Alcaraz distrutto da Sinner, scoppia il caso in Spagna (Foto IG @carlitosalcarazz - glieroidelcalcio.com)
Alcaraz distrutto da Sinner, scoppia il caso in Spagna (Foto IG @carlitosalcarazz - glieroidelcalcio.com)
Jannik Sinner vince Wimbledon, batte Alcaraz in finale e diventa il primo italiano della storia a farlo. In Spagna scoppia un autentico caso.
Questa non è solo una vittoria. È un segno. Un punto fermo nella storia del tennis italiano, ma anche un campanello d’allarme per chi, fino a ieri, pensava che il futuro fosse già scritto. Jannik Sinner ha trionfato a Wimbledon.
Ha battuto Carlos Alcaraz in finale. E lo ha fatto con una superiorità che ha lasciato più di qualcuno spiazzato. In Italia è esplosa la festa, ovviamente. In Inghilterra lo hanno applaudito come si fa con i grandi campioni. Però in Spagna, qualcosa si è incrinato.
Perdere ci sta, ma perdere così, beh, fa male. E infatti da quelle parti, in queste ore, si parla di tutto. E non solo di tennis giocato. Sinner è stato impeccabile. Ha tenuto in mano la partita dal primo all’ultimo scambio. Ha imposto il ritmo, ha gestito la pressione, ha spinto Alcaraz fuori dalla sua zona di comfort.
Non era semplice. Anzi, sulla carta era lui a partire sfavorito, visto il palmarès e la fiducia con cui lo spagnolo era arrivato in finale. Però poi c’è stato il campo. E lì, Sinner ha fatto la differenza. È stato più lucido, più continuo, più affamato. E soprattutto più solido mentalmente, nei momenti chiave.

Ed è proprio questa supremazia che ha aperto il dibattito. Perché in Spagna, diciamolo, nessuno si aspettava una sconfitta del genere. Nemmeno Toni Nadal, zio di Rafa e autentica istituzione del tennis iberico. In un editoriale per El Pais, Toni non ha usato mezzi termini: “Carlos ha abbassato un po’ l’intensità, ha mostrato un gioco più intermittente e irregolare e ha perso fiducia nelle sue possibilità di vittoria”. Parole dure, pronunciate con la franchezza di chi conosce il tennis come pochi, ma che stanno dividendo l’opinione pubblica spagnola.
Perché da un lato c’è chi, come Toni Nadal, vede nel match una mancanza di lucidità da parte di Alcaraz. Un errore di approccio, una strategia non all’altezza, forse anche una certa fragilità quando le cose non vanno secondo i piani. Dall’altro lato, però, c’è una lettura più semplice, forse anche più onesta: Sinner è stato semplicemente più forte. In quella giornata, in quel torneo, su quell’erba, l’italiano ha giocato un tennis superiore. E non c’è molto da aggiungere.
Di certo, queste parole non passeranno inosservate. Perché se è vero che Toni Nadal parla con cognizione di causa, è anche vero che Alcaraz ha solo 21 anni e tutto il tempo per crescere ancora. Ma intanto Sinner si prende tutto. Il trofeo, la gloria, il numero uno del mondo. E, senza ombra di dubbio, anche il rispetto di chi, fino a ieri, non lo vedeva ancora come un campione completo. Ora lo è Wimbledon l’ha consacrato. E il mondo, Spagna compresa, dovrà farsene una ragione.
