Incredulità verso quelle parole pronunciate su Sinner (Foto Instagram -glieroidelcalcio.com)
Incredulità verso quelle parole pronunciate su Sinner (Foto Instagram -glieroidelcalcio.com)
Jannik Sinner continua a dividere: dopo la gloria di Wimbledon arrivano critiche inaspettate che scatenano una vera bufera.
Quando arrivi in cima, preparati al vento. È una regola non scritta, ma implacabile, in ogni ambito della vita, e nello sport ancora di più. Jannik Sinner, fresco vincitore di Wimbledon e numero uno al mondo, è oggi il volto di un’Italia che sogna, si esalta e si riconosce nel talento e nella compostezza di un ragazzo che ha riscritto la storia.
Però, come sempre accade quando si raggiunge il vertice, il confine tra l’elogio e la critica diventa sottilissimo. E anche quando le parole vogliono essere un complimento, possono trasformarsi in micce accese. È quello che è successo, senza ombra di dubbio, con le dichiarazioni di Mats Wilander.
L’ex campione svedese, sette volte vincitore Slam (anche se mai a Wimbledon, dove non è mai andato oltre i quarti), ha detto la sua su Sinner nella rubrica settimanale che cura per L’Équipe. E lì, tra le righe, ha fatto esplodere un piccolo terremoto. “Tutti possono provare a giocare come Sinner, non richiede un talento eccezionale,” ha scritto. Una frase che, letta così, è sembrata un attacco diretto, un ridimensionamento del valore tecnico dell’azzurro. Come a dire: è bravo, certo, ma nulla che gli altri non possano imitare.

Parole che hanno scatenato una bufera. Non solo tra i tifosi italiani, già molto sensibili ogni volta che si tocca il loro nuovo idolo, ma anche nel mondo del tennis internazionale. Perché da un ex numero uno come Wilander, uno si aspetta quantomeno un equilibrio maggiore. Ma la realtà, come lui stesso ha dovuto spiegare poco dopo, è che l’intento era tutt’altro. Voleva sottolineare quanto il successo di Sinner sia frutto di dedizione assoluta, metodo, disciplina feroce e capacità di migliorarsi giorno dopo giorno. Insomma, un modello per chiunque voglia costruirsi una carriera da professionista.
Diversa, secondo Wilander, è invece la questione quando si parla di Carlos Alcaraz: “Provare a giocare come lo spagnolo è un altro discorso, lì servono doti straordinarie, capacità estremamente rare.” In altre parole, Alcaraz rappresenta l’imprevedibilità del genio, mentre Sinner sarebbe l’essenza della perfezione costruita. Il problema, però, è che queste sfumature non sempre arrivano al pubblico con la stessa chiarezza. E il rischio che un’analisi tecnica venga letta come una critica gratuita è sempre dietro l’angolo.
Il dibattito è quindi più acceso che mai. E se da un lato c’è chi difende Wilander, sottolineando la sostanza del suo messaggio, dall’altro c’è chi vede nelle sue parole un tentativo di sminuire un risultato storico. Jannik, nel frattempo, resta in silenzio, com’è nel suo stile. Continua ad allenarsi, a lavorare, consapevole che ora ogni frase su di lui farà rumore. Ma in fondo è anche questo il prezzo della grandezza: restare se stessi mentre il mondo urla attorno.
