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16 maggio 1976: il Torino vince il settimo Scudetto

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Il Torino dei “gemelli del gol” vince lo Scudetto

Il Torino che vinse lo Scudetto nel campionato 1975-1976 non iniziò al meglio quella stagione: i granata avevano perso la prima in casa contro il Bologna. La Juve, invece, per buona parte del campionato era stata la capolista, nelle prime cinque giornate a pari merito insieme al Napoli.

Poi, grazie ad un vittoria sul Milan a San Siro, la Juventus si ritrova sola prima in classifica. I bianconeri, a parte un riaggancio ed un sorpasso partenopeo all’ottava giornata, manterranno la testa della classifica fino alla metà del girone di ritorno. A partire dalla nona di ritorno, però, il Torino raggiunge la prima posizione della classifica, in solitaria, e va avanti così fino alla fine.

Torino Scudetto: Gigi Radice e la figura innovativa di “Mister”

Il Torino che conquistò lo Scudetto aveva come allenatore Gigi Radice,. Una figura innovativa di “Mister” associato alla zona mista. Era una squadra, quella granata, che tornava al vertice del calcio italiano  dopo il Grande Toro del 1949 e che quindi conquistava anch’essa lo status di Grande Torino: Luciano Castellini il “Giaguaro” dalle grandi doti acrobatiche e dalle parate spettacolari; Nello Santin, riadattato da Gigi Radice a terzino destro con buone doti di spinta.

Roberto Salvadori, anche lui riadattato dal “Mister” come terzino sinistro; Patrizio Sala, il mediano che forse l’allenatore granata aveva già avuto occasione di notare ai tempi delle giovanili nel Monza; Roberto Mozzini, difensore centrale che in seguito avrebbe vinto uno Scudetto anche con l’Inter; Vittorio Caporale, difensore di provenienza Bologna, con buone capacità d’interdizione, adattato a libero da Gigi Radice.

Claudio Sala, “il poeta del gol”, calciatore polivalente in grado di coprire più ruoli (trequartista, centrocampista, ala destra), nel Toro dello Scudetto giocò sulla fascia, con il numero sette, un giocatore capace di coprire e di rilanciare con pregevoli assist ma anche di andare in gol; Eraldo Pecci, altro centrocampista di qualità, di provenienza Bologna; Renato Zaccarelli, mezzala con grande visione di gioco, quell’anno autore di un paio di reti indimenticabili.

I gemelli del gol

Il Torino che vinse quello Scudetto era soprattutto quello dei “gemelli del gol”: 21 reti di Paolino Pulici “Puliclone”, il bomber granata per antonomasia e 15 reti di Ciccio Graziani, punta centrale capace di segnare in tutti i modi e implacabile nei colpi di testa.

Tra le riserve, sicuramente vanno ricordati Fabrizio Gorin, terzino e mediano di quelli che non mollano mai l’avversario (12 presenze per lui con un bel gol di potenza all’andata contro i nerazzurri dell’Inter) e Salvatore Garritano, rincalzo in attacco che quell’anno registrò cinque presenze ed un gol contro il Milan al ritorno: bel tiro al volo di sinistro su assist di Salvadori. Completavano la rosa Giuseppe Pallavicini, Romano Cazzaniga, Marino Lombardo e Roberto Bacchin.

Da notare che in quella squadra non c’erano torinesi e nemmeno piemontesi. La comunità più presente nel club era quella lombarda con Mister Gigi Radice,  sei giocatori titolari e una riserva: Luciano Castellini, Roberto Salvadori, Roberto Mozzini, Patrizio Sala, Claudio Sala, Paolino Pulici e Romano Cazzaniga. Di questi, ben quattro erano brianzoli: Patrizio Sala, Claudio Sala, Paolino Pulici e Romano Cazzaniga.

Di origine lombarda era anche il Presidente Orfeo Pianelli, sebbene torinese di adozione.
Anche il nord-est era ben rappresentato, con Nello Santin, Vittorio Caporale, Fabrizio Gorin, Marino Lombardo, Roberto Bacchin e Giorgio Ferrini (allenatore in seconda).

L’inizio del campionato

All’inizio del campionato, come dicevo, c’era stata una lotta al vertice tra Juve e Napoli per la testa della classifica. Poi, il 16 novembre, alla sesta di campionato, i partenopei avevano perso in casa del Toro e i bianconeri avevano vinto a San Siro col Milan.  In quella fase del campionato la classifica diceva dunque: Juventus prima a 11 punti, Napoli secondo a 9 e Torino terzo a 8 punti.

I bianconeri saranno “campioni d’inverno” terminando il girone di andata da capolisti a 26 punti, con tre punti di vantaggio sui granata. Inoltre, dal 29 febbraio al 21 marzo, cioè tra la 19ª e la 21ª giornata, avranno il maggiore distacco nei confronti degli inseguitori: cinque punti di vantaggio sul Torino e sei sul Milan.

L’involuzione della Juventus inizia alla 22ª giornata: sconfitta esterna con il Cesena. Il due a uno subito in Romagna sarà seguito da altre due sconfitte, nel “Derby della Mole” e nel “Derby d’Italia”. Alla 24ª giornata, il “tesoretto” bianconero si è dunque esaurito. È il 4 aprile del 1976, i granata vincono in casa col Milan e prendono la testa della classifica. Da lì in poi, il Torino non avrebbe più ceduto lo scettro da capolista.

Torino Scudetto: i frammenti di quella stagione

Se dovessi proporre alcuni frammenti di quella stagione, direi che per i granata vanno ricordati i due derby della Mole, la vittoria a San Siro col Milan, il tre a uno casalingo con l’Ascoli e, infine, la partita che sancì la vittoria dello Scudetto, quella contro il Cesena.

Nel derby di andata (due a zero per i granata), giocato il 7 dicembre 1975, molto bello il primo gol di Graziani: Zaccarelli controlla di petto in area bianconera e, spalle alla porta, serve di sinistro uno splendido assist, a palombella, per il suo centravanti che anticipa l’uscita di Zoff con un micidiale colpo di testa. Poi, raddoppio di Pulici, su rigore, con tiro basso, teso e angolato alla sinistra di Zoff che si era invece spostato alla sua destra.

Una settimana dopo il Toro vince a San Siro col Milan aprendo le marcature con un memorabile gol di Zaccarelli: il dieci granata punta il fondo dell’area rossonera sulla fascia sinistra. Gli si fa incontro Turone, ma Zaccarelli lo supera magistralmente con un movimento a rientrare di sinistro. Poi, fa partire un tiro di destro che non lascia scampo ad Albertosi.

La partita di ritorno con l’Ascoli merita di essere ricordata per il gol del tre a uno di Ciccio Graziani. Una rete che conclude un’azione in cui il centravanti granata dribbla tre o quattro avversari, nella loro area, compreso il portiere.

Il derby di ritorno

Il derby di ritorno del 28 marzo 1975 verrà assegnato al Torino con una vittoria a tavolino per due a zero. La partita sul campo era finita due a uno. Toro in vantaggio all’inizio: cross di Claudio Sala dalla sinistra, respinta di Cuccureddu, tiro in porta di Patrizio Sala che viene deviato nuovamente da Cuccureddu, ma questa volta il pallone finisce in rete. Poco prima dell’intervallo, il Torino raddoppia, anche in questo caso a seguito di un autogol : su un cross granata, nel tentativo di anticipare Graziani, Damiani infila la porta di Dino Zoff. Ma, mentre i giocatori si dirigono verso gli spogliatoi, Castellini è colpito ad un occhio da un petardo. Il numero uno granata deve essere ricoverato e la prognosi sarà di quattro giorni. Al suo posto scende in campo Cazzaniga.

Nel secondo tempo si registra una pressione bianconera che, dapprima, porta a due o tre buone occasioni e poi, al 25′, alla rete di Bettega. Finisce due a uno, ma il verdetto del campo sarà modificato in due a zero a tavolino per i granata dalla giustizia sportiva.

Torino-Cesena: l’ultima di campionato

E arriviamo all’ultima di campionato: Torino-Cesena. La Juventus sta perdendo con il Perugia grazie ad un gol del compianto Renato Curi. Al 16′ del secondo tempo Graziani riceve un pallone, sulla sinistra. Inizialmente il nove granata controlla male, ma poi riesce a fare partire un tiro teso e basso. Il pallone arriva nel centro dell’area e Pulici allungandosi quasi completamente a terra riesce a colpirlo e a mandarlo a rete. Nel prosieguo del match, il Toro si complica un po’ la vita con un autogol di Mozzini. Ma quel gol di Pulici sancisce comunque la conquista dello Scudetto.

Concludo la rievocazione della partita col Cesena, sigillo dello Scudetto granata, con le parole di Graziani: “Non dimenticherò mai l’istante in cui uscii dal tunnel degli spogliatoi. C’era quello striscione ‘Forza ragazzi, Superga vi guarda’, allora capii cosa significava giocare con il peso della storia addosso, e chi parla di retorica non capisce nulla”.

Terminato il discorso sulla lunga marcia del Toro, va detto che il campionato 1975-1976 rivela anche due piacevoli sorprese: il Perugia di Ilario Castagner e, soprattutto, il Cesena di Giuseppe Marchioro.

Affidandomi ai ricordi personali, del Perugia mi vengono in mente Frosio, Berni, Curi, Sollier, Agroppi, Pelizzaro e Novellino. Del Cesena ricordo invece Boranga, Oddi, Cera, Frustalupi, Rognoni, Bittolo e Urban.

La classifica dei Goleador

Chiudo la panoramica di questa stagione ricordando i primi posti della classifica dei cannonieri:

1) Paolo Pulici (Torino), 21 reti (4 su rigore).
2) Roberto Bettega (Juventus) e Francesco Graziani (Torino), 15 reti.
3) Giuseppe Savoldi (Napoli), 14 reti.
4) Egidio Calloni (Milan), 13 reti (4 su rigore).
5) Roberto Boninsegna (Inter), 10 reti (1 su rigore), Claudio Desolati (Fiorentina), 10 reti.
6) Giuseppe Massa (Napoli), 9 reti.
7) Giorgio Chinaglia (Lazio), 8 reti (2 su rigore); Stefano Chiodi (Bologna), 8 reti;  Sergio Clerici (Bologna), 8 reti (1 su rigore); Nello Saltutti (Sampdoria) e Giovanni Urban (Cesena), 8 reti.

GLIEROIDELCALCIO.COM (Massimo Prati)

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