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Bacigalupo, professione Portiere: era la saracinesca pararigori del Grande Torino

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TAG24.IT (Max Cannalire) – […] Quando si parla del Grande Torino, leggendaria squadra capace di far tornare ad amare l’Italia nel mondo, dopo il doloroso, secondo conflitto mondiale, il primo nome nella rimembranza di quella strepitosa compagine, è il suo: Bacigalupo, Ballarin, Maroso e via via tutti gli epici calciatori di quell’immenso collettivo che stupì la nostra nazione. Perché aveva finito con il vincere prima della guerra, e avrebbe ricominciato, per altri 4 anni, dopo.

[…] Cominciò nel Vado, che oggi milita in Serie D. Giocò nella Cairese di Cairo Montenotte, nel Savona – stesso girone di Interregionale del Vado, Girone A – e andò al Genova. Con i rossoblù del capoluogo di regione giocò il Campionato Alta Italia 1944 arrivando la squadra genovese quinta nel raggruppamento Piemonte-Liguria. Quel Genova vinse la Coppa Città di Genova nel 1945. Subito dopo la guerra giocò di nuovo nel Vado.

Bacigalupo arrivò al Torino giovane, a 21 anni, siamo nel 1945: i granata sborsarono 160.000 lire, un cifrone, per un numero 1 e per l’epoca

[…] Il suo esordio avvenne il 14 ottobre e la Juventus si aggiudicò il derby coi granata con un calcio di rigore segnato niente poco di meno che da Silvio Piola.

[…] Nel 1946 Valerio si fece male in una vittoriosa trasferta sulla Roma (3-1) e qualche mese fu costretto a stare lontano dai campi. Ma questo non lo limitò nel rientrare e festeggiare il quarto scudetto per il Torino, il primo di quattro consecutivi, fino alla dolorosa e forzata sosta di successi durata fino ai tempi di Gigi Radice (1976).

[…] con la casacca dell’Italia Bacigalupo si sarebbe tolto l’immensa soddisfazione di andare a vincere in casa della Spagna, a Madrid, per 3-1, il 27 marzo 1949. Appena un mese prima della morte trovata in quell’aereo che cancellò una stupenda realtà, umana, culturale, popolare e sportiva. Quella del futuro stadio Bernabeu sarebbe stata l’ultima gara in azzurro, e parò anche un calcio di rigore.

In mezzo gli scudetti del 1947, del 1948 e quello assegnato d’ufficio perché il Toro era 1° in classifica, a poche giornate dalla fine, del 1949.

[…] Andateci a Superga. E’ una cosa che prende al cuore. E fa riflettere. Piangere. Commuovere. Pensare. Legare le diverse epoche di princìpi mai remoti.

[…] Come venne scritto in favore anche dei tanti bambini che piansero quella strepitosa squadra, da Indro Montanelli sul Corriere della Sera tre giorni dopo la sciagura di Superga: «Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto “in trasferta”.

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