Schumacher, segreto inconfessabile: tifosi in lacrime - Glieroidelcalcio.com (screen Youtube)
Schumacher, segreto inconfessabile: tifosi in lacrime - Glieroidelcalcio.com (screen Youtube)
Sono anni che tutti i tifosi aspettano di ricevere una notizia, seppure flebile, sulle condizioni del loro idolo. Micheal Schumacher resta un eroe, ma il segreto del Kaiser ha fatto sciogliere i cuori di tutti.
C’è un’immagine che ogni appassionato di Formula 1 tiene scolpita nel cuore. Quella di Michael Schumacher in piedi sul podio, il pugno chiuso alzato al cielo, la tuta rossa della Ferrari incrostata di champagne e la faccia attraversata da un sorriso feroce, incontenibile. È l’immagine dell’eroe imbattibile, del fuoriclasse che ha riscritto la storia della Formula 1a colpi di pole, vittorie e titoli mondiali. Un’immagine potente, luminosa, che stride con il silenzio che da oltre dodici anni accompagna il suo nome. Il mondo intero ha trattenuto il fiato da quel maledetto giorno del 29 dicembre 2013, sulle nevi di Méribel. Da allora, Michael Schumacher è diventato un fantasma sacro, avvolto da un riserbo quasi religioso. Nessuna foto, nessuna intervista, nessuna dichiarazione fuori posto. Solo sussurri, speculazioni, e il desiderio – a tratti ingenuo, a tratti disperato – che un giorno possa tornare. Magari in piedi, magari con un casco in mano. Magari, chissà, ancora dentro a un’auto.
È un sogno, questo sì. Forse irrealizzabile. Ma i sogni sono l’ultima cosa a morire. E in un paddock che cambia faccia ogni anno, dove i campioni vanno e vengono, il nome di Michael Schumacher resta incrollabile. Sette titoli mondiali, cinque consecutivi con la Ferrari, 91 vittorie, una dedizione al limite dell’ossessione. È stato il primo ad alzare l’asticella, a trasformare il pilota in un atleta totale, a far sembrare possibile l’impossibile. Oggi, quel mito vive in un’altra forma. E forse proprio per questo non smette di commuovere.
La famiglia ha sempre scelto il silenzio come scudo. Le informazioni sono pochissime, le visite ancora meno. Per anni si è saputo solo di due persone, oltre ai familiari stretti, ammesse nella villa in Svizzera dove Michael Schumacher è accudito giorno e notte. Jean Todt, il compagno d’armi più fedele, colui che ha guidato la Ferrari nell’era d’oro. È lui a raccontare, di tanto in tanto, che insieme guardano ancora i Gran Premi, davanti alla TV. Un frammento di normalità, quasi irreale. Poi Ross Brawn, l’architetto delle strategie vincenti, l’uomo che ha saputo interpretare le sensazioni di Michael Schumacher trasformandole in prestazioni. Anche Ross Brawn ha avuto accesso a quella stanza silenziosa, anche lui ha mantenuto un legame che va oltre il tempo e oltre la pista.

E oggi, dopo anni di mistero, si aggiunge un terzo nome: Gerhard Berger. L’ex pilota austriaco, avversario in pista e amico fuori, è la terza persona autorizzata a fargli visita. Una presenza inaspettata, ma profondamente significativa. Gerhard, dieci anni più anziano, ha sempre mantenuto un legame sincero con Michael Schumacher, fatto di stima e ironia. Un destino curioso li ha avvicinati ancora di più: poche settimane dopo l’incidente di Michael Schumacher, anche l’austriaco si infortunò sciando. Un braccio rotto, niente di più. Ma quanto basta per sentire sulla pelle il brivido di ciò che poteva essere. Oggi, quella porta si apre solo per tre uomini. Tre testimoni di un’epoca irripetibile, tre custodi del mito. La salute di Michael Schumacher resta un mistero. Si parla di comunicazione tramite gli occhi, di assenza di parola. Ma in quel silenzio assordante, l’affetto di chi non ha mai abbandonato il campione continua a entrare, discreto e fedele.
