Sinner-Alcaraz, volano gli stracci a Riad: scontro durissimo - Glieroidelcalcio.com (screen Youtube)
Sinner-Alcaraz, volano gli stracci a Riad: scontro durissimo - Glieroidelcalcio.com (screen Youtube)
Sinner-Alcaraz, Alcaraz-Sinner. Cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia, sono sempre loro a tenere banco, dentro e fuori dal campo.
Anche a Riad, nella cornice lussuosa del Six Kings Slam, la scena è stata sempre la stessa: Jannik Sinner e Carlos Alcaraz si sono ritrovati ancora una volta a contendersi un titolo, in quella che ormai è diventata una delle rivalità più affascinanti e seguite della storia recente del tennis. Due ragazzi di 24 e 22 anni che rappresentano non soltanto il futuro, ma anche il presente assoluto di questo sport. Entrambi vincenti, entrambi carismatici, ma con personalità e stili di vita agli antipodi. Da una parte c’è Sinner, metodico, introverso, focalizzato esclusivamente sul lavoro quotidiano e sulla costanza mentale. Un tennista che si è costruito con disciplina e sacrificio, lontano dalle luci del gossip, più vicino al silenzio della palestra che alla ribalta dei social. Dall’altra parte Alcaraz, il ragazzo della Murcia che vive il tennis come uno show, un sorriso perenne tra un colpo spettacolare e l’altro, simbolo di un talento istintivo e di una gioia contagiosa che lo ha reso amatissimo in tutto il mondo.
In campo, però, le differenze svaniscono. Le loro racchette parlano la stessa lingua: quella dell’eccellenza. La finale di Riad, valida per un premio da 6 milioni di dollari, è stata solo l’ennesimo capitolo di una saga sportiva che ha ormai preso il posto del duello tra Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic. E proprio quest’ultimo, non a caso, è tornato a essere argomento di confronto. Nei giorni scorsi, Alcaraz ha confessato in conferenza stampa di sognare di superare il record di 24 titoli del Grande Slam del campione serbo. Un obiettivo ambizioso, quasi titanico, ma perfettamente in linea con il suo spirito da gladiatore moderno. Per Sinner, invece, la prospettiva è completamente diversa. L’azzurro non rincorre cifre, trofei o paragoni. Il suo approccio è più umano, più profondo.
Mi considero molto fortunato a fare quello che faccio, ma ci sono ovviamente alti e bassi emotivi. Passiamo molto tempo lontano dalle nostre famiglie, viaggiamo costantemente ed è difficile avere intimità. Comunque sia, diventare un tennista professionista è un sogno che si avvera. Ho trasformato la mia grande passione nel mio lavoro, ma penso di dover sempre considerare il tennis come un hobby e praticarlo con piacere – ha spiegato Sinner con la consueta lucidità. Poi, nella conferenza che a preceduto la finale con Alcaraz, un passaggio che ha fotografato bene la sua filosofia di vita: “Il mio obiettivo finale nel tennis è vincere tutti i tornei del Grande Slam e mi manca soltanto Parigi. Non gioco per battere record, ma per esprimermi al miglior livello possibile”.

Parole semplici ma potentissime, che mostrano come Jannik veda nel tennis non una missione statistica, bensì un percorso personale verso la perfezione tecnica e mentale. Mentre Alcaraz sogna di scrivere la storia battendo i record di Djokovic, Sinner sogna di vivere la propria storia, fatta di crescita e consapevolezza. Due visioni opposte dello stesso destino, due facce della stessa medaglia che continueranno a far sognare milioni di appassionati. Insomma, in un modo o nell’altro, Sinner ha risposto a dovere al suo eterno rivale.
