La Penna degli Altri

De Sisti: “Nel 1983, con la Fiorentina, abbiamo fatto il miglior calcio d’Italia”

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Giancarlo De Sisti, il grandissimo calciatore di Fiorentina, Roma e Nazionale, si racconta in esclusiva a Football News 24. Ecco un estratto.

[…] Giancarlo De Sisti è un ex allenatore di calcio, dirigente sportivo ed ex calciatore italiano, di ruolo centrocampista, campione europeo nel 1968 e vicecampione mondiale nel 1970 con la Nazionale italiana. Soprannominato “Picchio”, h vinto a livello di club uno scudetto, due Coppe Italia, una Coppa Mitropa ed una Coppa delle Fiere in quasi vent’anni di carriera professionistica. Oggi, abbiamo avuto l’onore di averlo ai nostri microfoni.

[…] Che ricordi ha della tua esperienza alla Roma? Ci parli della vittoria della Coppa Italia e della Coppa delle Fiere?

[…] “La vittoria della Coppa Italia la sento un po’ mia. Sono stato protagonista davvero. La Coppa delle Fiere che sarebbe l’attuale Europa League la sento meno mia perché ho giocato qualche partita. Ero abbastanza giovane nel 1971, non ero ancora un titolare nella squadra giallorossa. Diciamo che ho dato un piccolissimo contributo. A volte i titoli vengono assegnati anche a chi per esempio fa parte dell’organico di 29 o più calciatori che vanno a disputare una competizione. Solo il fatto che uno si trova in un determinato gruppo vincente vuol dire che ha vinto. Non dovrebbe essere così”.

[…] Sei stato allenato da Nils Liedholm, uno dei più grandi allenatori della storia del calcio. Ci parli del personaggio?

[…] “Siamo di fronte ad un fenomeno. Era un campione in tutti i sensi come calciatore e poi come allenatore. Era un maestro di calcio, ci insegnava tutto. Le tematiche tecniche, quelle tattiche, quelle di tecnica veloce. Ha aiutato un sacco di ragazzi, per esempio, ha impiegato tantissimo tempo con Francesco Rocca, prima che si facesse male, per insegnargli a fare il muro con il piede sinistro. Lui arrivava molto prima degli altri a farsi tutto il campo con le sue galoppate e poi aveva il vizio di fermarsi con il sinistro e crossare col destro e Liedholm non gli voleva far perdere quel tempo di gioco. Ha impiegato tantissimo tempo ad insegnargli ad usare il sinistro anche e soprattutto per questo. Poi, purtroppo, Francesco si fece male, altrimenti avrebbe giocato 100 partite in Nazionale perché era un grandissimo calciatore”.

[…] Ci racconti un aneddoto su Liedholm?

[…] “Stavamo alla Fiorentina e Liedholm fece fare ad ogni calciatore degli stop con la palla. Ogni calciatore prendeva la palla e la calciava verticalmente a 15-20 mt in alto, poi un altro doveva andare a domarla quando scendeva giù. C’erano quei ragazzi che sembravano già padroni di tutti i gesti tecnici e lo prendevano con superiorità, io invece ero sempre sul pezzo. Lui mi diceva: “Sei molto concentrato in quello che fai”, io gli ho risposto “Mister, un giorno mi potrebbe servire questo suo grande insegnamento”. La Domenica dopo la palla aveva cambiato direzione ed era andata a finire a 10 mt. Io, quasi nella preoccupazione di non arrivarci, ho cominciato a correre forte per recuperare il pallone e riuscii a stopparla. Lui diceva che quello che avevo fatto era un esempio classico per tutti quanti. Era uno che lavorava molto su questo, non consentiva che non si sapesse come uscire da un dribbling, da una mischia, da un contatto, senza averne la proiezione di quello che sarebbe venuto dopo”.

[…] Ci racconti qualche retroscena sulla sua cessione alla Fiorentina?

[…] “Sono andato alla Fiorentina che avevo 22 anni. Questa voleva trovare un giovane regista per far crescere i suoi giovani, era definita Jeje, perché era composta da parecchi giovanotti. Avevano appena lasciato andare Umberto Maschio ed hanno comprato me. La Fiorentina aveva puntato su di me ed io ero onorato di questo. Mi ricordo che stavo facendo il militare ad Orvieto. É venuto il comandante della Compagnia Atleti col Corriere dello Sport in mano e c’era scritto Giancarlo De Sisti alla Fiorentina per 250 milioni e Benaglia. Così ho saputo del trasferimento. Quando sono arrivato a Firenze mancava solo la banda del paese che m’accogliesse. Ho sentito l’amore di una società. Ho giocato la mia prima partita in Viola a Bergamo ed ho subito fatto un goal. Mi ricordo che Baglini, il presidente, mi disse “ De Sisti, lei deve tornare a casa domani?” “Gli ho detto si, domani devo tornare in caserma, ma domani sera”, allora lui dice “Può restare?”. Mi ha portato a cena con i suoi amici industriali milanesi e mi portava come se fossi la Nuova Ferrari o l’orologio d’oroche non aveva nessuno, tanto era orgoglioso di me. Uno si sente lodato di questo”.

[…] Cosa ricordi della tua esperienza a Firenze?

[…] “Nella Fiorentina nel 1983 abbiamo fatto il miglior calcio d’Italia. Lo dissero Platini e Boniek, non due persone qualunque. Giocavamo con 3 difensori marcatori e c’erano i due esterni che erano Pasquale Iachini, ex Genoa, che era una mezz’ala e Massaro, che forse era un po’ sprecato lì. A centrocampo c’era Oriali, che era un grande calciatore ed abbiamo fatto davvero grandi cose quell’anno”.

[…] Hai giocato con tanti campioni, chi ti ha colpito di più?

[…] “Ho giocato con tantissimi campioni, tanti mi hanno colpito. Orsi che è stato mio capitano per tanto tempo, Lo Iacono, Manfredini, Schiappino, ho imparato tantissimo da loro. Mi ispiravo soprattutto a Schiappino. Lui vedeva in me la capacità di intuire, di leggere le azioni e di capire quello che volevano fare i centrocampisti avversari”.

[…] Ci racconti quella partita?

[…] “Italia-Germania 4-3 credo sia qualcosa di indimenticabile, qualcosa che è rimasto negli annali. […] E’ vero che ho vinto lo scudetto con la Fiorentina che è il concentrato di una stagione, di sacrifici fatti, però la risonanza mondiale che ha avuto quella partita non ha eguali. Questa inorgoglisce i partecipanti ed anche l’Italia intera. Penso che se avessimo vinto quel Mondiale ognuno di noi sarebbe diventato sindaco della propria città a vita (ride ndr)”.

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(FOOTBALLNEWS24.IT di Giuseppe Martorana)

 

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