mettere in cornice?

“Con il Verona, in casa con la Roma: una rovesciata da una posizione molto scostata dalla porta. Il pallone finì nell’angolo opposto. L’applauso del pubblico andò avanti per dieci minuti e mi fece i complimenti anche Helenio Herrera, che allenava i giallorossi”.

Riferendosi poi alla sconfitta del Verona con il Milan …

“A San Siro non si riesce a vincere, non è mai accaduto nella storia, e un po’ è stata anche colpa mia…[…]   quel rigore con l’Inter. Era il 1969, andiamo là e teniamo bene, poi a pochi minuti dalla fine c’è un fallo in area: penalty. C’eravamo io e “Gringo” Clerici per batterlo, lui mi dice “Vai tu”. Calcio e Lido Vieri si distende e con la punta delle dita me la devia fuori. Così è 0-0, ma chi poteva immaginare che cinquanta e più anni dopo il Verona sarebbe ancora rimasto senza vittorie in quello stadio?”

[…] «Sono stato in gialloblù dal 1967 al 1970: promozione al primo anno, dopo siamo rimasti in A nelle due stagioni successive. Ci sono stati moltissimi momenti indimenticabili. Verona è la piazza cui più sono legato, insieme a Torino e Catanzaro. In granata abbiamo sfiorato lo scudetto. Con il Catanzaro arrivammo in finale di Coppa Italia, una sorpresa incredibile, eliminando via via il Napoli, la Lazio e la Juventus. Perdemmo in finale con la Fiorentina, su rigore ai supplementari. […]  Nils Liedholm, un maestro. Si affidava anche all’astrologia. Mi prendeva da parte è mi faceva: “Vedi, Gianni, tu sei nato di 5 maggio, vai bene”. È stato lui ad avvicinarmi alla pittura, parlando di quadri durante i ritiri …”

Poi racconta il suo “rapporto” con i difensori …

” gli scontri erano duri. Ho preso un sacco di botte. Una volta ho avuto le costole incrinate per due mesi. Un’altra mi si è girato l’occhio in basso, i medici non riuscivano a rigirarlo, credevano che l’avessi perso. Ma c’era lealtà. Con Tarcisio Burgnich erano duelli incredibili, non ci risparmiavamo. Alla fine, una stretta di mano e i complimenti reciproci”

Il Corriere di Verona (Matteo Fontana)

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