Storie di Calcio

17 Agosto 1995: l’addio al calcio di Van Basten

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)

Il taccuino immaginario di un giornalista qualsiasi riporta una nuova data: 17 Agosto 1995. Su quel taccuino sono segnati tutti i maggiori avvenimenti calcistici dell’ultimo secolo; partite memorabili, gol incredibili, compleanni di calciatori baciati dal talento. Quel 17 Agosto, però, è riservato ad un giocatore particolare, uno che ha davvero lasciato il segno in uno sport ormai diventato il più seguito al mondo. Marco ha deciso di smettere. Van Basten, il cigno di Utrecht, si è arreso alla sua caviglia.

La dicitura di quella pagina riporta: “Fine della carriera del più elegante attaccante di sempre”.

Marco Van Basten, nato Marcel, nel 1982 è già il talento più lucente che il rivoluzionario calcio olandese abbia prodotto dai tempi del genio Cruijff. E di fatti il passaggio di consegne avviene il 3 Aprile di quell’anno: una sostituzione che ha tanto il sapore di staffetta, tra il “Pelè bianco” del calcio totale e quel ragazzone che eguaglierà il record dei tre Palloni d’Oro.

Ci metterà poco ad attirare l’attenzione di mezza Europa, ma basterà una videocassetta dello scopritore Ariedo Braida a convincere l’ambizioso Berlusconi che quel calciatore è l’uomo giusto sul quale puntare per costruire il Milan degli immortali. Otto anni conditi da 90 gol in 147 partite. In mezzo una stratosferica finale di Coppa Campioni contro la Steaua, in un Camp Nou stracolmo di tifo milanista. Anche gli Orange si godranno il talento elegante di Marco. Anno 1988. Un Europeo conquistato a suon di gol, con la perla al volo infilata nella porta dell’incredulo Rinat Dasaev e una serie interminabile di giocate da autentico fuoriclasse.

Ma quelle caviglie morderanno sempre il futuro del Cigno. Lo distruggeranno con il tempo, costringendolo ad interrompere prematuramente una carriera rimasta negli annali. Van Basten metterà da parte i dissapori con il guru  Sacchi ed metodi di allenamento giudicati troppo dispendiosi e quasi maniacali. Dimenticherà perfino le voci, messe in giro da qualche giornalista, di una vita privata a volte eccessiva.

Quel 17 Agosto del 1995 segnerà la fine di un’epoca e sarà uno schiaffo alla bellezza del calcio. Se ne andrà dal calcio giocato con la consapevolezza del campione e con la maturità dell’uomo che si è arreso al fisico.

“Ero convinto di farcela, mi ero presentato a Milanello con buone speranze. Ma quando Martens ha detto che non si poteva andare avanti ho deciso: meglio togliere subito il dente … furono queste le parole fredde e consapevoli riportate da La Gazzetta dello Sport del 18 Agosto e pronunciate in una conferenza stampa segnata dallo stupore e dall’incredulità.

Nella sua autobiografia, intitolata non a caso Fragile, Marco disegna il momento della passerella di San Siro con una freddezza disarmante, mista a rimpianto: “Ho perso la mia vita. Oggi sono morto come calciatore. Sono qui, ospite del mio funerale”.

Resta il titolo che Germano Bovolenta, penna raffinata del quotidiano rosa, volle dare per sottolineare quel momento: “Dove troveremo un altro così?”

Non a caso, a distanza di 25 anni, stiamo ancora aspettando.

 

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