Partita truccata in Italia, ci sono le prove: arbitro inchiodato - Glieroidelcalcio.com (screen Youtube)
Partita truccata in Italia, ci sono le prove: arbitro inchiodato - Glieroidelcalcio.com (screen Youtube)
Il campionato italiano continua a essere sconvolto dall’illiceità e da pratiche volte a indirizzare le gare. L’ultima partita truccata ne è l’ennesima prova.
Il calcio italiano continua a convivere con un’ombra lunga, più lunga di quanto dirigenti, tifosi e federazione siano disposti ad ammettere. Chi pensava che gli scandali degli ultimi anni avessero già mostrato il fondo del barile, oggi deve fare i conti con una realtà ancora più scomoda: il fenomeno delle scommesse illecite non solo non si è mai spento, ma si è radicato in profondità, contaminando tornei di ogni livello, dalla Serie A alle categorie giovanili. La finestra 2023-2025 aveva già consegnato agli inquirenti un quadro drammatico: calciatori professionisti che utilizzavano piattaforme illegali, flussi di denaro mascherati attraverso gioiellerie, conti esteri, bonifici criptati. Tonali, Fagioli, Zaniolo, Perin, Ricci, Bellanova: diversi giocatori, con posizioni più o meno pesanti, sono finiti nelle indagini della Procura di Milano, dando alla vicenda contorni molto più ampi del semplice “errore individuale”.
Altre inchieste parallele, come l’operazione “Penalty”, avevano invece dimostrato come il sistema delle combine non si limitasse ai giocatori: arbitri, dirigenti, intermediari e scommettitori professionisti avevano alterato incontri di Serie C, Primavera e Primavera 2 attraverso rigori inesistenti, ammonizioni mirate, espulsioni pilotate. Un meccanismo inquietante, fondato su una rete criminale ben strutturata e capace di sfruttare la vulnerabilità dei campionati meno tutelati. Ciò che emerge con chiarezza è che il calcio italiano, nel suo insieme, sta lottando per contenere un fenomeno che non ha confini di categoria. Il rischio ad oggi è che il sospetto diventi la norma, che ogni errore arbitrale venga letto come un segnale, che ogni risultato inatteso scateni il dubbio. È una deriva pericolosa, perché mina la fiducia del pubblico e compromette l’essenza stessa dello sport.
Se i casi che coinvolgono calciatori professionisti sono già di per sé destabilizzanti, quello emerso nelle ultime ore ha colpito un’area ancora più delicata: il campionato Primavera 1. La partita al centro dell’inchiesta è Verona–Cagliari del 19 maggio 2024, un match terminato con il sorprendente 3-5 che, secondo gli inquirenti, potrebbe essere stato condizionato da un sistema fraudolento legato alle scommesse clandestine. A rilanciare la notizia è stata La Nazione, che ha svelato un dettaglio clamoroso: il direttore di gara, Gianluca Catanzaro, sarebbe stato corrotto con una cifra vicina ai 10 mila euro. Un’accusa pesantissima, perché non parliamo di un errore tecnico o di una decisione discutibile, ma di un arbitro che avrebbe volontariamente indirizzato la partita in modo funzionale alle giocate piazzate prima del fischio d’inizio.

Le anomalie della gara, unite a movimenti sospetti nei flussi di scommesse, hanno allertato gli investigatori, spingendoli a esaminare registrazioni, comunicazioni, operazioni bancarie e contatti tra alcuni degli indagati. Il punteggio finale, anomalo per il livello della competizione, è stato il primo campanello d’allarme, seguito da ulteriori elementi raccolti durante l’analisi dei database delle agenzie di scommesse clandestine. Il fatto che un campionato giovanile, storicamente considerato un terreno “puro”, sia stato travolto da una vicenda del genere apre un fronte nuovo e inquietante: il sistema è talmente ampio e radicato da non risparmiare neppure i settori dove giocano ragazzi poco più che maggiorenni, e dove l’obiettivo dovrebbe essere la crescita sportiva, non il facile guadagno di organizzazioni criminali.
