Storie di Calcio

I 220 punti del Divino

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia) – Lo sguardo meravigliato è dei giocatori del Vicenza. Quello che hanno appena visto è il gesto tecnico di un ragazzo destinato a diventare divino.

Il portiere ha rinviato un pallone e quel riccioluto giovanotto della provincia veneta lo ha stoppato col tacco, facendo un tunnel al difensore. Roba da non crederci. Ad aggiungere maggiore eleganza al già incredibile tocco, un gol con pallonetto da metà campo.

 

“Oggi ho visto un campione. Se questo ha fortuna va in Nazionale sicuro”

 

Lo sapevano tutti e lo potevano immaginare. Vedere uno così è cosa assai rara. 

Lo avevano capito gli osservatori del Vicenza, nel 1979. Il ragazzino all’epoca aveva soltanto 12 anni, ma si portava dietro il peso del predestinato. Poi un provino, qualche anno più tardi, e due gol in 15 minuti.

Ma il problema è l’età. Il 18 Febbraio del 1983 è ancora lontano e quegli occhi vispi non possono esordire. Sedici anni, tanti sono quelli necessari per il debutto di Roberto nel calcio dei grandi. Beretti, primavera o prima squadra poco importa. L’importante è giocare. 

Ma le ginocchia iniziano a bussare alla porta del destino. Nell’attesa spasmodica di fine 1982, il menisco chiede la sua parte e porta via un compleanno felice che avrebbe significato, quasi certamente, la prima partita in C1. 

Il 5 Giugno del 1983 il talento ha la sua rivincita. La Lanerossi Vicenza può finalmente ammirare la classe cristallina di Roberto Baggio.

 

“L’emozione è normale, anche perché non è più il campetto ma è uno stadio vero e proprio con la tua gente che ti guarda. Non è indifferente”

 

Sono passati due anni e l’occhio verde di Caldogno ha conquistato tutti. Ha conquistato anche un allenatore dalle idee rivoluzionarie. Quell’allenatore è seduto sulla panchina del Rimini, in un 5 Maggio ancora una volta da ricordare. Non si conoscono ancora. Fusignano e Caldogno sono troppo distanti. 

Poi, improvvisamente, una scivolata con la gamba destra piegata all’interno e un dolore lancinante che sale lungo tutto il corpo.

Le ginocchia sono tornate, ancora più decise di prima.

Questa volta il menisco è accompagnato dal legamento crociato anteriore. È spaccato completamente quel legamento, come spaccato sembra il cuore di quel 18enne dallo strano destino.

Un dolore insopportabile, come una lama che si conficca nelle ossa; subito dopo, una sensazione di impotenza.

Il viaggio in Francia e poi 220 punti di sutura e un anno di stop. Tanto ci vuole per ricucire quella gamba gonfia e per motivare un calciatore ferito nel momento più bello della carriera.

Sembra la fine di un sogno accarezzato per tanti anni. Non si capisce nemmeno se Roberto ritornerà a camminare.

 

“Aveva le graffette su tutta la gamba. Il ginocchio era molto gonfio, tanto”

 

L’aiuto di una famiglia forte e unita come la sua, però, è la chiave di un delicato processo di guarigione. Il grande calcio sembra volerlo aspettare, anche senza una gamba.

Il progetto di riportare il Vicenza in Serie A purtroppo svanisce. La Fiorentina ha deciso di investire sul quel riccioluto talento fermo sul lettino.

Ai viola non fanno paura i punti di sutura, le ginocchia ballerine e l’incertezza del ritorno ai massimi livelli. A loro interessa il talento purissimo.

E quello a Roberto non manca.

Papà Florindo, in un giorno di metà Luglio del 1985, lo sta accompagnando verso il ritiro di Serramazzoni. 70 mila lire in tasca, riccioli col gel, pantaloncini strappati e poi le immancabili stampelle con il gesso.

Roberto capisce che non giocherà per una intera stagione, ma vuole esserci comunque. Il distacco dalla famiglia e dalla sua Vicenza lo attutisce grazie alla consapevolezza del suo obiettivo. Il raggiungimento come scopo principale.

Il 21 Settembre del 1986, 504 giorni dopo l’infortunio di Rimini, Roberto Baggio esordisce in Serie A. L’incubo sembra finito ma qualcosa succede, ancora una volta. 

Bastano quattro giorni per far ritornare il riccioluto fuoriclasse nel baratro della disperazione sportiva. Durante un allenamento, il menisco si rompe per la terza volta e si conficca nell’articolazione. La gamba rimane sospesa quasi come un corpo estraneo.

La Francia diventa l’unica opportunità. L’ennesima operazione lo aspetta. 

Questa volta, però, qualcosa cambia nella mente di Roberto.

La decisione e la consapevolezza si aggiungono alla maturità dell’età non più giovanissima.

 

“Sfruttavo il mio corpo fino a quando ne avevo la forza, senza pensare troppo a rigenerarlo”

 

Da questo momento inizia una nuova carriera. Il 10 Maggio del 1987 anche Maradona si accorge di quel giovane vicentino, nel giorno della festa per il primo scudetto. Una punizione “rubata” ad Antognoni, perfetta, velenosa, alla sinistra dell’arrabbiatissimo Garella.

I 220 punti sono ormai il passato. Hanno lasciato le cicatrici e la sofferenza dopo ogni partita, ma hanno consegnato un giocatore che ha basato la sua carriera sull’umiltà e sulla passione.

A tutti non basta che immaginare cosa sarebbe stato il divino con due gambe perfette. Probabilmente, quasi la perfezione calcistica.

 

Per la stesura dell’articolo sono state utilizzate dichiarazioni comparse nella collana “Io che sarò Roberto Baggio” de La Gazzetta dello Sport

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