Storie di Calcio

9 Marzo 2002: l’incredibile doppietta di Seedorf nel Derby d’Italia

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)

C’è uno strano paradigma che associa il più grande, probabilmente, portiere di ogni tempo ad alcuni dei gol più spettacolari realizzati negli ultimi 25 anni di campionati nazionali. L’estremo in questione è sicuramente l’eterno Buffon, le reti di cui parliamo sono molteplici e con protagonisti diversi.

Associazione interessante e argomento sul quale discutere perché soggetto a diverse teorie che potrebbero includere una sorta di ricerca della perfezione, dei calciatori, necessaria per battere un fenomeno dei numeri 1.

La carrellata veloce, che sicuramente dimenticherà qualcuno, parte dalla stagione 1999/2000 e dal gol di Almeida in un Parma – Lazio scoppiettante: tiro al volo dalla trequarti e palla all’incrocio, con Buffon incredulo. Prosegue con una parabola piuttosto simile, con protagonista un fenomeno venuto dall’Ucraina e capace di saltare tre juventini prima di battere l’estremo bianconero con una invenzione al limite del pensabile. In questa speciale classifica facciamo anche una capatina in B, durante l’unico campionato cadetto della Vecchia Signora. In quella stagione, nella trasferta di Brescia, Gigi nazionale prese tre gol (tra cui uno su rovesciata) da Matteo Serafini, quel dì in versione portento.

Per scelta giornalistica ho lasciato per ultimo Clarence Seedorf e la sua doppietta datata 9 Marzo 2002. Annata bellissima quella, tra le più belle di sempre, con l’Inter di Cuper vicinissima allo Scudetto e la Juventus inseguitrice decisa a non mollare fino alla fine.

San Siro, quel giorno, ospitò un derby d’Italia entusiasmante, finito con 4 gol e con emozioni senza sosta. L’olandese con le treccine fissò prima il vantaggio nerazzurro (con un collo sinistro di rarissima potenza e precisione che piegò i guantoni di un Buffon sorpreso dal tiro) e poi, allo scadere dell’incontro, dopo il pareggio di Trezeguet e il vantaggio di Tudor, lasciò partire una staffilata impressionante da 35 metri che si andò a insaccare all’incrocio dei pali, con l’estremo di Carrara proteso invano verso la sfera.

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