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La leggenda dei “Bianco fasciati”

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PENNANTSMUSEUM.COM – Novi Ligure, una cittadina di ventottomila abitanti in provincia di Alessandria, negli anni venti salì alla ribalta delle cronache sportive sostanzialmente per due motivi. Il primo perché era nativo di Novi Costantino (Costante) Girandengo, il primo campionissimo del ciclismo, che tra la fine degli anni dieci e gli anni venti vinceva due Giri d’Italia e tutte le più importanti “classiche” italiane dei tempi tra cui la Milano – Sanremo. Ma era anche la città dove undici ragazzi in tenuta azzurra con fascia bianca diedero vita a un vero capolavoro: vincere il campionato di calcio nella stagione 1921-1922, quello dei campionati organizzati dalla FIGC e dalla Confederazione Calcistica Italiana (CCI). Se a questo aggiungiamo il fatto che l’Unione Sportiva Novese era nata soltanto nel 1919, tre anni prima, e che era una neopromossa, allora possiamo certamente affermare che quella vittoria fu davvero un’impresa irripetibile.

Una formazione della Novese nella stagione 1921 – 1922 foto wikipedia

Al fantastico successo si arrivò attraverso le clamorose decisioni maturate nell’estate del 1921 con il tentativo di approvazione del cosiddetto “Piano Pozzo” riforma proposta dal grandioso Vittorio Pozzo che intendeva ottenere una profonda riorganizzazione della struttura del calcio nazionale con una Prima Categoria (la serie A dell’epoca) che si sarebbe dovuto disputare tra 24 squadre, rappresentative di sei regioni (Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Toscana e Emilia – Romagna). Tale decisione sarebbe andata a diretto danno della Novese costretta a non disputare la massima categoria nazionale, impegno a cui i piemontesi, grazie alla passione e alla brillantezza del suo Presidente Mario Ferretti (il “Sire di Novi”), si stavano avvicinando con una squadra davvero competitiva, rafforzata con l’acquisto di calciatori di fama tra cui il nazionale Zizi Cevenini III.

Luigi ‘Zizi’ Cevenini III, one of the famous four Cevenini brothers, from the 1910s and 1920s foto wikipedia

La riforma alla fine non prese piede soprattutto per il diniego delle piccole Società e, quale compromesso, si giunse alla decisione di disputare due distinti campionati: quello organizzato dalla FIGC a cui presero parte le cosiddette squadre minori come la Novese mentre le “grandi” (Genoa, Pro Vercelli, Juventus, Inter, Milan) confluirono nel campionato del C.C.I.. Il resto è storia con la Novese che si aggiudicò il titolo ai danni della Sampierdarenese in un’epica finale che si giocò su tre partite con lo spareggio, in campo neutro, risolta da una rete di Carletto Gambarotta ai supplementari. La stagione successiva il campionato di calcio riprese la sua normale fisionomia con il reintegro dei club fuoriusciti dalla FIGC e le ambizioni della Novese furono ridimensionate. La squadra riuscì a salvarsi dalla retrocessione che, però, arrivo nell’anno seguente.

La leggenda di quella squadra e dell’iconica tenuta da gioco è testimoniata da un gagliardetto, in uso negli anni settanta, in cui compare la croce bianca su campo rosso, simbolo della città nonché la stella dorata in ricordo dell’onorificenza al merito sportivo che il CONI concesse alla Novese nel 1970. La speranza è che questa gloriosa squadra, che nella stagione 2016-2017 ha conosciuto l’onta del fallimento, possa ritornare, quanto prima, ai palcoscenici che il suo blasone merita.

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