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Libri: “I racconti del Grifo”. Intervista all’autore Massimo Prati

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Federico Baranello) – Per la rubrica “Libri” abbiamo raggiunto e intervistato un amico de GliEroidelCalcioMassimo Prati, insegnante, storico e scrittore, autore del libro “I racconti del Grifo – Quando parlare del Genoa è come parlare di Genova”, edito da Urbone.

La raccolta, giunta alla sua seconda edizione, rappresenta una sorta di amarcord che propone la città di Genova sotto molteplici sfaccettature: dai personaggi della cultura e dello spettacolo, con cenni su De Andrè, Don Gallo, Govi e Pertini, agli eventi di importanza storica, come il bombardamento da parte della flotta del Re Sole del 1684, la rivolta di Balilla nel 1746 e quella dei portuali nel giugno del 1960, ma anche, e soprattutto, una serie di partite con aneddoti di varie epoche riguardanti il Genoa.

Un triplo appuntamento, oggi l’intervista al nostro amico/autore e nei prossimi appuntamenti due estratti del libro.

Si ringrazia la casa editrice Urbone Publishing per l’opportunità.

Buona lettura

Il team de GliEroidelCalcio.com

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Massimo, siamo di fronte ad un tuo nuovo libro… questa volta trattasi di una seconda edizione… Quale esigenza ti ha spinto a ripubblicarlo?  Cosa c’è di più e di nuovo?

Prima di tutto mi faceva piacere precisare che la redazione di questo libro ha coperto un periodo di 16 anni: il primo racconto, “Nella Tana del Nemico”, risale agli inizi del 2004, l’ultimo su un Genoa-Vicenza del 1977, “Quando Pablito non era ancora Pablito” ,  è stato scritto nel dicembre del 2020. In un periodo storico in cui imperversano gli “Instant book”, sulla base di crisi politiche, morti di personaggi famosi, pandemie e altre vicende della contemporaneità, credo che questo lungo periodo di gestazione del mio libro sia segno di impegno e meticolosità, oltre che rifiuto di concepire i libri come banali prodotti commerciali, da vendere sull’onda emotiva del momento.

Detto questo, per venire alla tua domanda, ho sentito il bisogno di ripubblicare il libro, in una seconda edizione ampiamente rielaborata (con 16 nuovi racconti e una nuova prefazione), perché più studio la storia del Genoa e più trovo esempi di quel rapporto simbiotico tra squadra e città che è esplicitato nel sottotitolo: “quando parlare del Genoa è come parlare di Genova”. Di più, e di nuovo, ci sono altre decine di storie e di personaggi che evidenziano questo ultrasecolare rapporto tra la squadra del Genoa e la città di Genova.

Massimo Prati e … la sua nuova creatura

Genova, il Genoa… perché sono la stessa cosa?

In parte ti ho già risposto. Il Genoa è un club fondato da inglesi nel settembre del 1893 che, almeno dal 1895 (ma chissà… forse anche prima), ha visto l’ingresso di soci genovesi. A partire da quel momento i suoi destini si sono indissolubilmente legati a quelli della città di Genova. Potrei farti decine di esempi a riguardo, rievocando decine di partite, trasferte ed altri eventi degli inizi del secolo scorso che hanno visto la partecipazione di decine di migliaia di genovesi. Ma mi limiterò a citartene uno, che riporto nella prefazione del mio libro, quando parlo del monumentale lavoro dello storico francese dello sport, Paul Dietschy: “Storia del Calcio”. Ecco la citazione del libro di Paul Dietschy che commento nella mia prefazione. Si riferisce ad una sconfitta del Genoa, a Genova, subita dalla Pro Vercelli nel 1922:

Calcio d’inizio.

“Genova è in lutto. Non c’è un bar o un tabacchi in cui non se ne parli, discuta, in cui non si rimpianga.  [..] La conferenza internazionale ? E a chi importa ? Quella mezza dozzina di uomini che pretendono di ricostruire l’Europa possono riuscire stasera ad ubriacarsi di cocktail. Il grande evento è la sconfitta del Genoa. [..] Ventimila persone hanno assistito alla partita e hanno diffuso ovunque la triste novella. La passione di massa esiste [..] 

[..] Secondo il giornale L’Ordine Nuovo, l’insuccesso del club genovese, nella finale del campionato del Nord-Italia, aveva lasciato la città ligure nella più profonda costernazione”.

In relazione al rapporto storico e unico tra Genoa e città di Genova, che mi preme evidenziare, mi sembra che le parole del Professor Dietschy siano particolarmente emblematiche: “Genova è in lutto, non c’è un bar o un tabacchi in cui non se ne parli, discuta, in cui si rimpianga. La conferenza internazionale e a chi importa?”, “ventimila persone hanno partecipato all’incontro e hanno diffuso la triste novella”; “Secondo L’Ordine Nuovo l’insuccesso del  club genovese aveva lasciato la città ligure  nella profonda costernazione”. Nel rileggere questa serie di affermazioni, tra l’altro di uno stile che definirei netto e inequivocabile, è forse utile tenere presente che la citazione del libro di Dietschy è, a sua volta, una citazione tratta da “L’Ordine Nuovo”, giornale comunista diretto da Antonio Gramsci. E direi che è già di per sé indicativo il fatto che un giornale politico, in quel periodo, attribuisse una tale importanza ad un incontro del Grifo da dedicargli un articolo intero. Ma, a mio parere, anche altri elementi di questo testo possono essere considerati emblematici: siamo nel ’22, e l’incontro in questione, come dicevo, è un match a Genova contro la Pro Vercelli, partita tra l’altro che ci priverà del titolo di Campioni d’Italia. L’incontro ha luogo in concomitanza di un’importante conferenza internazionale, la Conferenza di Genova, destinata a ridisegnare gli assetti politici ed economici del continente europeo. Eppure, per i genovesi, questo importante evento mondiale passa decisamente in secondo piano, rispetto ai destini del Genoa. Mi sembra che, per esemplificare l’unicità e la storicità del rapporto tra Genova e il Genoa, non potrebbe esserci esempio migliore.

Oltre alla storia del Club abbiamo detto che c’è la storia della città… ma c’è un terzo elemento… la tua Vita …

Questa tua sottolineatura mi permette di evidenziare la triplice struttura narrante del libro, con la speranza che questa caratteristica abbia dato al taglio dei miei racconti una certa originalità. Anche questo è un aspetto che affronto nella prefazione. Esistono libri che sono incentrati esclusivamente sulla storia del Genoa, e direi che si tratta della tipologia di libro che si incontra più facilmente. In casi più rari, sono stati scritti libri che alla storia del Genoa affiancavano anche la storia della città. Un esempio autorevole, di questo genere, è “Genoa and Genova” di Camillo Arcuri e Edilio Pesce. Si tratta di un libro uscito nel 1993, in occasione del centenario, e il  cui sottotitolo è già di per sé indicativo: “una squadra, una città, cento anni insieme”. Il tentativo di rendere un po’ più originale il mio metodo di esposizione è stato quello di aver inserito un terzo intreccio: oltre alla storia del Genoa e a quella di Genova, anche la storia della mia vita. Una struttura narrativa quindi che mischia, in qualche modo, la grande Storia e la microstoria, cioè i grandi eventi e i luoghi importanti, oppure i luoghi o i gruppi che hanno segnato la loro epoca (e Genova e il Genoa rientrano sicuramente in queste categorie); ma anche le vicende personali o i rapporti professionali di un semplice tifoso del Genoa, quale io sono, dei suoi amici e dei suoi parenti.

Quale il metodo utilizzato per la narrazione?

I miei “Racconti del Grifo” non seguono un ordine strettamente cronologico, ma sono fatti piuttosto di flashback e salti in avanti, in uno zigzagare nella storia in qualche modo simile a quello che gli inglesi chiamano “stream of consciousness”: un flusso di coscienza, un modo di costruire la narrazione basato cioè su come i pensieri e i ricordi personali emergono dalla mente in superficie. Per questo motivo, nella parte finale del libro, ho pensato di “decostruire” parte dei “Racconti del Grifo” e di ricomporli in un quadro unitario da un punto di vista cronologico. Un quadro in cui, per ogni decennio della storia del Genoa, segnalo quattro o cinque episodi significativi: una specie di  testo ricapitolativo in cui, ritornando su argomenti già ampiamente trattati , ne approfitto per aggiungere anche qualche nota che, nel corso della narrazione, non avevo toccato.

Quanta ricerca c’è in un libro come questo?

Difficile da quantificare, ma il lavoro di ricerca alla base del libro è notevole. Per certi aspetti ci sono tutte le letture di una vita, anche quelle extracalcistiche. Oltre che della storia del Genoa e della storia del calcio nazionale e internazionale, nel libro si parla di storia di Genova, storia sociale, storia dell’arte, storia del cinema, storia della musica e di linguistica, con particolare attenzione al genovese.

In effetti, per formazione universitaria e, soprattutto, per passione e curiosità, in queste pagine ho cercato di dare molto spazio alla riflessione linguistica, in generale, e alla storia della lingua genovese in particolare, con uno sguardo anche alle sue varianti e alle sue contaminazioni o ai suoi agganci, rispetto ad altre parlate.  Quelle legate alla storia e alla diffusione del genovese sono tematiche che, naturalmente, sono state illustrate e argomentate in modo più sviluppato ed esaustivo in altri lavori scientifici, scritti da personalità che sono delle vere e proprie autorità in questa materia. Penso, ad esempio, alle ricerche del Professor Fiorenzo Toso sulle lingue d’Europa e ad altri suoi lavori specifici sul genovese. Io, più modestamente, ho voluto semplicemente sfruttare l’affascinante storia della lingua della nostra città a fini narrativi. Anche se, nel fare questo, ho finito per offrire un ampio ventaglio dei legami tra la lingua di Genova e le lingue, i dialetti o i gerghi parlati nelle sue ex-colonie o nelle sue antiche comunità di emigrati. È per questo che nei Racconti del Grifo si troveranno riferimenti al genovese, al tabarchino, al bonifacino, al monegasco, allo llanito, al genovese della Boca, al cocoliche ed al lunfardo.

“Calcio” e “Guerra”, sono due termini che spesso nella storia abbiamo visto “vicini”, tema che mi appassiona sempre molto.  Questo libro non fa eccezione… come entrano i conflitti bellici in questa tua narrazione?

Nel libro, Il primo conflitto mondiale trova maggiore spazio. Ne parlo in un racconto dal titolo “La Grande Guerra e il Calcio Genovese”, dedicato ai molti giocatori del Genoa (ma anche ad alcuni di Inter, Juventus ed Andrea Doria) che furono soldati. Della Seconda Guerra Mondiale parlo meno, anche se ricordo la figura di un giocatore del Genoa che fece parte della Resistenza: Luigi Scarabello. Nel racconto dedicato al calcio genovese e alla Prima Guerra Mondiale ricordo invece James Spensley, Claudio Casanova, Hector Schnitzer, William Garbutt, Luigi Burlando, Renzo De Vecchi, Ottavio Barbieri e Giuseppe Castruccio, oltre ad una ventina di soci non giocatori.

Quali misteri svela il libro? Nel libro ci sono molti dettagli che sono sconosciuti o poco noti?

Le novità, le scoperte o i dettagli poco conosciuti, racchiusi nel libro, sono numerosi. I primi che mi vengono sono la presenza del fondatore del Barcellona, Johan Gamper,  ad un’amichevole internazionale nel 1899,  alla quale parteciparono cinque giocatori del Genoa; l’esistenza di una seconda generazione di inglesi nel Genoa che, dopo quella dei fondatori, nella prima metà degli anni Dieci arrivò da club londinesi come Arsenal, West Ham, Millwall e Crystal Palace; ci sono poi i miei ricordi personali legati ad incontri con giocatori del Genoa della vecchia guardia, degli anni Quaranta e Cinquanta, come Orlando Sain, Franco Viviani ed  Emilio Caprile (che giocò anche nella Lazio, nell’Atalanta e nella Juventus, squadra -quest’ultima- con cui Caprile vinse anche uno scudetto); infine, nel libro riporto le dichiarazioni di stima, affetto e simpatia nei confronti del Genoa, fatte da Vittorio Pozzo e Gianni Brera nel 1953, rispettivamente nelle pagine de “La Stampa” e de “La Gazzetta dello Sport”.

Che “Cosa” è questo libro per te? cosa rappresenta? Perché andrebbe letto?

Negli ultimi anni ho pubblicato altri libri: uno più di tipo per così dire accademico, sulla Rivoluzione Inglese e sulla guerra civile ai tempi di Oliver Cromwell; un altro sugli albori del calcio e sul contributo degli svizzeri alla nascita e alla diffusione del football italiano. Sono libri che hanno riscosso buon successo in termini di vendite e di critica. Estratti dei libri sono stati tradotti in francese, spagnolo e catalano e sono visibili in rete. Il libro sui pionieri svizzeri è stato presentato alla Società Dante Alighieri di Basilea e al Museo del Genoa. Reportage sono stati fatti in alcuni TG e in alcuni programmi radiofonici stranieri. Anche “I Racconti del Grifo” hanno avuto un buon risultato in termini di vendite, penso si sia intorno ad alcune migliaia di copie vendute. Ma per me, rispetto agli altri libri che ho scritto, nei Racconti del Grifo la componente sentimentale ed emotiva è molto più forte. Si tratta di un libro che rappresenta la mia vita.

Le opere di Massimo Prati

…. Qualsiasi cosa tu voglia dire che non sia stata richiesta puoi dirla qui…

Penso che ai tifosi del Genoa non dovrebbero mancare i motivi per leggere “I Racconti del Grifo”, per cui volevo concludere facendo un invito ai supporter delle altre squadre. Nel libro, affrontando i 127 anni di storia del Genoa, inevitabilmente si ripercorre la storia del calcio nazionale e internazionale. Quindi, ne consiglio la lettura anche agli altri tifosi, appassionati di storia del calcio, perché troveranno importanti citazioni e riferimenti a personaggi che hanno fatto la storia di questo sport, nei campi da gioco o nelle redazioni: da Pelé ad Eusebio, da Osvaldo Soriano a Eduardo Galeano, passando per Mario Corso, Claudio Gentile, Agostino Di Bartolomei, Paolo Rossi e molti altri.

E poi, chi ama la storia di Genova e della Liguria troverà le rievocazioni di grandi figure della politica, dell’arte e della cultura: da Fabrizio De Andrè a Don Andrea Gallo, da Sandro Pertini a Giuliano Montaldo, da Edoardo Sanguineti ed Emanuele Luzzati, da Natalino Otto a Dado Moroni.

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