Sinner ecco il perché di quelle notti in lacrime (Foto Instagram - glieroidelcalcio.com)
Sinner ecco il perché di quelle notti in lacrime (Foto Instagram - glieroidelcalcio.com)
Per Jannik Sinner notti passate a piangere, il dramma del campione che nessuno vede sotto ai riflettori e non c’entra la sconfitta.
Il campione altoatesino ha vissuto un’estate intensa, culminata nella finale dello US Open persa contro Carlos Alcaraz. Una sconfitta che ha fatto rumore non solo per l’importanza del torneo, ma anche perché ha coinciso con la perdita del primato nel ranking ATP.
Dopo oltre un anno di supremazia, Sinner si è ritrovato a inseguire e, senza ombra di dubbio, questo passaggio ha lasciato l’amaro in bocca ai tifosi italiani. Però, come spesso accade nello sport, dietro il risultato c’è molto di più di quanto non si veda sul campo.
A tre giorni di distanza dalla finale, infatti, sono spuntate delle dichiarazioni del suo coach Simone Vagnozzi, che avrebbe raccontato il lato più nascosto e fragile del numero uno d’Italia. Non si è limitato a commentare il match perso, ma ha voluto spiegare cosa significhi davvero essere Sinner in questo momento della carriera. Parole che hanno aperto uno squarcio su una realtà che in pochi immaginavano.
“Jannik non gioca solo contro l’avversario dall’altra parte della rete —le parole attribuite a Vagnozzi — gioca contro le aspettative di un Paese intero. Tutti vedono la sconfitta, ma non vedono le notti in cui piangeva, i giorni in cui non riusciva nemmeno ad alzare il braccio per la stanchezza.” Una dichiarazione che avrebbe avuto un risvolto importante nel far capire che la responsabilità che si porta dietro Sinner. Peccato però che il coach dell’altoatesino non le abbia mai pronunciate.

Si tratta di parole inventate di sana pianta e iniziate a circolare anche tra i media più importanti. Al di là delle frasi bufala attribuite a Vagnozzi, è comunque chiaro che il tennis, infatti, sia uno sport individuale e logorante, dove non ci si può nascondere dietro a un compagno di squadra. Ogni punto, ogni palla sbagliata, ogni finale persa ricade tutta sulle spalle di chi scende in campo. Nel caso di Sinner, a questo si aggiunge la pressione di un intero Paese che lo vede come il simbolo di una generazione e il portabandiera del tennis italiano. È naturale allora che, oltre al fisico messo a dura prova da un calendario serrato, anche la mente fatica a reisistere in certi momenti.
Le vittorie fanno spesso dimenticare che dietro al campione ci sono un ragazzo, un essere umano, le sue emozioni e le sue fragilità. Non è un robot programmato per vincere sempre, ma un atleta che attraversa alti e bassi, che si commuove e che soffre. E se oggi Sinner appare segnato dalla fatica e dalla delusione, domani potrà ripartire proprio da queste cicatrici per tornare più forte.
