Una guerra dopo la partita (www.glieroidelcalcio.com - X Sportellate)
Una guerra dopo la partita (www.glieroidelcalcio.com - X Sportellate)
Dopo la partita, scoppia la guerra. Quanto successo in questa determinata occasione può sembrare assurdo, ma è incredibilmente vero.
Asociare il calcio alla guerra è assurdo di per sé. Anche soltanto per il fatto che parliamo di uno sport, e uno sport deve unire e non dividere. La storia che stiamo per raccontarvi, però, non solo ha diviso ma anche tolto tantissimo a due fazioni che hanno macchiato per sempre la storia di entrambe le parti.
Ma cosa è successo nello specifico e perché viene definita proprio la guerra del calcio? Può sembrare assurdo come nominativo, lo comprendiamo, ma ha assolutamente la storia che stiamo per raccontarvi e per farvi scoprire – purtroppo – è al 100% autentica.
L’evento di cui vi stiamo parlando viene definito guerra del calcio, guerra del football o guerra delle cento ore. Si tratta di un breve conflitto armato scoppiato il 14 luglio 1969 tra El Salvador e Honduras, a seguito dell’espulsione da parte dell’Honduras di circa 300.00 immigrati salvadoregni. Le operazioni militari, iniziate con l’attacco e l’occupazione da parte del Salvador di diversi territori honduregni prossimi al confine tra i due Stati, terminarono quattro giorni dopo, precisamente il 18 luglio, dopo il cessate il fuoco imposto dall’Organizzazione degli Stati Americani, fra le altre cose dopo che l’Honduras era riuscito a riconquistare gran parte delle aree occupate dall’esercito salvadoregno.

Come abbiamo specificato, si tratta di una guerra dalla durata estremamente limitata, che è anche stata fra le più sanguinose del secondo dopoguerra, dato che hanno perso la vita quasi 6.000 persone e più di 15.000 sono rimaste ferite. Ma perché è stato chiamato in questo modo? Il nome del conflitto gli è stato donato dal giornalista polacco Ryszard Kapuscinski, che si trovava in Honduras allo scoppio del conflitto, in riferimento a un confronto calcistico disputatosi tra le selezioni dei due Paesi alla vigilia della guerra. Una storia sanguinosa, terribile, dolorosa, amara, che ci insegna una volta in più la follia della guerra.
Ma anche che il calcio deve solo unire e non dividere, creare e non distruggere, donare e non togliere. Sono passati moltissimi anni da quel terribile evento che ha dato il via a una sofferenza dietro l’altra per migliaia di famiglie, ma dimenticare non si può e tantomento deve. Per il rispetto di chi non c’è più, ma anche di chi ancora oggi ricorda quei momenti tragici e dolorosi a dir poco.
