Storie di Calcio

Marco Tardelli, l’urlo del risveglio

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Danilo Sandalo) – Ci sono gesti nella vita di un uomo che sono destinati a cambiare la storia e il destino di altri uomini, a volte addirittura di intere comunità perché riescono ad avere un impatto sociale fuori da ogni canone diventando vere e proprie icone generazionali da tramandare. Una sorta di manifesto senza tempo in cui nazione e un popolo intero possono orgogliosamente identificarsi. È il caso di Marco Tardelli, eroe del Mundial 82’ e autore del gol del 2-0 in finale contro la Germania Ovest che di fatto chiuse virtualmente i giochi in favore degli azzurri, spalancando le porte verso la gloria. Quel gol, vista l’ importanza della partita, sarebbe stato senza dubbio ricordato e sarebbe entrato di diritto a far parte della leggenda e della storia del calcio comunque, ma nessuno avrebbe potuto mai immaginare che quella sua esultanza potesse rimanere impressa nella mente di ognuno di noi come un’ immagine intramontabile, uno spot per le generazioni future, un simbolo dell’Italia che lotta e vince, un grido che metaforicamente andava a oltrepassare i confini della realtà, quasi scagliato per rompere il muro della stessa una volta per tutte e portare un’ intero popolo a voltare definitivamente pagina per vivere finalmente una nuova storia collettiva. Una dimensione soffice e sublime perché nata dalla gioia di un trionfo inaspettato che Marco Tardelli con quell’urlo, probabilmente liberatorio ma nello stesso tempo quasi annunciatorio, andava proclamando. Un urlo destinato a fare storia insomma, considerando che l’Italia veniva da un periodo storico e sociale particolarmente buio, caratterizzato dagli anni di piombo e dalle stragi di Stato. Ma la storia di Marco Tardelli inizia molti anni prima a Careggine, un paesino della provincia di Lucca situato sull’ Appennino Tosco-Emiliano, dove il 24 settembre del 1954 il futuro campione del mondo vide la luce e conoscendo i suoi modi di fare siamo certi che abbia scagliato un urlo annunciatorio per far sapere a tutti di essere arrivato. In gioventù si trasferisce a Pisa dove lavora come cameriere in Piazza dei Miracoli e nel frattempo intraprende la carriera da calciatore con il San Martino, sostenendo dei provini con Fiorentina, Milan e Bologna, prima di essere acquistato dal Pisa per 70 mila lire. Con i toscani disputa 2 campionati di Serie C segnando 4 reti, prima di passare al Como in Serie B dove segna 2 reti mettendosi in mostra ai club di Serie A. Tra questi è la Juventus ad avere la meglio grazie all’estro intuitivo di Giampiero Boniperti che se lo aggiudica per 950 milioni.
Con Carlo Parola come allenatore fa il suo esordio ufficiale nelle file dei bianconeri il 27 agosto del 1975, in occasione della sfida di Coppa Italia disputata contro il Taranto terminata per due a zero in favore della Juve. A Torino, “Schizzo” come fu soprannominato, disputerà 375 gare segnando 51 gol, il primo dei quali realizzato il 14 dicembre del 1975 nella vittoria per 2-0 sull’Inter dando vita a un’esultanza sfrenata come solo chi proviene da origini umili può fare. Con la Juventus vince tutto quello che un calciatore può vincere (5 scudetti, 2 Coppa Italia, Coppa Campioni, Coppa delle Coppe, Supercoppa Europea) anche se, come più volte dichiarato dallo stesso Marco, la Coppa dei Campioni vinta contro il Liverpool all’Heysel non la sente sua per via della tragedia successa prima della partita. Questa sarà anche la sua ultima apparizione in bianconero prima di trasferirsi all’Inter dove rimane per due stagioni prima di accasarsi al San Gallo in Svizzera nel 1987/88 dove al termine della stagione chiuderà la sua carriera da calciatore.
Durante gli anni juventini Marco fa anche il suo esordio in nazionale il 7 aprile del 1976 durante un’amichevole contro il Portogallo vinta dagli azzurri per 3-1. Partecipa a tre mondiali, 1978, 1982, 1986 e all’Europeo del 1980 che si disputa in Italia. Gioca la sua ultima partita in azzurro il 25 settembre 1985 a Lecce in un’amichevole persa contro la Norvegia per 2-1. Tuttavia fu convocato per il mondiale dell’anno successivo in Messico senza però mai scendere in campo.
Intrapresa la carriera da allenatore è stato vice di Cesare Maldini sia nell’ Under 21 che nella nazionale maggiore. Ottiene la medaglia d’oro con l’under 23 azzurra come selezionatore dei Giochi del Mediterraneo e la vittoria dell’Europeo Under 21 del 2000. Meno fortunate le avventure nei club dove, dopo il successo europeo con gli azzurrini, arriva ad allenare l’Inter venendo tristemente ricordato per 6-0 nel derby e per il passivo di 6-1 contro il Parma in Coppa Italia.
Ma l’uomo Tardelli, nonostante le circostanze che lo hanno visto quasi soccombere sportivamente, reagisce e segue Giovanni Trapattoni come secondo sulla panchina dell’Irlanda, contribuendo al rilancio del calcio irlandese.
Nel 2016 insieme alla figlia Sara pubblica la sua biografia “Tutto o niente – La mia storia” nella quale si racconta a 360° rendendo ancora più intimo e sinergico il rapporto con la ragazza.
Oggi Marco compie 65 anni, un’età fatta di saggezza e che dona sicurezza ai più giovani grazie ai consigli di chi ne ha viste e affrontate tante nella vita, con la genuinità e l’umiltà che le origini montanare gli hanno trasmesso e che sono state senza dubbio determinanti per le vittorie ottenute durante il suo percorso calcistico. La spontaneità con cui Marco ha gioito in carriera rimangono un manifesto ideologico per quest’Italia di oggi, fatta per lo più di evanescenze e apparenze, proiettata verso l’abisso dei valori da furbetti che dal quartierino cercano solo la scalata verso gli alti gradi delle apparenze sociali.
Per questo motivo, oggi più che mai, l’urlo di Marco Tardelli deve rappresentare un momento d’orgoglio, sia soggettivo che collettivo, a cui appellarsi per dimostrare il valore che ognuno di noi ha e che ha l’obbligo di far uscire fuori per trovare la sua strada e la sua affermazione, con l’auspicio che possa avere una grande incidenza sul mondo circostante.
Ognuno di noi nel suo piccolo ha il dovere di provarci senza sapere quali confini o mete potrà raggiungere in attesa che un nuovo urlo possa finalmente risvegliare in tutti l’orgoglio di essere nuovamente e simultaneamente vivi protagonisti del proprio destino.
Per questo Marco Tardelli rimarrà negli annali come il “Condottiero della Rinascita” del popolo italiano.

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