Il messaggio Whatsapp scatena il caos: in 7 fuori squadra - Glieroidelcalcio.com (screen Youtube)
Il messaggio Whatsapp scatena il caos: in 7 fuori squadra - Glieroidelcalcio.com (screen Youtube)
Nel calcio, si dice spesso, si è ormai pronti a tutto. Soprattutto nel periodo di calciomercato, dove trattative lampo, cessioni inattese e addii dolorosi fanno parte del gioco.
Ma ciò che è accaduto nei giorni scorsi in uno dei club storici del calcio europeo ha superato anche la soglia dell’incredulità. In un’epoca in cui la comunicazione è diventata sempre più veloce, ma sempre meno umana, anche un messaggio su WhatsApp può cambiare, anzi stravolgere, il corso di una carriera. Mentre le grandi d’Europa ridisegnano strategie, organici e ambizioni, e in Italia si assiste a un autentico terremoto di panchine – con quasi tutte le big a cambiare allenatore e spesso anche buona parte dello staff tecnico – anche in Olanda si consuma una rivoluzione silenziosa ma spietata.
Con un gesto che ha il sapore dell’algido mondo aziendale, più che del calcio giocato. Un gesto che non ammette dialogo, confronto, nemmeno una stretta di mano. Solo un messaggio, secco, digitale, spersonalizzante. E un destino già scritto. Inutile dire che l’accaduto a sollevato più di qualche polemica e che per Heitinga le cose non sono cominciate propriamente con il piede giusto.
È successo all’Ajax, una delle istituzioni del calcio europeo, famosa per il suo vivaio, per la tradizione offensiva e per lo stile. E invece questa volta lo stile ha lasciato il posto alla brutalità delle comunicazioni moderne. Con l’arrivo in panchina di John Heitinga, chiamato a sostituire Francesco Farioli, il club ha deciso di mandare un segnale forte. Ma lo ha fatto nel modo peggiore possibile: sette giocatori sono stati informati della loro esclusione dalla rosa con un messaggio su WhatsApp. Niente colloqui individuali, nessuna spiegazione faccia a faccia. Solo un gruppo virtuale, creato ad hoc, dove il direttore sportivo Alex Kroes ha inserito i calciatori interessati e ha recapitato la sentenza. Da un giorno all’altro, senza preavviso.

I nomi? Chuba Akpom, Carlos Forbs, Christian Rasmussen, Kristian Hlynsson, Jay Gorter, Branco van den Boomen e Sivert Mannsverk. Professionisti che, fino a ieri, vestivano la maglia biancorossa e oggi si ritrovano fuori squadra, fuori dal centro sportivo, fuori da tutto. Il trattamento riservato loro è degno di una punizione: accesso vietato agli allenamenti del gruppo principale, uso del campo e della palestra solo in orari marginali – dopo il pranzo della prima squadra – un solo fisioterapista a disposizione, e persino la rimozione dei posti auto personali nel parcheggio del centro tecnico. L’Ajax ha alzato il muro, relegandoli a un limbo professionale in attesa che trovino un’altra sistemazione. Un’azione che fa rumore, che spiazza e che fa discutere. E che, al di là delle logiche di mercato, solleva una domanda semplice ma urgente: dov’è finita l’umanità in questo calcio?
