La Penna degli Altri

Italia – Bulgaria e la “sfida” tra Baggio e Sacchi

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Il Fatto Quotidiano ripercorre il Mondiale americano di cui noi abbiamo parlato anche nel nostro podcast dedicato a Roberto Baggio. Ecco un estratto.

[…] Il cameraman cammina velocemente all’indietro per non perdere l’inquadratura. Al centro dell’obiettivo c’è un uomo con gli occhi coperti da pollice e indice. Avanza con passo incerto. Un piede davanti all’altro. Un sospiro dopo l’altro. Ha una maglietta azzurra con un numero dieci bianco appiccicato all’altezza dello sterno. E ha il viso solcato da un torrente di lacrime. Anche se i suoi due gol hanno piegato la Bulgaria e hanno regalato all’Italia la finale del Mondiale americano. Gioia che non riesce a stemperare la paura, acqua dolce che non riesce a diluire l’acqua salata. Roberto Baggio cammina sul prato verde del Giants Stadium di East Rutherford. […] Potrebbe essere tutto finito. Niente finale. Niente titolo mondiale. Niente Pallone d’Oro. L’uomo con il dieci sulle spalle si avvicina alla panchina azzurra. Prova a farsi massaggiare. Prova a continuare la partita. Ma è rischioso. Troppo. Alla fine Sacchi si volta alla panchina e ordina a Signori di alzarsi. […] Per Baggio è un problema. Per tutti gli altri sarebbe l’aspirazione massima. Solo che al Codino non basta. Lui deve illuminare, deve trovare corridoi, disegnare parabole, aggiungere bellezza. La figura di Sacchi si disgrega. Da mentore ad antagonista. Tutto in neanche un mese. Arrigo si presenta davanti ai microfoni e annaspa. Deve dissimulare. Deve imporsi. Così attacca i nemici esterni e si coccola quegli interni.

[…] Il New York Times prende in simpatia gli azzurri. Paragona Sacchi a Fellini, la Nazionale al bastimento de E la nave va, una squadra che è “uno zibaldone di esilaranti sbandate ed eroiche impennate”, qualunque cosa voglia dire. Ma racconta anche il Baggio Express, il treno che ha portato l’Italia a giocarsi la semifinale. Il dato è curioso. E anche un po’ preoccupante. Dei sei gol azzurri, cinque vengono dai Baggio. Tre da Roberto. Due da Dino.

[…] I calciatori bulgari vengono chiamati zingari. L’alopecia di Letchkov diventa barzelletta. Alla vigilia della partita la Nazionale inizia a ballare intorno al suo totem. Si chiama Hristo Stoichkov e in quattro anni con il Barcellona ha vinto tutto. In Spagna. In Europa. Segna un gol dietro l’altro. E ai Mondiali ha già gonfiato la rete cinque volte. L’attaccante è un po’ leader e un po’ ventriloquo. Se lui dice che l’Italia non è invincibile i suoi compagni ripetono che l’Italia non è invincibile. […] La partita assume una connotazione mistica. Hristo contro Baggio il buddista. […] Poi il Divin Codino raccoglie palla al limite sinistro dell’area e inizia a correre verso destra, parallelamente alla linea bianca. Salta l’intervento di un difensore. Fa un passo, due passi, tre passi, quattro passi. Apre il destro, mira al palo lontano. È in quel momento che Mihaylov si scopre non così imbattibile. La palla si strofina contro la rete mentre Pizzul deflagra, ma con contegno: “E c’è un grandissimo gol da parte di Roberto Baggio. Strepitoso gol di Roberto Baggio”. L’Italia non sente la pressione. Pattina sul campo, schiaccia gli avversari. In quattro minuti colpisce un palo con Albertini. Poi il centrocampista del Milan lascia partire un passaggio che si infila nella difesa avversaria.

[…] Il Divin Codino esce e segue gli ultimi minuti accanto alla panchina. Se ne sta in piedi. Con le mani giunte come in preghiera. Quando l’arbitro dice che la messa è finita scoppia a piangere. Per la gioia. Per la fatica. Per la paura di non esserci in finale.

(ILFATTOQUOTIDIANO.IT di Andrea Romano)

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