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“El Garrafa” Sanchez – L’uomo del popolo che fa cadere l’Argentina

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Tra gli articoli di Goal.com di oggi, Vittorio Rotondaro racconta José Luis “El Garrafa” Sanchez. Un talento sopraffino che non ha preso le luci della ribalta ma ha fatto innamorare le folle.

Un aneddoto particolare è l’amichevole con l’Argentina.

Ecco alcuni estratti:

[…]A José Luis Sanchez non importava nulla di tutto ciò e, per essere felice, gli bastavano un pallone, un campo da calcio e la sua Fiat Uno rossa, passata alla storia come il simbolo del calciatore ‘atipico’, che alle luci dei riflettori preferisce la normalità di un’esistenza semplice e senza troppe pressioni.

dal padre ereditò il soprannome, ‘Garrafa’, ossia ‘bombola a gas’, come le tante vendute in qualità di dipendente di una catena di distribuzione. Quasi una previsione su una carriera sempre sul punto di esplodere e vissuta prevalentemente tra i bassifondi del calcio argentino, fatta eccezione per una breve parentesi negli ultimi anni.
[…]Gli inizi furono nella squadra della sua città, dove diede vita a battaglie epiche nel derby con l’Almirante Brown in Primera B Nacional (la seconda divisione argentina). Di opportunità per il grande salto ne ebbe diverse, come quella clamorosamente sfumata nel 1996: in un’amichevole contro il Boca Juniors, ‘Garrafa’ diede letteralmente spettacolo ipnotizzando l’allenatore Carlos Bilardo, la cui voglia di ingaggiarlo si scontrò col rumore assordante di una moto sfrecciante in autostrada. Quella era proprio la moto di Sanchez, di ritorno a casa dopo la partita.
Forse era quello il suo compito, illuminare gli occhi dei tifosi in palcoscenici lontani dalle prime pagine dei giornali che comunque avrebbe meritato nel 1998, quando il 13 febbraio va in scena un’amichevole di preparazione ai Mondiali di Francia tra l’Argentina, guidata dal ct Daniel Passarella, e l’El Porvenir, squadra di terza divisione in cui ‘El Garrafa’ si è trasferito un anno prima.
El Porvenir è uno sparring partner classico dell’Argentina, che quindi si aspetta una sgambata senza troppi sprechi di energie: non è dello stesso avviso Sanchez, la cui foga agonistica finisce per travolgere gli increduli avversari.
Al triplice fischio, l’impresa è compiuta: El Porvenir 3, Argentina 1. Per Sanchez, migliore in campo per distacco, un goal e due assist. Passarella, che ne sa una in più del diavolo, non può però permettere che l’opinione pubblica venga a conoscenza di quella disfatta e dunque fa trapelare, alla stampa, un risultato completamente diverso e ovviamente a favore della sua squadra. Il giorno successivo, ‘El Clarin’ parla di un successo dell’Argentina per 4-2, con reti di Ortega, Raul Lopez, Riquelme e Gallardo. Nulla di più falso.[…]

I giornali non gli resero la giustizia che avrebbe meritato, ma Sanchez seppe trasformare in energia positiva la delusione: a fine stagione trascinò El Porvenir alla vittoria del campionato e, un anno più tardi, decise di volare in Uruguay per intraprendere un’esperienza con il Bella Vista. Qui rimarrà poco tempo, prima del ritorno in Argentina – per assistere il padre malato, morto poco dopo – in un club dove tutt’oggi è considerato una leggenda: il Banfield che fu, tra gli altri, la casa di Julio Ricardo Cruz, Javier Zanetti e Rodrigo Palacio, per fare qualche nome.

[…]In biancoverde impiegò pochissimo tempo per lasciare il segno: alla prima stagione vinse subito il campionato di seconda divisione, inaugurando una risalita verso l’Olimpo del calcio argentino, culminata con le qualificazioni in Copa Sudamericana e, soprattutto, in Copa Libertadores, onorata al meglio nel 2005 con un cammino interrotto soltanto ai quarti di finale in una doppia sfida tiratissima con i ben più quotati rivali del River Plate.

I quattro anni trascorsi al Banfield resero Sanchez immortale agli occhi della tifoseria,

Il Banfield ha fatto di lui una bandiera, dedicandogli un settore dello stadio ‘Florencio Sola’ all’interno del quale è possibile visitare una statua con le sue sembianze e, soprattutto, col pallone ai piedi: lo strumento che – assieme alla Fiat Uno rossa in cui si isolava per ascoltare la cumbia prima degli allenamenti – lo ha reso una leggenda agli occhi di una piccola parte di Argentina.

Vittorio Rotondaro – goal.com

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