Jannik Sinne trionfante a Wimbledon (Foto IG @janniksin - glieroidelcalcio.com)
Jannik Sinne trionfante a Wimbledon (Foto IG @janniksin - glieroidelcalcio.com)
Jannik Sinner fa la storia a Wimbledon battendo Alcaraz. Tutte le cose belle, però, finiscono: arriva la sentenza che gela l’Italia.
C’è qualcosa che cambia per sempre, ma che non tutti riescono a riconoscere subito. Soprattutto nello sport, dove le emozioni forti possono confondere i giudizi più lucidi. La finale di Wimbledon ha fatto scattare qualcosa: un misto di orgoglio, stupore e – per qualcuno – anche un pizzico di malinconia.
Perché sì, Jannik Sinner ha vinto. Ha battuto Carlos Alcaraz, il suo rivale più diretto, quello che tutti avevano già incoronato come nuovo re dell’erba. Ma nonostante questa vittoria enorme, che lo proietta in una dimensione storica per il tennis italiano, c’è chi frena gli entusiasmi.
Non è passato molto tempo dal trionfo che già si sente dire: “Sarà bello finché dura”. Non si tratta di critiche gratuite o invidia, ma di una certa disillusione, di quella prudenza tutta italiana che ci porta spesso a ridimensionare anche i traguardi più incredibili. E allora la domanda sorge spontanea: perché, davanti a un’impresa simile, ci si affretta a mettere le mani avanti?

La questione è emersa con forza durante una puntata di TennisMania, la trasmissione condotta da Dario Puppo e disponibile sul canale YouTube di OA Sport. In studio, insieme a lui, c’erano due voci note agli appassionati: Guido Monaco e Massimiliano Ambesi. I toni sono stati appassionati, ma anche realistici, come a voler mettere un freno all’euforia. “Comunque tutto bello, meno male che c’è un rivale e godiamocela, perché non ricapiterà. Speriamo di avere delle belle soddisfazioni, ma non ne nascerà in Italia un altro così…“, ha dichiarato Monaco, lasciando intendere che questo Sinner è un unicum, un miracolo tennistico che difficilmente potremo rivedere presto.
Parole che suonano sincere, ma che allo stesso tempo fanno riflettere. Perché è vero: il tennis italiano non è abituato a questi picchi. E quando finalmente uno ci arriva, c’è sempre la paura che possa essere tutto troppo bello per durare. Però, al netto del pessimismo, Sinner ha dimostrato ancora una volta di essere tutto fuorché un fuoco di paglia. La sua vittoria contro Alcaraz non è un caso isolato, ma il risultato di un percorso lineare, fatto di crescita continua, determinazione e una lucidità che impressiona.
E allora sì, godiamocela. Perché Sinner non è solo un simbolo, è un punto di svolta. È la prova vivente che anche in Italia si può costruire un campione capace di vincere Wimbledon. Che poi tutto possa finire, è una regola del gioco. Ma oggi, senza ombra di dubbio, siamo nel presente di un tennista che sta scrivendo il futuro.
