Sinner e la malavita: bufera a Wimbledon - Glieroidelcalcio.com (screen Youtube)
Sinner e la malavita: bufera a Wimbledon - Glieroidelcalcio.com (screen Youtube)
Jannik Sinner ha sempre mostrato una calma inusuale per uno della sua età. Dotato di una pazienza fuori dal comune e di una maturità poco comune nel circuito, l’altoatesino dimostra sul campo la sua capacità di mantenere la lucidità nei momenti decisivi.
Tuttavia, la recente separazione dai suoi storici collaboratori, il preparatore atletico Marco Panichi e il fisioterapista Ulises Badio, è arrivata come un fulmine a ciel sereno. L’addio, consumatosi in maniera sorprendentemente rapida, ha lasciato più di un dubbio sull’origine delle motivazioni che hanno portato alla rottura del rapporto professionale. In conferenza stampa a Wimbledon, Sinner ha chiarito, senza entrare troppo nei dettagli, che intorno a sé vuole solo persone di cui si fida al 100%. Una presa di posizione che, se da un lato testimonia la sua ferrea volontà di controllo, dall’altro ha fatto storcere il naso a più di qualcuno nel mondo del tennis.
Non è passato molto tempo prima che un commento dai toni durissimi scuotesse l’ambiente: l’ex numero uno ATP Jim Courier ha usato parole pesantissime nei confronti dello stesso Sinner, descrivendolo con una similitudine inusuale. Un accostamento che ha fatto discutere, tanto da spingere l’ex campione americano a ribadire con forza l’intensità del suo paragone: stiamo parlando di un atleta che, a detta di Courier, ricorda i metodi spietati di un gangster.
A giudizio di Jim Courier, che non è andato tanto per il sottile, la gestione di Sinner assomiglia a quella di un boss: “Non ha avuto problemi a separarsi da Riccardo Piatti, che per lui era come un padre. Non gli piaceva più il modo in cui stava giocando, così ha cambiato, assumendo prima Simone Vagnozzi e poi Darren Cahill. Gestisce i suoi affari come un ‘malavitoso’ – e questa cosa mi piace”. A sostegno della sua tesi, Courier ricorda i momenti in cui Sinner ha deciso di troncare con Piatti, per poi affidarsi a Vagnozzi, e infine ingaggiare Cahill, in un percorso che lo ha condotto a scalare la classifica fino al vertice mondiale. Questa lettura delle scelte di carriera di Sinner, altamente pragmatica e freddamente strategica, ha acceso un ampio dibattito: da un lato, l’ammirazione per la lucidità e la determinazione esemplari; dall’altro, una critica implicita nei toni e nella forma che lascia poco spazio a compromessi.

Come lo stesso Courier sottolinea, non si tratta di attacchi personali né sentimentali, ma di un riconoscimento crudo e schietto della capacità di Sinner di agire con un cinismo che – per alcuni – sfiora l’anima del “professionista senza scrupoli”. Per Sinner, impegnato ieri nel secondo turno del torneo londinese – resta la sfida sul campo: continua a marciare spedito verso obiettivi importanti, con la precisione di un atleta “a sangue freddo”. Le parole di Courier, dure e spietate, non fanno che definire con chiarezza la natura pragmatica del suo carattere, quel mix tra freddezza e ambizione che guida ogni sua scelta, sul campo e fuori.
