Le Interviste degli Eroi

ESCLUSIVO – Intervista a Franco Colomba: “Mi voleva la Roma di Liedholm … ma ero il Capitano del Bologna e non potevo abbandonarlo”

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)

L’eleganza e la signorilità, sia panchina che in campo. Perché Franco Colomba è stato un allenatore dai modi gentili e dalla sapienza tattica innata, ma anche un calciatore diventato bandiera.

Ammetto di aver sempre apprezzato quei suoi modi aristocratici, diversi dallo stereotipo dell’allenatore burbero e nervoso.

Ho la fortuna di raggiungerlo al telefono per una intervista. Le domande da fare sono tante, ma inizio dagli albori del “suo” calcio giocato … “I primi calci li ho dati nella Parrocchia di Santa Teresa, prima di passare alla Ponte Vecchio. A 11 anni, nel 1966, mi sono fatto portare ai provini per entrare nel Bologna. All’epoca c’era il NAGC, nucleo addestramento giovani calciatori. Ho fatto il provino con Sansone, eroe degli anni d’oro. Poi, nel Marzo del 1974, ho debuttato in Serie A, a Torino, contro la Juventus”.

Il racconto di quella partita merita un approfondimento … Mancavano Perani e altri giocatori. Pesaola decise di far esordire me e Pecci. Fu una partita per me molto dura, soprattutto nella prima mezz’ora. In quel frangente vedevo un “treno” che passava e si chiamava Cuccureddu. C’è una foto famosa in cui siamo io e lui che sembriamo correre con una gamba sola. Finì 1-1, con due calci di rigore. Ai tempi le rose erano ristrette ed esordire non era facilissimo. All’epoca c’erano in squadra i grandi Bulgarelli e Savoldi. Dopo quell’anno feci un’altra stagione, prima di andare in prestito a Modena e a San Benedetto. Giocai con continuità e mi convinsi che avrei potuto dire la mia ad un buon livello”.

La parentesi con i Felsinei dura fino al 1983, anni non sempre girati per il verso giusto … “I miei primi due anni li ho giocati in un Bologna molto competitivo, che entrava regolarmente nella Coppa delle Fiere. Dal 1975 si iniziò a vendere i calciatori migliori e quindi cominciò una sorta di parabola discendente. Quella del 1980, però, fu la stagione migliore, con Radice che ci portò dal meno cinque fino alle prime posizioni. Nel 1981, poi,andammo in Nazionale sia io che Dossena. Ero anche tra i 40 che potevano andare al Mondiale spagnolo ma purtroppo mi strappai a sei giornate dal termine della stagione conclusa con la retrocessione. 

Un aneddoto interessante, che conoscono in pochi, è che alla fine di quell’anno venne a casa mia Nardino Previdi, direttore sportivo della Roma, per chiedermi se volevo andare in giallorosso perché Liedholm, Falcao e Bruno Conti mi volevano lì. Io, siccome eravamo retrocessi, scelsi di rimanere a Bologna perché ero il capitano e volevo riportarla in A. Una scelta che rifarei a livello umano ma non proprio azzeccata dal punto di vista professionale. Quella squadra prese poi Prohaska al posto mio e vinse lo scudetto 1983”.

Parentesi a parte il grande Avellino degli anni ’80“Avellino è stata per me una seconda vita calcistica. Sono diventato anche lì capitano. Una città distrutta dal terremoto, noi rappresentavamo il riscatto di quella piazza. Ogni partita c’erano 40.000 persone a tifare per noi. Esperienza bellissima. Una grande squadra”.

L’ultima parte di carriera da giocatore riserva a Colomba l’avventura modenese. Un’avventura che lo farà entrare, anche, nel mondo degli allenatori … “Il ciclo dell’Avellino stava per finire. Noi retrocedemmo e a me scadeva il contratto. Pensai di avvicinarmi a casa. C’era Giacomo Bulgarelli che era il direttore sportivo al Modena e lui mi propose di finire la carriera lì. Tra l’altro mi infortunai anche gravemente. Da quel momento è iniziato il mio percorso come allenatore, prima delle giovanili e poi tentando il percorso professionistico con l’Olbia (grazie a Bruno Sellari). Fu un’esperienza strepitosa, in un campionato difficile ma bello”.

Franco Colomba lo ricordo soprattutto come mister della grande Reggina di Foti. Il racconto su quegli anni è d’obbligo … “Dopo Olbia ho fatto Novara e Salernitana, prima di arrivare a Reggio Calabria. Alla Reggina ritornai dopo la stagione a Vicenza. Firmai per la B ma mi ritrovai in A. Tre anni bellissimi, con tanti buonissimi giocatori come Morabito, Giacchetta, Taibi e fuoriclasse del calibro di Kallon, Pirlo, Baronio e Cozza.

Subito dopo le parentesi Napoli e Livorno“Il Napoli mi cercò perché avevo vinto il campionato di B. Purtroppo la squadra non fu rinforzata ed incontrammo parecchie difficoltà. Mi richiamarono dopo il periodo nel quale mi sostituì Scoglio e ci salvammo all’ultima giornata. Per me fu come averlo vinto quel campionato. Anche a Livorno bella esperienza. In squadra c’erano Protti e Lucarelli, entrambi grandi giocatori”.

Come consuetudine, concludo con la curiosità riguardante i più forti incontrati e allenati in 40 anni di calcio … L’avversario sicuramente Maradona, lui faceva un altro sport. I compagni  direi Bulgarelli, Pecci e Dirceu. Di quelli che ho allenato certamente Pirlo”.

Grazie Franco.

 

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