Le Interviste degli Eroi

ESCLUSIVO – Intervista a Pietro Ghetti: “Bulgarelli il mio Maestro”

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Per l’intervista di oggi raggiungo Piero Ghetti, per tutti Piulina, protagonista del grande calcio degli anni ’70, cresciuto alla corte del mitico Bologna dei ’60 che seppe conquistare allori nazionali e gloria eterna.

Mi dimostra subito la sua grande simpatia e la sua disponibilità nel voler raccontare le stagioni vissute da protagonista, dai primissimi esordi fino all’abbandono dell’attività agonistica.

Comincio con qualche domanda sulla sua crescita calcistica, precoce e, per certi versi, sfavillante …  “Inizialmente giocavamo nei prati del paesino. Poi un giorno sono andato a giocare con gli Allievi della squadra locale e l’anno dopo sono passato al Bologna per fare tutta la trafila. Per parlare dell’esordio le posso dire che il mio esordio veniva rimandato sempre. Un giorno siamo andati in ritiro a Roma a giocare contro la Lazio. Eravamo in hotel, vicino al Quirinale, e si parlava di questo mio debutto, ma non ne avevo la conferma. Vedevo che Fabbri parlava con Giovannino Vastola. La mattina dopo vennero i massaggiatori a chiamarmi dicendomi che dovevo presentarmi in camera da Fabbri. Arrivato lì ho avuto la notizia del debutto. Mi disse che non mi aveva detto niente per farmi stare tranquillo, visto che in più nevicava quel giorno e io potevo pensare che non si giocasse. E’ stato un buon debutto, con un 2-2. Io ero giovanissimo, avevo 19 anni e giocavo ancora con la primavera. Quella Lazio era fortissima e con tanti campioni. Le mie battaglie in campo con Re Cecconi le ricordo ancora. Nel ’69 mi aveva portato anche a Sarajevo in Coppa delle Coppe“.

A questo punto chiedo dettagli sulle figure di Edmondo Fabbri e di Bulgarelli“Fabbri era un bravo allenatore, un uomo troppo buono. Lui non si arrabbiava quasi mai. Mi voleva bene, mi aggregò alla prima squadra facendomi smettere di lavorare, dandomi la possibilità di dedicarmi a tempo pieno al calcio. In quel periodo ho fatto qualche partita. Mi faceva giocare piano piano. Bulgarelli è stato il mio maestro. Ero un ragazzino quando andavo a fare la partita del giovedì contro la prima squadra e lui mi dava sempre dei consigli. Da lui ho imparato a stare in campo. In quegli anni è stato la miglior mezz’ala d’Italia: un giocatore perfetto”.

Ghetti, agli inizi dei ’70, prende parte da protagonista anche alla vittoria della Coppa Anglo-Italiana 1971 e della Coppa Italia 1974“Io giocai contro il Blackpool in finale. Perdemmo purtroppo. Il calcio inglese di quel tempo era diverso da quello di oggi, non erano ancora le squadre forti come quelle che vediamo adesso. Nel ’74 giocammo in finale contro il Palermo in una partita che noi sbagliammo completamente. Tutto il cammino verso la finale lo avevamo giocato davvero bene. Il Palermo avrebbe potuto fare tanti altri gol ma alla fine perse ai rigori”.

Tra le tante figure iconiche e importanti, incontrate da Ghetti nel suo cammino da calciatore, vanno inclusi anche Oronzo Pugliese e Bruno Pesaola“Pugliese era un personaggio simpatico, con un modo particolare di gestire. Durante la settimana ci diceva sempre, a me e Prini, che la domenica avremmo giocato: non giocavamo mai (ride). Non ricordo nemmeno se ho mai giocato con lui in panchina. Pesaola mi ha lanciato definitivamente. Lui aveva detto in una intervista, rispondendo ai giornalisti che chiedevano di farmi giocare, che non mi conosceva. Ero destinato alla Lucchese ma poi mi fece scendere in campo contro il Palermo e vincemmo 3 a 0 con due gol miei”.

Le parentesi di Ascoli e Genoa segnano il futuro di Piulina nel dopo Bologna … Non molto fortunata la parentesi di Ascoli, nonostante la gente ed il presidente Rozzi mi volessero bene. Giocavo in un modo non congeniale alle mie caratteristiche e non riuscivo a dare il mio meglio. Poi al Genoa ho fatto due anni meravigliosi, terminati con una partenza che non mi aspettavo. Feci due gol a Zoff in due stagioni consecutive. Segnammo sempre io e Damiani. In quel Genoa avevamo una squadra incredibilmente attrezzata ma purtroppo retrocedemmo. A parte Pruzzo, che era fortissimo, c’era Oscar Damiani, Arcoleo, Onofri etc etc. Il girone d’andata eravamo a metà classifica e poi scivolammo giù. L’allenatore era Gigi Simoni, un vero signore, una persona alla mano con la quale potevi parlare sempre, anche fuori dal campo. Come lui non ce ne sono più“.

Le ultime due squadre sono state la Lucchese e l’Osimana“Dopo Genoa ho fatto Lucca, Osimana e poi, a 32 anni, ho deciso di smettere, lasciando il calcio definitivamente, se non per divertirmi con la squadra del mio paese”.

Prima di concludere l’intervista, però, la mia curiosità riguarda una eventuale recriminazione sulla Nazionale“Io ho avuto un pò di sfortuna perché mi convocavano e non riuscivo ad andarci a causa della pubalgia. Ci andai una volta, a Taranto, con l’Under 23, per giocare contro la Germania. Arrivammo a Taranto, facemmo l’allenamento prima della partita, e mi stirai. La mia carriera con la Nazionale è finita prima ancora di iniziare. In quella squadra c’era anche Antognoni e l’allenatore era Bearzot che era una brava persona, sempre allegro, con la battuta pronta”.

Chiudo con il compagno e l’avversario più forti, anche se prevedo le risposte … Bulgarelli come compagno perché era un signor giocatore. Come avversario Rivera perché credo che nemmeno adesso ci sono fenomeni come lui. Pensi che una volta, giocando a San Siro contro il Milan, mi incantai in campo a guardarlo, durante la partita, per un movimento incredibile che mi aveva fatto”.

Grazie Pietro.

GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)

 

 

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