Imbarazzo Sinner, ancora doping: "Non posso difendermi" - Glieroidelcalcio.com (screen Youtube)
Imbarazzo Sinner, ancora doping: "Non posso difendermi" - Glieroidelcalcio.com (screen Youtube)
Da febbraio a maggio Jannik Sinner è rimasto lontano dai campi per una squalifica che, seppur breve, ha segnato profondamente il numero uno del mondo.
La contaminazione da Clostebol, sostanza vietata riscontrata in modo accidentale, ha messo in pausa la sua ascesa travolgente, costringendolo a uno stop tanto inatteso quanto delicato. Una vicenda che ha acceso polemiche e spaccato l’opinione pubblica: da un lato chi ha parlato di “immunità da ranking”, dall’altro chi ha difeso con forza la trasparenza e l’onestà del campione altoatesino. Sinner ha scelto il silenzio per mesi, lasciando che a parlare fossero i documenti, gli avvocati e le sentenze. Solo una volta tornato a calcare i campi, e dopo aver dimostrato, ancora una volta, la sua statura tennistica, ha deciso di raccontarsi, accennando a quell’episodio come a un incubo concluso.
Ma il caso doping, evidentemente, non ha ancora smesso di seguirlo. Durante la conferenza stampa successiva alla vittoria contro Aleksandar Vukic, che ha proiettato Sinner al terzo turno di Wimbledon, un giornalista polacco ha risollevato la questione, tirando in ballo un altro caso controverso: quello di Kamil Majchrzak, il tennista che ha eliminato Matteo Berrettini nei giorni scorsi.
Majchrzak, squalificato nel 2022 per quattro positività consecutive, ha sempre sostenuto la tesi della contaminazione accidentale da una bevanda isotonica, vedendo infine la sua pena ridotta da quattro anni a tredici mesi. Di recente aveva lanciato una frecciata, seppur indiretta, proprio a Sinner: “Vedere altri giocatori che possono scendere in campo nelle stesse circostanze che ho vissuto io non mi porta né pace né serenità”. Incalzato dal giornalista, Sinner ha risposto con tono misurato ma visibilmente infastidito: “Sono stato in grado di assumere degli avvocati molto bravi perché ho a disposizione fondi che altri giocatori non hanno. Forse la mia difesa è stata più efficace perché avevo persone più brave intorno a me. Ma ho affrontato lo stesso processo degli altri e la mia innocenza è stata provata”.

Il numero uno del mondo ha poi aperto a un’idea significativa: la possibilità di creare un fondo per sostenere i tennisti meno abbienti in casi simili. “Se una cosa del genere può aiutare, sarei felice di farlo. Se mi fosse successa questa vicenda a 18 anni, non mi sarei potuto difendere così bene”. Un messaggio distensivo, che mira a chiudere definitivamente la questione e ad alzare il livello di responsabilità all’interno del circuito. Anche, e soprattutto, quando si parla di errori non propri.
