Antonelli, scoppia il caso: l'accusa è pesantissima - Glieroidelcalcio.com (screen Youtube)
Antonelli, scoppia il caso: l'accusa è pesantissima - Glieroidelcalcio.com (screen Youtube)
Seppure giovanissimo, Kimi Antonelli ha già fatto parlare di sé per il suo talento in via di definizione. Ora però, sul ragazzo italiano è esploso un caso senza precedenti.
In un paddock che brulica di talento, pressioni e aspettative, Kimi Antonelli si sta facendo strada con una velocità che pochi debuttanti hanno mostrato in passato. A soli 18 anni, il pilota bolognese della Mercedes è già considerato da molti la promessa più entusiasmante dell’intera Formula 1. E non si tratta di etichette affrettate. I numeri della sua prima metà di stagione parlano chiaro: 12 gare, un podio, due top five, e un debutto a Melbourne da urlo, dove ha conquistato un sorprendente quarto posto in condizioni miste che hanno messo in crisi anche veterani ben più quotati. A Montreal è arrivato il primo podio della carriera, mentre a Miami ha confermato solidità e freddezza nella gestione della gara. È vero, negli ultimi sei Gran Premi sono arrivati cinque zeri, alcuni frutto di errori personali, come nelle qualifiche di Monte-Carlo e nel caotico avvio del GP d’Austria, altri invece legati a problemi tecnici o a strategie sbagliate del team. Ma questi alti e bassi non spaventano nessuno: fanno parte del naturale percorso di crescita di un talento che sta bruciando le tappe.
La maturità dimostrata dentro e fuori l’abitacolo è forse il tratto che più ha sorpreso gli addetti ai lavori. E non è un caso che le principali scuderie, dalla Ferrari alla Red Bull, abbiano già cominciato a valutare scenari futuri. In tempi in cui il mercato piloti è sempre più instabile, Antonelli rappresenta una certezza per i prossimi dieci anni. E lui lo sa. Ma ha anche imparato, sulla propria pelle, che il talento da solo non basta.
Nonostante l’entusiasmo dei primi weekend, Kimi ha già sperimentato quanto la Formula 1 possa essere crudele e logorante. A raccontarlo è stato lo stesso pilota al settimanale Sette, con parole che fotografano bene la brutalità del circus: “In Formula 1 è come nuotare in un mare pieno di squali, è un attimo cadere nella trappola ed essere mangiato. Me ne sono reso conto a Imola”. È proprio nel weekend del Gran Premio dell’Emilia-Romagna, davanti al pubblico di casa, che Antonelli ha iniziato a capire l’importanza di gestire non solo il fisico, ma anche la mente. Da lì è nata la decisione di ritagliarsi momenti di silenzio e isolamento prima delle gare: “Nel motorhome degli ingegneri c’è una camera riservata ai piloti. Ci vado prima di salire in macchina, visualizzo e replico i giri di pista nella mia testa. Prima non prestavo attenzione a questi aspetti, ora li considero fondamentali per dare il 110%”.

Il ragazzo ha imparato anche a limitare l’uso dei social, riconoscendone il peso mentale nei momenti decisivi: “Sono importanti, ma bisogna stare attenti a come usarli. Durante i fine settimana cerco di guardarli il meno possibile per non distrarmi e non essere influenzato”. È raro sentire un ragazzo così giovane parlare con questa lucidità. In un mondo fatto di velocità, telecamere e pressioni costanti, Antonelli sta costruendo la sua identità non solo come pilota, ma come uomo. E forse è proprio questa la sua forza più grande: la capacità di prendersi il tempo per diventare un campione, senza farsi divorare dagli squali.
