Critiche per Sinner dopo la vittoria su Alcaraz (Foto IG @janniksin - glieroidelcalcio.com)
Critiche per Sinner dopo la vittoria su Alcaraz (Foto IG @janniksin - glieroidelcalcio.com)
Jannik Sinner torna a vincere. Batte Alcaraz portando a casa il Six King Slam eppure le polemiche non si placano.
Eh sì, perché nel tennis, si sa, la gloria dura un attimo e le critiche arrivano subito dopo. Sinner, reduce da un trionfo che gli ha fruttato un premio milionario e un altro bel capitolo nella sua giovane carriera, si è ritrovato improvvisamente di nuovo al centro delle polemiche.
Stavolta a scatenarle non è stato un avversario, ma una voce autorevole del tennis italiano, quella di Adriano Panatta. E quando parla Panatta, il Paese ascolta. Il tennista azzurro, però, non è stato benevolo nei confronti di Jannik Sinner.
L’occasione è stata la Domenica Sportiva, dove l’ex campione ha espresso la sua opinione sul torneo di Riad e, indirettamente, sulla vittoria dell’altoatesino. “Non voglio fare il bastian contrario – ha detto Panatta – ma queste esibizioni hanno un valore abbastanza limitato, sia tecnicamente che dal punto di vista emotivo. Io non ho mai visto Sinner sorridere tante volte durante il match.” Parole che hanno gelato lo studio e scatenato un dibattito immediato.
In effetti, Panatta ha voluto ridimensionare il successo di Jannik, definendo il Six Kings Slam più uno spettacolo che una vera competizione. E da un certo punto di vista non ha tutti i torti: il torneo saudita, per quanto ricco e mediaticamente potente, non mette in palio punti ATP e non rispecchia le tensioni, la pressione e la fatica di un grande Slam. Però, come sempre accade, il tono di Panatta è sembrato andare oltre la semplice analisi tecnica.

Molti tifosi non hanno apprezzato quella che hanno letto come una frecciata, l’ennesima nei confronti di un ragazzo che, a soli 24 anni, è riuscito a portare l’Italia sul tetto del mondo. Sinner, dal canto suo, non ha replicato. E non è una novità: preferisce parlare in campo, con i colpi e con il silenzio. Però è innegabile che, dietro quelle parole, ci sia una certa rigidità nel giudicare il tennis moderno, più spettacolare, più mediatico, ma comunque di alto livello.
La vittoria su Alcaraz, infatti, resta un segnale importante, anche se si tratta di un’esibizione. Battere lo spagnolo, in qualunque contesto, non è mai una formalità. E Sinner lo ha fatto con la solita calma glaciale, alternando potenza e controllo, mostrando un gioco ormai maturo e vario. Limitato tecnicamente? Difficile dirlo guardando come si muove e come legge il campo. Certo, Panatta parla da ex campione e da uomo che ha vissuto un’epoca diversa, più romantica forse, ma anche meno globale.
Alla fine, la verità sta probabilmente nel mezzo. Sinner ha vinto un torneo che vale più per lo spettacolo che per la sostanza, ma l’ha fatto da protagonista assoluto, confermando che oggi il suo nome è sinonimo di garanzia. Le critiche passano, le vittorie restano. E Jannik, anche stavolta, se l’è cavata con il suo solito stile: poche parole, tanto tennis.
