Storie di Calcio

40 anni fa l’acquisto di Zahouj, il primo africano a giocare nel campionato italiano

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)

Lo avevano affettuosamente apostrofato con il nome di Zigulì. Simpaticoni gli italiani e simpaticoni i tifosi del genuino calcio anni ’80. Altri tempi, altri acquisti, altri stipendi. Un mondo diametralmente opposto rispetto a quello dorato di oggi. Sconosciuti Aristoteles scovati nei campi di mezzo mondo, spesso sudamericani e spesso poco abituati al frenetico calcio nostrano.

Il primo africano fu un ragazzo della Costa d’Avorio non ancora ventenne. Francois Zahouj, di ruolo centrocampista. Piedi buoni e tecnica da raffinare. L’Ascoli di Rozzi lo aveva scovato nel Torneo di Marsiglia del 1981 e l’allenatore Mazzone, maestro di vita e di calcio, aveva deciso di inserirlo in rosa, offrendogli un contratto biennale. Niente di speciale, intendiamoci. Solo un milione e duecento mila lire al mese. L’importante era però giocare nel campionato più prestigioso del mondo.

Nell’Agosto del 1981, una mini delegazione formata dal segretario Armillei e dal dirigente Regoli partì alla volta di Abidjan, con l’obiettivo dichiarato di verificare se, effettivamente, il prezzo stabilito dalla Stella Club per il cartellino del giocatore era di 5 milioni.

Carletto nazionale, con ostentata sicurezza, dichiarerà: “Il ragazzo ha dimostrato di valere, quindi a quel prezzo conviene assicurarselo perché qui da noi non potrà che migliorare, affinare le proprie qualità tecniche che sono senza dubbio buone” (da La Gazzetta dello Sport dell’8 Agosto 1981).

Il 28 Ottobre di quell’anno, finalmente, Zahouij esordì in A. Alla fine saranno soltanto 11 le sue apparizioni con i marchigiani del vulcanico Rozzi. Una esperienza che lo inserirà nel mito pop del calcio anni ’80 e gli aprirà le porte del campionato francese.

Nonostante quel primo arrivo, il calcio italiano faticherà per almeno un altro decennio a mettere sotto contratto calciatori africani. Altri Paesi come Francia e Olanda riusciranno a creare a squadre fortissime e settori giovanili di primaria importanza, facendo leva sul talento di un continente poco considerato da quello, che fu, il campionato più bello del mondo.

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