Rabiot ha parole dure e scoppia il caso nella Lega (Foto IG @adrienrabiot_25 - glieroidelcalcio.com)
Rabiot ha parole dure e scoppia il caso nella Lega (Foto IG @adrienrabiot_25 - glieroidelcalcio.com)
Rabiot scuote il Milan: il francese accende la polemica e in casa rossonera esplode un vero terremoto mediatico.
Da qualche giorno, in casa MIlan, non si parla d’altro. Adrien Rabiot, il nuovo acquisto del Milan arrivato in estate dal Marsiglia, ha acceso una miccia che nessuno sembrava aspettarsi. Il centrocampista francese, tanto desiderato da Massimiliano Allegri e arrivato con l’etichetta di colpo internazionale, ha infatti rilasciato alcune dichiarazioni dure.
Parole che hanno mandato in fibrillazione l’ambiente rossonero e tutta la Lega. Un caso che, senza ombra di dubbio, rischia di diventare molto più grande di quanto si potesse immaginare, perché tocca un tema che va ben oltre il calcio giocato.
Il Milan, reduce da un avvio di stagione positivo, si è ritrovato improvvisamente al centro di una bufera mediatica dopo le parole del suo nuovo numero otto. Tutto è nato da un’intervista concessa da Rabiot al quotidiano francese Le Figaro, dove il giocatore ha espresso la sua totale perplessità per una decisione che, a suo dire, “non ha senso”. Ma a cosa si riferiva esattamente il francese? Solo dopo qualche ora è stato chiaro che il bersaglio delle sue parole era la scelta, avallata dai principali organi calcistici internazionali e accettata dal club, di far disputare la prossima partita di Serie A contro il Como… a Perth, in Australia.

La motivazione ufficiale è semplice: San Siro, per quei giorni di febbraio, sarà occupato dai lavori in vista delle Olimpiadi invernali, e dunque indisponibile. Però, per Rabiot, questo non basta a giustificare una trasferta del genere. “Sono rimasto sorpreso quando ho saputo che con il Milan giocheremo una partita di Serie A contro il Como… in Australia! È completamente folle”, ha dichiarato il francese, visibilmente contrariato. Parole che hanno fatto il giro del mondo in poche ore, scatenando discussioni sui social, nei bar e negli studi televisivi sportivi.
La replica non si è fatta attendere. Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega Serie A, ha risposto con toni altrettanto decisi: “Rabiot si scorda, come tutti i calciatori che guadagnano milioni di euro, che sono pagati per svolgere un’attività, cioè giocare a calcio. Dovrebbe avere rispetto dei soldi che guadagna e assecondare maggiormente quello che è il suo datore di lavoro, cioè il Milan, che ha accettato e spinto perché questa partita si potesse giocare all’estero”.
Parole dure, che lasciano trasparire una certa irritazione nei confronti del centrocampista francese. In casa Milan, però, la questione è delicata. Da un lato c’è la volontà del club di mantenere buoni rapporti con la Lega e con gli organizzatori internazionali, dall’altro c’è la necessità di tutelare uno dei giocatori simbolo della nuova stagione, appena arrivato e già sotto i riflettori.
Rabiot, si sa, non è mai stato uno che le manda a dire. E questa volta, con una frase apparentemente semplice, ha toccato un nervo scoperto: il crescente peso del business nel calcio moderno. Un tema che, al di là delle polemiche, continuerà a far discutere ancora a lungo.
