30 agosto 1976 … l’Anderlecht vince la Supercoppa - Gli Eroi del Calcio
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30 agosto 1976 … l’Anderlecht vince la Supercoppa

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Nella prima metà degli anni Settanta, le Coppe europee erano state appannaggio principalmente dei club britannici, olandesi e tedeschi: il Feyenoord  aveva  vinto la Coppa dei Campioni nel 1970 e l’Ajax nel 1971, nel 1972 e nel  1973. Inoltre,  il club di Rotterdam aveva anche conquistato la Coppa Uefa nel 1974. I tedeschi, col Bayern, erano succeduti agli olandesi vincendo la Coppa dei Campioni dal 1974 al 1976 e il Borussia Mönchengladbach aveva vinto la Coppa Uefa nel 1975 (battendo in finale gli olandesi del Twente). I britannici, in quegli anni, non risultavano nell’Albo d’Oro della Coppa dei Campioni, ma aveva vinto le prime edizioni di Coppa Uefa con Tottenham e Liverpool e dettavano legge in Coppa delle Coppe. Dal 1970 al 1972 si registrano  le vittorie di Manchester City, Chelsea e Rangers Glasgow. Inoltre, in Coppa Uefa e in Coppa delle Coppe c’erano stati altri due club inglesi finalisti sconfitti: rispettivamente  il Wolverhampton e il Leeds (quest’ultimo battuto dal Milan nel 1973). Infine, il Leeds era stato finalista sconfitto anche nella Coppa dei Campioni del 1975, vinta dal Bayern.

In un contesto dominato da olandesi, inglesi e tedeschi, le poche variabili che avevano messo minimamente in discussione questo schema (oltre al già citato Milan) erano state rappresentate da due squadre dell’est: il Magdeburgo e la Dinamo Kiev, la prima vincitrice della Coppa delle Coppe nel 1974  e la seconda vittoriosa non solo in Coppa delle Coppe ma anche in Supercoppa, ai danni del Bayern, nel 1975. Nel 1976, l’Anderlecht aveva ulteriormente sparigliato le carte di questo gioco, vincendo la Coppa delle Coppe. Di conseguenza, il club belga aveva ottenuto il diritto a giocarsi la Supercoppa Europea. A sfidare i belgi sarebbe stato il Bayern di Monaco. La lotta per il trofeo, come previsto tradizionalmente dalla formula della competizione, si sarebbe giocata in due finali di andata e ritorno. 

Va detto che l’Anderlecht era una eccellente miscela di giocatori belgi e giocatori olandesi. Non ne ho la certezza assoluta, ma suppongo che l’accordo del Benelux facilitasse le trattative economiche anche nel mondo del calcio, dato che, nel 1976, di olandesi nell’Anderlecht  ce n’erano ben quattro: Jan Ruiter, Rob Rensenbrink, Peter Ressel e Arie Haan. Tra l’altro, Rensenbrink e Haan furono entrambi marcatori in due finali europee di quella stagione: il primo fece una doppietta al West Ham nella finale di Coppa delle Coppe (Anderlecht-West Ham 4-2) e segnò un’altra doppietta nella finale di ritorno in Supercoppa (Anderlecht-Bayern 4-1); il secondo fece un gol  nella finale di andata col Bayern (Bayern-Anderlecht 2-1) e poi segnò nuovamente al ritorno il  terzo gol per i belgi.

Ad affiancare i “tulipani” dell’Anderlecht, con ruolo di pari rango, c’era una serie di giocatori “autoctoni” di livello eccellente. Mi riferisco per esempio a Gilbert Van Bist, a Erwin Vandendaele e a Jean Dockx, vincitori della Medaglia di Bronzo ai Campionati Europei del 1972. Gilbert Van Bist, nel periodo risalente a quel campionato europeo era poco più che ventenne ed era riserva. Ma Erwin Vandendaele (ai tempi in forza al Bruges) e Jean Dockx erano dei punti di forza della nazionale  del Belgio e, per esempio, scesero in campo contro l’Italia il 13 maggio del 1972, allo Stadio Émile Versé di Anderlecht. Quel giorno il Belgio  vinse contro l’Italia 2-1, eliminando gli azzurri dai Campionati Europei. Oltre a questi tre giocatori, un altro atleta belga degno di nota era sicuramente Franky Vercauteren, uno degli uomini bandiera dell’Anderlecht: quasi dieci anni nelle sue giovanili e una dozzina di anni in prima squadra.

Per quanto riguarda il Bayern, retrospettivamente si potrebbe dire che la sconfitta in Supercoppa, a qualche mese dalla vittoria in Coppa dei Campioni segna la fine di un ciclo che però registrerà ancora una tappa fondamentale verso la fine dell’anno: la conquista della Coppa Intercontinentale, ai danni del Cruzeiro di Belo Horizonte. Poi, però, per una ventina di anni, il Bayern non avrebbe più vinto trofei internazionali. 

Anche a livello di giocatori, più o meno a partire dal periodo successivo a  questo che stiamo trattando,  gli uomini più rappresentativi del club bavarese entrano in una fase calante della loro carriera. Penso in particolare a Gerd Müller e a Franz Beckenbauer. Il primo resta nel club bavarese fino al 1979 senza più conseguire alcun titolo di una certa importanza, mentre il Kaiser si trasferisce nella “grande mela”, per andare a giocare nel Cosmos.

Fatte queste premesse, possiamo concentrarci sul resoconto delle finali di andata e ritorno di Supercoppa. La prima si gioca a Monaco, in casa del Bayern.

La finale di andata

All’Olympiastadion, davanti a 40.000 tifosi, il Bayern va in svantaggio a causa di un gol di Haan, realizzato al ’16, bravo a sfruttare, da distanza ravvicinata, un tiro finito sul palo della porta tedesca a seguito di un’incursione belga sulla lato destro dell’area avversaria. Ma, i bavaresi rimontano grazie ad una bella doppietta di Müller, con reti al 58′ e all’88’, sempre  bravo a “rubare il tempo” agli avversari. A commento dei suoi gol, e della sua prestazione, nell’edizione del “Kicker Sportmagazin” (il più grande periodico sportivo tedesco) possiamo leggere che “Ancora una volta è stato Gerd Müller l’artefice della vittoria in Supercoppa contro l’Anderlecht. Nella foto, lo vediamo superare il portiere Ruiter e mettere in porta il gol del due a uno”. 

All’interno del giornale tedesco, in una didascalia che affianca la foto del primo gol, si puo leggere poi un commento che, a grandi linee, sottolinea come “i portieri europei devono continuare a tremare davanti a Gerd Müller: questo plauso è arrivato dall’allenatore dell’Anderlecht. Ma, prima della partita di ritorno del 30 agosto, niente non è ancora deciso”.

L’incontro di Monaco si chiude dunque con il risultato finale di due a uno a favore dei padroni di casa. Ma, lo stesso reportage del “Kicker Sportmagazin” è a suo modo, profetico: “prima della partita di ritorno del 30 agosto, niente non è ancora deciso”.

Il tabellino della finale di andata. 

Bayern Monaco-Anderlecht 2-1 (primo tempo 0-1)

Martedì 17 Agosto 1976, ore 20.00.  Olympiastadion Monaco di Baviera. Spettatori: 40.000 circa.

Marcatori: 16’ Arie Haan (A);  58’ e 88’ Gerd Müller (B).

Arbitro: Kenneth Burns (Inghilterra) 

BAYERN MONACO: Sepp Maier, Jupp Kapellmann, Udo Horsmann, Georg Schwarzenbeck, Franz Beckenbauer, Rainer
Künkel, Bernd Dürnberger, Karl-Heinz Rummenigge, Gerd Müller, Uli Hoeness, Conny Torstensson. Allenatore: Dettmar Cramer

ANDERLECHT: Jan Ruiter, Arie Haan, Gilbert van Binst, Hugo Broos, Erwin Vandendaele, Jean Dockx (64’, Michel de Groote), François van der Elst, Frank Vercauteren, Peter Ressel, Ludo Coeck, Rob Rensenbrink. Allenatore: Raymond Goethals

La finale di ritorno

Il programma dell’incontro (https://www.collectsoccer.com/)

Allo Stadio Émile Versé di Anderlecht, la partita del Bayern si mette male a partire dalla metà del primo tempo. I bavaresi vanno in svantaggio piuttosto rapidamente al 20′, a seguito di un bel  gol di Rensenbrink, bravo a colpire di testa su un lancio di una quarantina di metri, con il pallone che tocca la parte bassa e interna del palo alla destra di Maier e finisce in porta. Il gol dell’olandese dell’Anderlecht è seguito cinque minuti dopo dal raddoppio di Van der Elst, abile a sfruttare un’uscita incerta di Maier e una conseguente presa non trattenuta del numero uno tedesco. In quella circostanza, molto bravo Ludo Coeck: sua la ripartenza dalla propria difesa e, grazie a una serie di fraseggi con i propri compagni, l’azione di attacco fino all’area tedesca. 

Dopo meno di un quarto d’ora della ripresa, uno degli altri olandesi della squadra belga, Arie Haan, segna la terza rete. Bellissimo il suo inserimento in mezzo a tre tedeschi nell’area del Bayern e il conseguente tiro potente di destro che supera Maier alla sua sinistra. I tedeschi riescono a ridurre le distanze grazie al solito Müller al 63′: bello il suo controllo di petto a seguire e il tiro da distanza ravvicinata che si infila alla sinistra di Ruiter.  Ma, probabilmente è ormai tropo tardi per invertire il corso della partita e quando mancano meno di dieci minuti dalla fine del tempo regolamentare, Rensenbrink segna il suo secondo gol del match  portando il risultato sul definitivo quattro a uno a favore dei padroni di casa. L’olandese è bravo a raccogliere un lancio lungo e a battere Maier con un tiro teso, basso e angolato: pallone imprendibile per il numero uno tedesco.

E così l’Anderlecht vinceva per la prima volta la Supercoppa (due anni dopo ci sarebbe stato il bis). Il Bayern, invece, perdeva la possibilità di conquistare il trofeo per la seconda volta di seguito (sconfitta con la Dinamo Kiev nel 1975). Ed è, a parer mio, altamente significativo che non solo i club vincitori di Coppa delle Coppe potessero giocare da pari a pari contro il club detentore della Coppa dei Campioni ma che, alla fine, fossero addirittura loro i vincitori della sfida di Supercoppa per ben due volte in due anni di fila: 1975 e 1976.

Il tabellino della finale di ritorno

Anderlecht-Bayern Monaco 4-1 (primo tempo: 2-0).

Lunedì 30 Agosto 1976, ore 20.00.  Stadio Émile Versé. Spettatori: 35.000 circa.

Marcatori: 20’, Rob Rensenbrink (A); 25′, François van der Elst (A); 59′, Arie Haan (A); 63′,
Gerd Müller (B); 82′, Rob Rensenbrink (A).

Arbitro: Paul Schiller (Austria) 

ANDERLECHT: Jan Ruiter,  Hugo Broos, Erwin Vandendaele, Jean Dockx,  François van der Elst, Arie Haan, Ludo Coeck, Frank Vercauteren, Peter Ressel, , Duncan McKenzie, Rob Rensenbrink. Allenatore: Raymond Goethals.

BAYERN MONACO: Sepp Maier, Björn Andersson , Udo Horsmann, Georg Schwarzenbeck, Jupp Kapellmann   Franz Beckenbauer, Bernd Dürnberger, Uli Hoeness,  Karl-Heinz Rummenigge, Conny Torstensson, Gerd Müller,. Allenatore: Dettmar Cramer.

Nota bene. In alcune fonti, Duncan McKenzie non risulta nella formazione belga scesa in campo quel giorno).

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Laureato alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Genova. Specializzazione in Scienze dell’Informazione e della Comunicazione Sociale e Interculturale. Studi Post-Laurea, nel 2004 e nel 2005, presso il Dipartimento di Linguistica dell’Università di Ginevra, nell’ambito del DEA (Diplôme d’Etudes Approfondies) e, nel 2017, al St Clare’s College di Oxford (Teacher of English Language and Literature). Vive in Svizzera dal 2004, dove lavora per il Dipartimento dell’Istruzione Pubblica del Cantone di Ginevra. Pubblicazioni: “Nella Tana del Nemico”, inserito nella raccolta dal titolo, “Sotto il Segno del Grifone”, Fratelli Frilli Editori, 2004. “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova”, Nuova Editrice Genovese, 2017. “Gli Svizzeri Pionieri del Football Italiano”, Urbone Publishing, 2019. “Rivoluzione Inglese. Paradigma della Modernità”, Mimesis Edizioni, 2020. Seconda edizione de “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova” Urbone Publishing, 2020. Coautore di “Imbarco Immediato. Didattica della Lingua Italiana”, Fanalex Publishing, Ginevra, 2021. “Dieci Racconti di una Lucertola del Porto di Genova”,  Urbone Publishing, 2021. “Il Calcio Anni ’70. Primo Volume 1969-1974”, Urbone Publishing,  2022. «Les Suisses Pionniers du Football Italien», Mimésis Éditions France, 2022. Terza edizione de “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova”, Urbone Publishing, 2022. Ha scritto anche numerosi articoli, di carattere sportivo, storico o culturale, pubblicati su differenti blog, siti, riviste e giornali. Collabora con “Pianetagenoa1893.” e “GliEroidelCalcio”. I suoi libri fanno parte delle collezioni della Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi, della Biblioteca Nazionale Svizzera di Berna, dell’Università di Friburgo, della Società Dante Alighieri di Basilea, della Biblioteca dello Sport di Ginevra e della Civica Biblioteca Berio di Genova. Prossima uscita editoriale: Massimo Prati, «Il Calcio Anni ‘70. Secondo volume, 1975-1977», Urbone Publishing.

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