Crollo Sinner, il torneo di Shanghai fa ancora discutere (Foto IG @janniksin - glieroidelcalcio.com)
Crollo Sinner, il torneo di Shanghai fa ancora discutere (Foto IG @janniksin - glieroidelcalcio.com)
Jannik Sinner, dopo il ritiro per crampi, finisce al centro di un dibattito che scuote il tennis mondiale e preoccupa i tifosi italiani.
Il volto stanco, lo sguardo basso, il sudore che non accennava a fermarsi: così Jannik Sinner ha lasciato il campo del torneo di Shanghai, visibilmente provato. Il ritiro per crampi ha fatto subito il giro del mondo, ma la vera scossa è arrivata dopo.
Un vero e proprio polverone quando sono cominciate a circolare dichiarazioni e commenti che hanno messo in discussione, non solo la condizione fisica dell’azzurro, ma l’intero sistema del tennis professionistico. Perché, senza ombra di dubbio, quello che è successo a Sinner non è un episodio isolato.
Negli ultimi mesi, infatti, si è parlato sempre più spesso di giocatori costretti a fermarsi per infortuni, stanchezza o veri e propri collassi fisici. E quando a farlo è un talento come Sinner, la questione diventa inevitabilmente simbolica. Il tennista altoatesino, dopo una stagione logorante e piena di impegni, ha dovuto alzare bandiera bianca proprio in uno dei tornei più importanti del circuito asiatico. Una scelta comprensibile, certo, ma che ha acceso più di un campanello d’allarme.
Da Shanghai, nelle ore successive, è arrivato un coro di reazioni che ha scosso l’ambiente. La sensazione, però, è che si tratti di un problema ben più grande della semplice condizione di un singolo atleta. A causa dei numerosi ritiri e dei malesseri registrati nel torneo – uniti all’assenza dei primi due giocatori del mondo nelle fasi finali – si è infatti riaperta con forza la polemica sul calendario ATP. Un calendario che, secondo la maggior parte dei tennisti, è diventato semplicemente insostenibile.

Già Novak Djokovic, nei mesi scorsi, aveva detto la sua, evidenziando come i giocatori non siano abbastanza uniti per ottenere un cambiamento concreto. Ma nelle ultime ore è stata una voce americana, quella di Andy Roddick, a far tremare il circuito con parole durissime. Nel suo podcast, l’ex numero uno del mondo non ha risparmiato critiche: “Sinner è crollato fisicamente e non ha potuto continuare, mentre Alcaraz ha scelto di non paertecipare, usando un approccio diverso alla programmazione. Non è umanamente possibile essere al top della forma fisica e mentale per tutte queste settimane all’anno.”
Parole pesanti, che fotografano alla perfezione la situazione attuale. “Questi due ragazzi di solito riescono a vincere anche quando non sono al meglio,” ha aggiunto Roddick, “ma prima o poi qualcosa devi mollare. La verità è che questo calendario continua a fare schifo, anzi sta peggiorando sempre di più. Chi paga il conto di ciò? I fan e i giocatori.”
Una presa di posizione netta, che molti hanno condiviso. Perché, in fondo, il caso Sinner non è solo un problema di crampi o di fatica: è il sintomo di un sistema al limite, che pretende sempre di più dai suoi protagonisti. Il rischio è che, andando avanti così, anche i migliori – quelli come Jannik – si ritrovino a dover scegliere tra la salute e lo spettacolo. E a quel punto, il tennis intero ne uscirebbe sconfitto.
