La Penna degli Altri

Tarantino: “Maradona e Ronaldo erano imprevedibili”

Published

on

Intervista de Il Guerin Sportivo a Massimo Tarantino, difensore di Inter, Bologna e Napoli. Ve ne proponiamo un estratto.

[…] Massimo Tarantino, 203 presenze nella fantastica Serie A degli anni ’90, divise tra Napoli, Bologna e Como, con una sfortunata parentesi all’Inter.

[…] È vero che eri un grande tifoso dell’Inter?

[…] «Sono nato e cresciuto a Palermo ma seguivo l’Inter con grande affetto: la domenica andavo a giocare nei campi o nei cortili e con la radiolina ascoltavo le partite. Con il pallone tra i piedi sognavo in nerazzurro. Poi il professionismo mi ha spostato l’attenzione sulle squadre per le quali ho giocato. Cinque anni a Napoli e altrettanti al Bologna, fino ad avere la fortuna di toccare il cielo con un dito approdando, appunto, all’Inter (nel 1996 ndi)».

[…] Nella Serie A degli anni ’90 giocavano tantissimi campioni. Tu hai avuto la possibilità di dividere lo spogliatoio con gente come Maradona, Zola, Careca, Ronaldo, Baggio, Signori… chi di loro ti ha impressionato di più in allenamento?

[…] «Sono stato fortunato ad aver avuto la possibilità di giocare insieme a tantissimi calciatori straordinari. Quello che mi ha impressionato di più è stato Maradona. Allenarsi insieme a Maradona è unico: puoi ammirare tutti i giorni qualcosa che è impossibile da replicare, uno spettacolo costante. L’altro che mi ha emozionato vedere da vicino è stato Ronaldo. Lui, come Maradona, anche se con caratteristiche diverse, era imprevedibile. Ogni volta che prendeva il pallone non sapevi mai cosa sarebbe potuto accadere. Era in grado di giocare la palla più semplice del mondo o di scartare tutti dalla sua area e arrivare in porta. Ogni volta che partiva ti chiedevi cosa sarebbe successo, era imprevedibile: credo che questa sia una delle cose più affascinanti del calcio. Pensavi a tre soluzioni possibili, lui ti tirava fuori la quarta. Dicevi da qui non può più uscire… lui usciva! A livello emozionale Maradona e Ronaldo sono stati quelli che mi hanno dato quella sensazione unica di poter uscire sempre fuori dagli schemi».

[…] Stessa cosa vale per gli allenatori. Bigon, Ranieri, Lippi, Boskov, Guidolin, Mazzone… Chi ti ha dato di più?

[…] «Ognuno di loro mi ha trasmesso qualcosa. L’allenatore a cui lego il primo passo importante e che devo ringraziare è sicuramente Claudio Ranieri. Quando ero a Napoli è stato lui a darmi continuità. Avevo 19 anni e giocai pochissimo nel girone d’andata, quando Ranieri mi disse: “Devi avere pazienza: il giorno che inizierai a giocare non uscirai più”. Giocai una partita di Coppa Italia contro la Roma e da quel momento mi ritrovai a giocare titolare in Serie A nel Napoli. Da lì è iniziata la mia avventura a un livello importante. È stata una delle prime persone che ha creduto in me. Mentre l’allenatore che mi ha dato la prima vera opportunità è stato Bruno Pace al Catania in Serie C nel 1988». 

[…] Tanti campioni come compagni, tanti grandi allenatori, ma anche avversari temibilissimi. Chi ti ha messo più in difficoltà?

«Ho marcato calciatori straordinari. Negli anni da stopper il calciatore che mi ha messo più in difficoltà è stato Van Basten. Era forse il giocatore più completo: struttura fisica incredibile, bravo di testa, di destro, di sinistro. Faceva tutto a un livello altissimo. Anche Vialli aveva una forza fisica impressionante, non stava mai fermo. Potevi aver fatto ’89 minuti della partita perfetta, ti distraevi un attimo e prendevi gol».

Vai all’articolo originale

(GUERINSPORTIVO.IT di Jacopo Pascone)

 

 

 

 

 

 

 

più letti

Exit mobile version