Il racconto della finale del Mondiale 1962 - Gli Eroi del Calcio
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La Penna degli Altri

Il racconto della finale del Mondiale 1962

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(STORIEDICALCIO.ALTERVISTA.ORG – Foto STORIEDICALCIO)

Storie di Calcio racconta la memorabile finale del Mondiale del 1962 tra Brasile e Cecoslovacchia. Ecco un estratto.

[…] La finalissima del Mondiali cileni del 1962 […] era meno scontata di quanto la dipingessero le unanimi previsioni, tutte convergenti ovviamente sul Brasile per il fascino dei suoi solisti e la suggestione di uno spettacolare gioco offensivo. In realtà la Cecoslovacchia aveva progressivamente incrementato il suo rendimento con l’avanzare del torneo: la formidabile preparazione atletica la portava ad emergere con sempre più evidenza, man mano che la fatica degli impegni ripetuti pesava sulle forze degli avversari. Un fenomeno simile si era già verificato nel 1954, quando una Germania Ovest forse “sovralimentata” aveva clamorosamente colmato, nella finalissima, il gap tecnico che la separava dalla grande Ungheria, originando la più straordinaria sorpresa nella storia dei Mondiali.

[…] L’uomo determinante era il mediano Josef Masopust, vero cervello del centrocampo, le cui scintillanti prestazioni in Cile gli valsero il Pallone d’Oro 1962; in fase di ripiegamento lo affiancava superbamente lo sgobbone Andrej Kvašňák, lungo e infaticabile, schierato con un fittizio numero nove, in realtà centrocampista aggiunto. La punta autentica era l’interno Scherer, stoccatore opportunista e micidiale, mentre le due ali Pospichal e Jelinek agivano alternativamente da tornanti.

[…] Il Brasile, che si attendeva una Cecoslovacchia guardinga e arroccata, fu completamente sorpreso dall’inizio arrembante degli europei, che cambiarono letteralmente pelle e si impadronirono dell’iniziativa del gioco. E chissà come sarebbe finita se, proprio nell’occasione più importante, l’eroe dei Mondiali, l’angelo invulnerabile Viliam Schrojf, non si fosse bruciato le ali, condannando la sua squadra con errori imperdonabili…

[…] L’altro caso, più serio, riguardava Garrincha. Espulso nella semifinale con il Cile, avrebbe dovuto essere squalificato. Ma qui si scatenò la bagarre, che contribuì a rendere ancora meno credibili quei Mondiali già così compromessi. Intervenne pesantemente il governo brasiliano e, sulla sua scia, anche quello peruviano (l’arbitro Yamasaki, che aveva osato espellere il campione, era peruviano e il Perù rischiava di subire il contraccolpo dell’impopolarità, oltre che le ritorsioni del potente vicino). Le pressioni si fecero insostenibili e a quel punto la Cecoslovacchia, per guadagnarsi simpatia, chiese ufficialmente che a Garrincha fosse consentito di giocare.

[…] Arbitro il sovietico Latishev, Brasile e Cecoslovacchia iniziarono dunque la finalissima con una singolare inversione dei ruoli prestabiliti. Il grande Brasile costretto alla difensiva, davanti a Gilmar, e la Cecoslovacchia.

[…] Al 24 l’inafferrabile Amarildo (che nella finale si sostituiva allo spento Garrincha come autentico match-winner) scivolava ancora via sulla sinistra, pennellando un morbido cross. Schrojf, solitamente un autentico «gatto» nelle uscite alte, restava a guardare e si faceva scavalcare dalla parabola. Zito, concedendosi uno dei rari momenti di libera uscita, piombava sul pallone e di testa lo spediva in porta.

 

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