Sinner diventa un caso, si infuria anche Panatta: che accusa - Glieroidelcalcio.com (screen Youtube)
Sinner diventa un caso, si infuria anche Panatta: che accusa - Glieroidelcalcio.com (screen Youtube)
Jannik Sinner, tanto per cambiare, è diventato motivo di scontro ancor una volta. Adriano Panatta non è riuscito a trattenersi: l’attacco è stato diretto.
Nel bene o nel male, Jannik Sinner è diventato un personaggio che non lascia indifferenti. Ogni suo gesto, ogni vittoria e persino ogni ritiro finisce per generare discussione, analisi e dibattiti. Negli ultimi anni, l’altoatesino è cresciuto esponenzialmente fino a diventare il volto simbolo del tennis italiano, ma anche un bersaglio facile per chi ama giudicare. Tra questi, in più di un’occasione, si è distinto un ex fuoriclasse del tennis azzurro, Adriano Panatta, che spesso non ha esitato a punzecchiare il giovane talento, spronandolo – a modo suo – a mantenere equilibrio e consapevolezza nel gestire la propria carriera. Il ritiro di Sinner al Masters 1000 di Shanghai, dove difendeva il titolo conquistato nel 2024, è stato l’ennesimo episodio destinato a far discutere. Durante la sfida contro Tallon Griekspoor, Jannik ha dovuto arrendersi al terzo set, stremato dai crampi e da un clima che ha messo in ginocchio più di un atleta. Un ritiro che, in termini di ranking, pesa come un macigno: non solo per i 1000 punti persi, ma anche perché allontana definitivamente il sogno del primo posto nel 2025.
Ora, però, per Sinner si apre un periodo cruciale. Il calendario prevede il Six Kings Slam di Riyadh (dal 15 ottobre), seguito dal torneo di Vienna, dal Masters di Parigi-Bercy e, infine, dalle Nitto ATP Finals di Torino e, forse, dalla Coppa Davis. Un tour de force impressionante che potrebbe rivelarsi decisivo non solo per chiudere l’anno con dignità, ma anche per testare la sua tenuta fisica in vista della nuova stagione. È proprio sulla gestione di questi impegni e, più in generale, sull’organizzazione dei tornei ATP che Adriano Panatta ha voluto dire la sua, puntando il dito contro chi, secondo lui, tutela troppo poco la salute dei giocatori.
Nel suo intervento al Corriere della Sera, Adriano Panatta non ha usato mezzi termini: “C’è un problema di fragilità nel tennis? Direi proprio di sì. Ma riguarda tutti, non solo Sinner, e non è un problema fisico. Piuttosto, dell’intero sistema”. L’ex campione romano ha criticato con forza la gestione dei tornei e le condizioni in cui i giocatori si trovano a competere: “Cincinnati e Shanghai sono due tornei giocati in condizioni estreme, quasi fossero prove di sopravvivenza. Finiti con due ritiri evitabili e dolorosi. Dite, ma non dovrebbero essere i tornei a garantire la salute dei giocatori?”. Panatta ha poi lanciato un messaggio diretto agli organizzatori e ai vertici del circuito: “Le condizioni di stress non sembrano interessare granché. L’unico torneo che ha preparato un regolamento riguardante il caldo e l’umidità è lo Slam australiano. Oltre certi limiti non si va: suona l’allarme e tutti nello spogliatoio. Avrebbero dovuto farlo anche Cincinnati e Shanghai. Ci sono tanti modi, chiusura del tetto, aria condizionata, ombrelloni sulle sedie dei cambi campo, refrigerazione, fermare i match… Niente è stato fatto e l’ATP sta zitta”.

L’ex campione del Roland Garros 1976 ha poi ricordato come ai suoi tempi fosse più semplice “girare i tacchi e mandare a quel paese chi di dovere”, aggiungendo un riferimento diretto ai due protagonisti del tennis moderno: “Alcaraz ha detto no a Shanghai ed è stata una mossa intelligente. Sinner invece ha giocato a Pechino, poi a Shanghai, ora è atteso dai milioni di Riyadh, da Vienna, da Parigi, dalle Finals e dalla Davis. Tutto in un mese e mezzo. Mi chiedo: era proprio necessario questo tour de force?”. Parole che accendono il dibattito su un tema mai davvero risolto: quanto si può chiedere a un atleta d’élite prima che il fisico e la mente si ribellino? Per Panatta, la risposta è una: il tennis moderno è diventato una corsa contro il tempo e contro il corpo stesso dei suoi protagonisti.
