Mourinho, rivelazione tremenda: la Roma non ci crede - Glieroidelcalcio.com (screen Youtube)
Mourinho, rivelazione tremenda: la Roma non ci crede - Glieroidelcalcio.com (screen Youtube)
A distanza di anni José Mourinho torna a far parlare di sé. La Roma è rimasta incredula di fronte alle ultime rivelazioni: annuncio pazzesco.
Pochi allenatori al mondo riescono a dividere il pubblico e a lasciare un segno così profondo come José Mourinho. Carisma, teatralità e una visione del calcio tanto pragmatica quanto emotiva: elementi che lo hanno reso un’icona assoluta e, allo stesso tempo, un personaggio spesso al centro di controversie. Dopo le pagine gloriose scritte con Porto, Chelsea, Inter e Real Madrid, la parabola recente dello “Special One” è stata segnata da luci e ombre, culminate con la parentesi alla Roma, iniziata nell’estate del 2021 e conclusasi nel gennaio 2024. A Trigoria, Mourinho ha trovato una piazza passionale e viscerale, capace di idolatrarlo come un condottiero. Nel suo primo anno riportò un trofeo europeo nella capitale, vincendo la Conference League 2022. Il suo impatto emotivo sulla squadra e sui tifosi fu devastante: riaccese il senso di appartenenza e la mentalità vincente. Tuttavia, la sua avventura romana si trasformò presto in una corsa a ostacoli.
La gestione dei rapporti con arbitri, dirigenti e media divenne sempre più tesa, e la sensazione fu che la sua figura finisse spesso per catalizzare più tensione che risultati. Il punto di non ritorno arrivò nella famigerata finale di Europa League 2023 a Budapest, contro il Siviglia. Una partita vissuta come una guerra sportiva, con proteste, nervi a fior di pelle e un finale amarissimo. La Roma perse ai rigori dopo l’1-1 dei tempi regolamentari, ma fu la direzione arbitrale di Anthony Taylor a monopolizzare il dibattito. Dopo quella notte, Mourinho lasciò il campo furioso, e nei giorni successivi le immagini del suo confronto con l’arbitro inglese nel parcheggio dello stadio fecero il giro del mondo.
A distanza di anni, Anthony Taylor è tornato a parlare di quella serata, descrivendola come “la situazione peggiore mai affrontata” nella sua carriera. In un’intervista alla BBC, l’arbitro britannico ha ricordato i momenti concitati successivi alla finale: “È stato il momento più difficile della mia vita professionale, non solo perché ero con la mia famiglia, ma per l’impatto che certi comportamenti hanno sulle persone”. Taylor ha raccontato anche gli episodi accaduti all’aeroporto di Budapest, quando lui e i suoi cari furono aggrediti verbalmente e bersagliati dal lancio di oggetti da parte di alcuni tifosi giallorossi.

Riflettendo su quella notte, il direttore di gara ha poi aggiunto un passaggio significativo: “Se Mourinho ha influenzato i tifosi? Onestamente penso di sì. Anche in una partita come quella, non ci sono stati errori gravi, ma il clima creato attorno è stato devastante”. Un’accusa pesante, che riapre una ferita mai del tutto rimarginata.
Taylor ha poi allargato il discorso al tema dell’abuso verso gli arbitri: “Ogni fine settimana, nel Regno Unito, puoi vedere un genitore insultare un giovane direttore di gara. È una cultura tossica. La salute mentale di molti arbitri è a rischio”. Parole forti, che suonano come un monito verso il calcio moderno e i suoi eccessi emotivi. A distanza di tempo, la finale di Budapest resta un simbolo: non solo di una sconfitta sportiva, ma del confine sottile tra passione e veleno che, talvolta, Mourinho e i suoi avversari hanno finito per oltrepassare.
