"Omicidio": la denuncia sconvolge la Serie A - Glieroidelcalcio.com (Pixabay)
"Omicidio": la denuncia sconvolge la Serie A - Glieroidelcalcio.com (Pixabay)
C’è un tempo in cui parlare di colpi di calciomercato e tensioni di spogliatoio risulta fuori luogo. Ed è proprio questo il caso, perché in Serie A si parla di omicidio.
Finché si parla di colpi di mercato, moduli e sistemi tattici, il calcio sa come regalare emozioni forti, anche contrapposte: tensione, gioia, adrenalina. È un gioco di vita, di sfide e di passioni che bruciano sotto i riflettori. Ma ci sono giorni in cui tutto questo scompare. Giorni in cui le notizie non parlano più di gol o allenamenti, ma di silenzi. Di quelli irreparabili. Il 22 luglio, Celeste Pin, ex colonna della Fiorentina negli anni Ottanta e Novanta, è stato trovato morto nella sua abitazione sulle colline di Careggi, a Firenze. Sessantaquattro anni, un passato glorioso da difensore coriaceo e un presente silenzioso, lontano dai riflettori ma mai del tutto separato dal suo amato pallone. In un primo momento, gli inquirenti hanno seguito la pista del suicidio, supportati anche da una prassi tecnica che ha portato all’apertura di un fascicolo per omicidio colposo, utile ad avviare gli accertamenti preliminari. Nessun biglietto, nessun segnale eclatante. Solo una casa vuota, una notizia che ha sconvolto Firenze e l’Italia calcistica intera.
Per molti, l’ex capitano viola era un simbolo di lealtà sportiva e grinta, un esempio per i più giovani e un volto riconoscibile della tradizione calcistica fiorentina. Il suo addio improvviso ha lasciato nello sgomento una comunità intera, che fatica a trovare parole adatte per spiegare l’inspiegabile. Ma ora, proprio mentre si cercava di fare i conti con il dolore, spunta un colpo di scena destinato a cambiare tutto.
Elena Fabbri, ex moglie di Celeste Pin e madre dei suoi primi due figli, ha presentato formale denuncia per omicidio. Per lei, la pista del suicidio non convince affatto. E a supporto del suo sospetto, ha chiesto nuovi accertamenti: l’esame tossicologico, l’analisi di chiamate e messaggi sul cellulare e la messa sotto sequestro dell’abitazione di via dei Massoni, dove il corpo è stato ritrovato. La donna ha riferito che, proprio quella mattina, Pin le aveva inviato una foto in cui sembrava sereno e pronto ad affrontare una giornata di lavoro. Nessuna avvisaglia, nessun crollo emotivo apparente.

Non solo. Secondo Fabbri, il suo ex marito, pur avendo da anni una diagnosi di depressione, era perfettamente consapevole e in trattamento costante. Aveva tanti progetti, anche nel mondo del calcio – avrebbe riferito la donna. Progetti che sembrano in netto contrasto con l’idea di un gesto volontario. Nel frattempo, la Procura ha disposto la restituzione della salma alla famiglia, permettendo di celebrare i funerali. Ma l’indagine è tutt’altro che chiusa. Se le richieste di Elena Fabbri porteranno nuovi elementi alla luce, la storia della morte di Celeste Pin potrebbe assumere contorni completamente diversi. Uno spartito tragico che rischia di suonare una nota ancora più cupa per tutto il mondo del calcio.
