Jannik Sinner: torna il fantasma legato al caso Clostebol (Foto IG @janniksin - glieroidelcalcio.com)
Jannik Sinner: torna il fantasma legato al caso Clostebol (Foto IG @janniksin - glieroidelcalcio.com)
Jannik Sinner torna ad allenarsi dopo il trionfo a Wimbledon, ma a Montecarlo più che il suo tennis fanno parlare certe ombre del passato.
Dopo aver conquistato lo Slam più prestigioso del circuito, quello che tutti sognano da bambini, Jannik Sinner ha scelto la via più naturale per uno come lui: rimettersi subito al lavoro. Niente euforia esagerata, nessuna passerella mondana.
Solo racchetta, sudore e concentrazione. A Montecarlo, dove risiede, è tornato in campo per preparare il prossimo Slam, quello che potrebbe consacrarlo definitivamente nell’élite storica del tennis mondiale. Eppure, nonostante il momento positivo, qualcosa sembra disturbare il suo ritorno alla routine.
Sì, perché tra una sessione e l’altra, tra un rovescio incrociato e un servizio da limare, sono tornati a farsi sentire certi sussurri che, francamente, Sinner avrebbe voluto lasciarsi alle spalle per sempre. Niente a che vedere con il suo gioco, che resta solido, preciso, chirurgico. Piuttosto, si tratta di qualcosa che ha poco a che fare con il campo, ma che trova sempre il modo di riaffiorare.
Negli ultimi giorni, infatti, un dettaglio ha attirato l’attenzione della stampa e dei soliti tifosi pronti a fare due più due con troppa leggerezza. Durante le sessioni di allenamento si è rivisto Umberto Ferrara, figura tecnica che Sinner aveva già avuto accanto in passato e che ora è tornato a far parte del suo staff. Il video virale sul web mostra Sinner intento ad allenarsi e sul campo con lui Umberto Ferrara.

Fin qui nulla di strano, anzi, una notizia che in altri tempi sarebbe passata inosservata. Il problema è che proprio Ferrara, pur essendo completamente estraneo a responsabilità dirette, era stato suo malgrado uno dei nomi coinvolti nel caso Clostebol.
Un caso che risale a mesi fa, quando un controllo antidoping aveva evidenziato tracce della sostanza proibita nel sangue di Sinner. Era emerso subito che si trattava di una contaminazione accidentale, una di quelle situazioni paradossali che nulla hanno a che vedere con il doping vero e proprio. La squalifica, infatti, era stata ridotta al minimo: tre mesi. Una macchia piccola, tecnicamente archiviata, ma che per qualcuno continua a esistere più nella narrazione che nei fatti.
La presenza di Ferrara, in questo contesto, è diventata per certi osservatori il pretesto per tornare a parlare di quel periodo. Come se bastasse la sua figura a riaccendere sospetti, a rimettere in discussione ciò che invece è stato chiarito e chiuso dagli organi competenti. E questo, diciamolo, fa parte del gioco mediatico, ma è anche profondamente ingiusto.
Sinner, dal canto suo, non commenta. Preferisce parlare con la racchetta, come sempre. La sua risposta sarà ancora una volta sul campo, dove continuerà a cercare la perfezione, colpo dopo colpo. I fantasmi, per chi lo conosce davvero, non abitano nel suo tennis. Ma solo nel bisogno, mai sazio, di certi commentatori di trovare un’ombra anche sotto il sole.
