Furia Conte, la colpa è di De Laurentiis: questa non doveva proprio fargliela - Glieroidelcalcio.com (screen Youtube)
Furia Conte, la colpa è di De Laurentiis: questa non doveva proprio fargliela - Glieroidelcalcio.com (screen Youtube)
A poche ore dal big match con la Roma, Antonio Conte deve fare i conti con uno sgarbo che il suo presidente non doveva permettere: è una furia.
Per il Napoli di Antonio Conte, le prossime ore rappresentano il passaggio più delicato di questo inizio di stagione. La trasferta sul campo della Roma, capolista per qualità e continuità, arriva nel momento peggiore possibile: non per le prestazioni – finalmente tornate convincenti – ma per l’emergenza che sta trasformando l’infermeria in un reparto affollato come uno spogliatoio appena dopo il fischio finale.
Kevin De Bruyne, costretto ai box da un infortunio che continua a schiacciare il pedale del freno sulla sua nuova avventura italiana; Frank Anguissa, pilastro del centrocampo fuori causa; Billy Gilmour, probabilmente costretto all’operazione; Miguel Gutierrez, vittima dell’ennesima distorsione che rischia di privare Conte di un esterno fondamentale per il suo gioco. A questi si aggiungono gli acciacchi cronici di altri titolari, piccoli stop che costringono l’allenatore a ridisegnare la squadra settimana dopo settimana.
Il recupero di Spinazzola e il rientro graduale di Romelu Lukaku offrono qualche spiraglio, ma la realtà è un’altra: il Napoli che arriva all’Olimpico rischia di presentarsi con un organico ridotto, spremuto e psicologicamente logorato da una stagione che non concede tregua. Conte non ha mai fatto mistero di considerare la sessione di gennaio un momento chiave per blindare il suo progetto, soprattutto dopo un’estate vissuta a metà tra intuizioni e occasioni mancate.
Il tecnico vuole inserire almeno un centrocampista pronto all’uso e un esterno affidabile, giocatori immediatamente funzionali per restare attaccati alla zona scudetto. Il problema, però, è che a gennaio il Napoli potrebbe non avere il permesso di intervenire. Non per limiti di mercato, non per scelte tecniche, non per volontà della proprietà, perché a bloccare il club campione d’Italia potrebbe essere un meccanismo finanziario che nulla ha a che vedere con le prestazioni in campo.
A rendere ancora più tesa l’aria a Castel Volturno è un parametro introdotto dalla FIGC sulla scorta delle nuove direttive UEFA: il costo del lavoro allargato. Una definizione apparentemente burocratica che, dietro la sua formulazione anodina, nasconde un impatto potenzialmente devastante per almeno sei club di Serie A, tra cui proprio il Napoli. Il meccanismo si basa su un rapporto preciso: ammortamenti + stipendi + contributi / ricavi complessivi. Una soglia che deve rientrare entro limiti stabiliti. Sforarla significa esporsi a sanzioni e, soprattutto, al rischio concreto di vedersi bloccato il mercato. Il Napoli figura tra le società maggiormente attenzionate. Insieme a Lazio, Atalanta, Torino, Genoa e Fiorentina, il club partenopeo potrebbe scoprire proprio oggi – data entro cui i bilanci devono essere presentati alla nuova Commissione – di non poter muovere un solo passo nella sessione invernale.

Lo scenario, per Conte, sarebbe un incubo: prive di ricambi, e con reparti già mutilati dagli infortuni, le ambizioni dei partenopei rischierebbero di schiantarsi contro un vincolo amministrativo. Un paradosso in piena regola che rischia di affossare una squadra modellata per la vetta e che rischia di non potersi rafforzare nel momento cruciale della stagione. Il parametro sarà alleggerito dal giugno 2026 (dal limite attuale all’80% si passerà al 70%), ma questo non aiuterà nel brevissimo periodo. E se la FIGC confermerà il blocco, il Napoli dovrà ripiegare su cessioni remunerative, plusvalenze mirate o aumenti di capitale in corsa, quindi misure drastiche, difficili da inquadrare in un contesto dove ogni equilibrio tecnico è prezioso.
