Sinner che delusione (Foto Instagram - glieroidelcalcio.com)
Sinner che delusione (Foto Instagram - glieroidelcalcio.com)
Sinner perde gli US Open contro Carlos Alcaraz e cede anche il primato mondiale: la delusione, però, è un’altra e non si può perdonare.
Il tennis, si sa, è fatto di dettagli. A volte basta un colpo riuscito, una scelta coraggiosa al momento giusto, e la storia di una partita prende una piega diversa. Eppure, stavolta, non è andata così per Jannik Sinner. Il campione azzurro ha dovuto arrendersi a Carlos Alcaraz in finale agli US Open, vedendo volare via non solo il trofeo ma anche lo scettro di numero uno del mondo.
Una delusione che i tifosi hanno subito percepito come amara, anche perché l’azzurro aveva costruito negli ultimi mesi un percorso da protagonista assoluto. Però, senza ombra di dubbio, il vero colpo al cuore è arrivato dopo, quando le critiche hanno cominciato a prendere forma e voce.
Se perdere contro Alcaraz non è certo un dramma — parliamo di un avversario che ha già dimostrato di avere stoffa da fuoriclasse — la sensazione che ha lasciato la finale è stata quella di un Sinner improvvisamente prevedibile, quasi bloccato sul suo stesso gioco. E qui entra in scena un giudizio pesante, arrivato da una voce autorevole del tennis mondiale. Boris Becker, ex numero uno del ranking e tre volte vincitore a Wimbledon, non ha risparmiato il campione azzurro nel podcast che conduce insieme ad Andrea Petkovic. Le sue parole hanno fatto rumore, perché hanno toccato proprio quel punto debole che molti avevano avvertito durante la partita.

Becker ha spiegato che Sinner, per la prima volta, è sembrato incapace di trovare alternative. Il suo gioco è rimasto fermo, privo di varianti, e questo non lo ha reso solo vulnerabile agli occhi degli spettatori ma soprattutto agli occhi del suo avversario. “Sai esattamente cosa succede sempre”, ha detto il tedesco con una lucidità spietata, aggiungendo che il problema non era che lui lo avesse notato, ma che lo stesso Alcaraz lo avesse letto così bene da riuscire a colpire nei momenti chiave. Un’accusa dura, che non riguarda solo la sconfitta, ma il modo in cui è maturata.
Sinner, infatti, non ha mai dato l’impressione di poter cambiare marcia. Non ha trovato soluzioni, non ha sorpreso, non ha saputo inventare qualcosa di nuovo. E per un giocatore che punta a restare stabilmente al vertice, questo è imperdonabile. Perché la grandezza non sta soltanto nella potenza dei colpi o nella costanza, ma nella capacità di reinventarsi quando l’avversario ti mette alle corde. È quello che fa la differenza tra un ottimo tennista e un campione destinato a lasciare il segno nella storia.
Certo, Sinner resta un talento straordinario e la sua crescita non è affatto finita qui. Però l’impressione lasciata a New York è che serva un passo ulteriore, un’evoluzione tattica e mentale che lo renda meno leggibile e più imprevedibile. Le critiche di Becker bruciano perché arrivano da chi il tennis lo ha vissuto ai massimi livelli, ma forse proprio da lì Sinner può ripartire, trasformando questa delusione in uno stimolo per alzare ancora di più l’asticella.
