Storie di Calcio

10 giugno 1968 – L’Italia è Campione d’Europa: Giancarlo De Sisti a Gli Eroi del Calcio

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Federico Baranello) – Quando si dice “1968” il pensiero si sposta verso gli anni della contestazione; è uno di quei casi dove una serie di numeri sostituiscono una parola o, come in questo caso, un concetto. Si perché è universalmente riconosciuto che quei quattro numeri indicano certamente un periodo, un anno in particolare, ma ancor di più un’idea. Un’idea che diventa la protesta degli operai contro l’oppressione del “padrone-capitalista”, che fa scendere gli studenti in piazza, che mette di fronte figli e padri. Un’idea cavalcata dalle donne che vogliono essere libere di poter affrontare qualsiasi tema senza tabù e che per questo lottano. Le piazze si riempiono quindi di ideali da perseguire: sovvertire l’ordine delle cose è il vero “must”. E non c’è angolo al mondo in cui questo vento di rinnovamento, dove uragano e dove leggera brezza, non sia presente. Purtroppo in questo periodo alcuni termini entrano nella quotidianità e nella cronaca quali manganelli, molotov, cariche, bombe, scontri, lacrimogeni e tanti altri. Anche i lutti, purtroppo, non mancano.

Proprio dall’analisi di questo periodo inizia il nostro viaggio insieme a Giancarlo De Sisti, “Picchio” come venne soprannominato a Roma: “C’era una insoddisfazione latente a più livelli, in ambito giovanile in particolare. I ragazzi cercavano di portare avanti delle battaglie ideologiche. Era in atto una rivoluzione culturale. Noi, come calciatori, avevamo ovviamente la possibilità di aggiornarci sia tramite la TV sia tramite i giornali, ma le società cercavano di isolarci, di proteggerci, ci tenevano ai margini di questi accadimenti. Devo anche dire che erano pochi davvero i calciatori che in quel periodo s’interessavano di politica. Al contempo però proprio in questo periodo, 3 luglio 1968, nasce l’Associazione Italiana Calciatori, con l’intento di tutelare e assistere gli appartenenti alla categoria. Io sono stato tra i fondatori di questa associazione insieme a Bulgarelli, Mazzola, Rivera, Castano, Losi, Mupo, Sereni, Corelli e Sergio Campana. Le società erano davvero potenti, non c’era lo svincolo, ma nemmeno la previdenza e l’assistenza per i calciatori. Un disagio avvertito in maniera particolare da coloro che erano meno in vista o comunque meno fortunati per problemi relativi agli infortuni. Da quel momento le nostre idee e proposte sono state portate all’attenzione dei presidenti delle società e della Lega. Qualcuno ci prese per matti, ci dicevano che nessuno ci avrebbe mai ricevuto. Invece…”.

Quel ’68 porta in dote anche un Campionato Europeo: “Ho un ricordo bellissimo visto come si è concluso…”, prosegue De Sisti, “… e per quello che ancora oggi riesce a suscitare a me e a tutti gli appassionati italiani. Un trofeo che arrivava dopo una lunga fase di silenzio, dopo trent’anni dal precedente successo, il Mondiale del ’38”. I Mondiali d’Inghilterra del ‘66 e la cocente eliminazione patita contro la Corea del Sud erano ancora ben impressi nella mente dei calciatori e dei tifosi e, nel frattempo, Valcareggi aveva sostituito Edmondo Fabbri, con l’obiettivo di ricostruire il gruppo partendo proprio da quelle ceneri. “Valcareggi, ex calciatore, un professionista serio e competente. Un uomo tranquillo che ci dava tanti suggerimenti” ci tiene a sottolineare il nostro “Picchio”.

Tra le mani Valcareggi si ritrova un gran bel gruppo di giocatori tra cui nomi come Albertosi, Burgnich, Domenghini, Juliano, Rosato, Boninsegna, Prati, Riva, Rivera, Mazzola, Facchetti e tanti altri oltre De Sisti naturalmente.

L’Italia passa ai quarti dopo aver vinto a mani basse (in sei partite 5 vittorie e 1 pareggio) il girone per le qualificazioni con Romania, Svizzera e Cipro. “Feci l’esordio a Cosenza contro il Cipro, vincemmo per 5-0 e feci la mia parte, insomma andò bene”, ci riferisce De Sisti. Da La Stampa del 2 novembre del 1967: “…Il fiorentino ha giocato con decisione e abilità. Un esordio più fortunato non poteva sognare”.Poi giocai contro la Svizzera”, prosegue Picchio, “facemmo 2-2. Non feci una grandissima partita, con Juliano ci pistammo un po’ i piedi. Tornai un po’ indietro giustamente nelle preferenze del Mister e rimasi in attesa di tempi migliori. Insomma mi rimisi in fila”.

A questo punto gli Azzurri trovano la Bulgaria: sconfitta per 2-3 a Sofia e vittoria per 3-0 a Napoli. Siamo alla fase finale e proprio all’Italia viene assegnata l’organizzazione. Sono tre le piazze, e relativi stadi, in cui si giocherà: Roma, Firenze e Napoli. Gli Azzurri incontrano in semifinale l’Unione Sovietica vincitrice del titolo Europeo nel 1960 e finalista nel 1964. I Russi si riveleranno un avversario davvero difficile da affrontare. Infatti, pur nella splendida bolgia del tifo napoletano, non si riesce a sbloccare il risultato. La contesa termina 0 – 0 e all’epoca non si usava ricorrere ai rigori. I due capitani vengono invece convocati negli spogliatoi dall’arbitro tedesco Tschenscher per lanciare la monetina, foriera di grandi gioie e altrettante delusioni. Sarà la sorte dunque a decidere chi volerà in finale. Il pubblico rimane muto in attesa della “sentenza”… poi Facchetti spunta di nuovo in campo correndo e saltando…è il segnale che l’Italia ce l’ha fatta. Gli Azzurri sono in finale!

Nell’altra semifinale di Firenze la Jugoslavia supera i Campioni del Mondo in carica, l’Inghilterra di Bobby Charlton, dimostrando una notevole consistenza tecnica e atletica.

Il biglietto della Finale giocata a Roma tra Italia e Jugoslavia l’8 giugno 1968 (Collezione Melodia)

L’Italia e la Jugoslavia si affrontano quindi per decretare chi tra loro è la miglior formazione del Vecchio Continente nella Finale programmata all’Olimpico di Roma dell’8 Giugno.

La partita è nettamente dominata dagli jugoslavi e verso la fine del primo tempo andiamo in svantaggio con una rete di Dzaijc. Gli azzurri hanno difficoltà a reagire e barcollano ma la Jugoslavia non riesce ad infliggere il fatidico “colpo di grazia” e, nel finale, con le poche forze residue Domenghini, detto “Domingo”, pareggia. Il risultato rimane congelato sull’1-1 ed è necessario ripetere la partita. Si gioca due giorni dopo, il 10 giugno.

“E qui arriva di nuovo la mia occasione”, ci racconta De Sisti con rinnovato vigore e una voce densa di orgoglio, “Una tappa fondamentale per me e la mia carriera. Il sogno di ogni bambino, quello di arrivare a vestire la maglia della Nazionale in una Finale. Eravamo in ritiro nel centro di Pugilato di Fiuggi. In quei giorni avevo captato qualcosa, avevo avuto delle sensazioni. A volte un allenatore nei giorni che precedono le gare può guardarti in maniera particolare, può dire delle parole che interpretandole ti fanno capire che ci sta pensando. Infatti mi chiamò il giorno prima della gara:

Valcareggi – Te la senti di giocare domani?

De Sisti – Certo che me la sento Mister, sono pronto!

Valcareggi – Ricordati che non si può sbagliare…

De Sisti – Ce la metterò tutta, farò del mio meglio!

Ero felicissimo …

Loro non a caso erano denominati “I brasiliani d’Europa”, erano sembrati irresistibili nelle “uscite” precedenti. Il Mister prepara la gara in maniera eccezionale e fa una scelta coraggiosa e innovativa: cambia mezza squadra sostituendo cinque giocatori su undici rispetto alla prima gara. Escono Prati, Castano, Ferrini, Juliano e Lodetti ed entriamo io, Riva, Salvadore, Rosato, e Mazzola. Valcareggi capisce che servono energie fresche e non indugia. Una scelta coraggiosa e vincente. Il nuovo inserimento diede quindi freschezza ma fu anche accompagnato da una diversa collocazione in campo. Fu un grande vantaggio per noi. Si ebbe subito la sensazione che non avessero la facilità che avevano trovato nella gara precedente e la stanchezza finì fatalmente per incidere sulla loro prestazione. Il risultato fu una maggiore iniziativa da parte nostra e anche una maggiore copertura. Riva segna più o meno subito e poi il gol di Anastasi…proprio su mio passaggio e un suo grandissimo controllo e tiro. Due gol splendidi”.

Il biglietto della “Ripetizione della Finale” tra Italia e Jugoslavia del 10 giugno 1968 (Collezione Melodia)

E’ 2-0, e l’Italia è Campione d’Europa per la prima e, a tutt’oggi, anche l’unica, volta…”I festeggiamenti furono improvvisati, e per questo ancora più belli, una gioia popolare immensa. Vennero fatte una specie di torce con i giornali e ne risultò uno spettacolo incredibile. Una fiaccolata che avvolse lo stadio Olimpico. Sensazioni ed emozioni uniche. Sono stato tra i fortunati, perché ho avuto la possibilità di giocare la ripetizione della Finale che ha regalato la vittoria di un Europeo. Era la mia terza partita con la maglia Azzurra. Mi prendo i miei meriti ma non dimentico tutti quei calciatori che ci sono stati prima, quelli che mi hanno preceduto e che hanno reso possibile il successo. Mi prendo i miei meriti certo, ma devo riconoscere che quelli che mi hanno preceduto mi hanno permesso di arrivare al sogno…lode a loro”.

Lasciamo un De Sisti emozionato e fiero. Salutiamo e ringraziamo un uomo che ha contribuito a scrivere il 1968.

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