Roberto Baggio si racconta: "Il mio chiodo fisso era la Nazionale"
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Roberto Baggio si racconta: “Il mio chiodo fisso era la Nazionale”

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Roberto Baggio

I racconti di Roberto Baggio

Roberto Baggio, uno dei più grandi giocatori della storia del calcio italiano, si è raccontato alla rivista settimanale SportWeek. L’ex numero 10 ha parlato della sua ossessione per la Nazionale, dei rapporti con Guardiola e Mazzone ed alcuni aneddoti legati alla Fiorentina. Ecco le sue parole:

[…]Baggio accetterebbe un’offerta spaziale del calcio arabo?
Non lo so. Ai miei tempi ho ricevuto offerte importanti dalla Spagna e poi soprattutto dal Giappone. Ma io avevo un chiodo fisso che era la Nazionale. Ho voluto restare in Italia per conquistare sempre la maglia azzurra. Ecco, in Giappone ci volevo andare, ma ai Mondiali del 2002.“ 

Roberto Baggio, lei è un campione icona del calcio mondiale e gode della stima incondizionata anche degli ex rivali.
“Non posso nascondere che mi faccia piacere. Credo di avere avuto un po’ di talento, ma penso di essere stato apprezzato perché ci ho lavorato su tanto e perché mi sono comportato sempre con lealtà e serietà con tutti. C’è un episodio che ha raccontato mio figlio più piccolo che mi ha commosso. Eravamo insieme alla partita di addio di Andrea Pirlo e mio figlio si è avvicinato a uno di loro per chiedere un autografo e superando la timidezza gli ha detto: “Sono Leonardo Baggio, mio papà ha giocato con te…”. E lui, con il suo sorriso unico gli ha risposto: “No… Sono io che ho avuto il privilegio di giocare con tuo papà!’”

Chi era?
Uno che purtroppo non c’è più. Gianluca Vialli, e il solo pensiero mi fa venire la pelle d’oca. Mio figlio è nato nel 2005, quando io avevo già smesso di giocare, ma ci sono ancora tante persone che mi vogliono bene e gli raccontano che qualcosa di buono l’ho combinato. Ecco, l’amore della gente e la stima dei miei colleghi mi riempiono d’orgoglio.[…]

Il Brescia: Guardiola e Mazzone

[…]Lei ha giocato anche con Pep Guardiola…

“Ricordo sempre un suo gesto di grande sensibilità. Eravamo insieme a Brescia. Io rientravo da un infortunio, dopo un lungo stop, e lui ha voluto darmi la fascia da capitano mentre entravo in campo contro la Fiorentina. E poi ho fatto due gol.”

Si immaginava per Guardiola il futuro che ha avuto?

“Pep è un uomo di grande intelligenza e già da giocatore aveva una visione tattica superiore. È stato un compagno straordinario. Sono rimasto per 4 anni a Brescia e mi sembra che quel tempo sia volato, polverizzato in un lampo. È stato così bello, intenso, pieno di emozioni, che alla fine è durato troppo poco…”

Merito anche di Carletto Mazzone? 

“Un gigante di umanità. Per lui avrei fatto anche l’impossibile. Gli ho voluto e gli voglio bene perché è sempre stato un uomo puro, vero! Con lui c’era un rapporto senza filtri di rispetto reciproco. Lui più di tutti aveva capito che persona sono. È andato subito oltre quello che gli avevano raccontato di me. Dicevano che rompevo gli spogliatoi, che litigavo con gli allenatori. Cazzate! Una verità disintegra mille bugie e chi ha giocato con me, a parte qualche ruffiano, sa che persona ero. Che persona sono. Ecco, Mazzone lo aveva capito subito.”  […]

Roberto Baggio e gli aneddoti sulla Fiorentina

[…]È vero che appena arrivato alla Fiorentina non ha incassato lo stipendio per sei mesi?

“E’ tutto vero. Appena arrivato alla Fiorentina non ho incassato lo stipendio per sei mesi. Ero infortunato e non potevo giocare: pensavo di non meritare quei soldi. Un lunedì mattina però mi chiamò il direttore generale per dirmi che per motivi contabili ero obbligato a incassare gli assegni. Erano sei buste chiuse e le misi sotto ad uno specchio. Mi disse inoltre che anche altri giocatori hanno saltato molti mesi per infortunio, non sarei stato né il primo né l’ultimo…”

Suo papà l’ha chiamata Roberto in omaggio a Boninsegna…

“Vero, perché era tifoso dell’Inter e Bonimba era il suo idolo.” […]

Il Pallone d’Oro ed i problemi con Sacchi

[…]Una curiosità… dove tiene il Pallone d’Oro?

“Ora è qui con noi, in salotto, ma a volte lo sposto, lo faccio sparire.” 

Quanto è orgoglioso di averlo vinto?

“Molto, ma il mio successo più grande è stato tornare a giocaare dopo l’infortunio contro il Rimini di Arrigo Sacchi. Avevo 18 anni e pensai davvero di dover smettere. Tutto quello che è venuto dopo è stato un dono, Pallone d’Oro compreso…”[…]

A proposito di Sacchi… Tutto vero quello che si vede nel film Il Divin Codino? Quegli scontri verbali sono accaduti anche nella realtè al Mondiale d’America del 1994?

[…]“Vero, ma io cercavo il confronto. Quando Sacchi ci invitava a toccare la palla una sola volta io diventavo matto, non capivo come avremmo mai più potuto fare un dribbling… Arrigo è stato un rivoluzionario e ha cambiato il calcio. Gliel’ho sempre riconosciuto, ma c’erano cose che non capivo e pensavo di aver diritto di confrontarmi, anche con lui.”

C’è rimasto male per la non convocazione all’Europeo del 1996?

“Non solo quello… Sono l’unico calciatore italiano ad aver segnato in tre diverse edizioni del Mondiale, ma non ho mai giocato all’Europeo. Mai.” […]

Roberto Baggio ed il rapporto col rigore di Pasadena

[…]Ha fatto pace col tiro sbagliato dagli 11 metri nella finale con il Brasile al Mondiale ’94?
Pace è una parola grossa… È qualcosa che non si cancella. Vincere un Mondiale era un sogno che inseguivo fin da bambino e in America è finita nell’unica maniera che non avevo nemmeno considerato. Non sapete quante volte avevo sognato di disputare la finale, di fare gol e di vincere per fare esultare l’Italia. E invece il treno dei desideri è andato all’incontrario…“. 

Eppure si dice che da quei momenti si impara. Si cresce.
Oggi forse potrei dirvi di sì. Oggi. Ma quel giorno, il giorno dopo e i mesi dopo, chi avesse detto che quella sconfitta insegna qualcosa si sarebbe preso un solenne vaffa… Poi, come canta Diodato, la vita a volte ti mette davanti all’inatteso, ‘sul filo di un destino che può cambiare…’. Credo che in quel momento accusi il colpo, ma devi anche decidere chi vuoi essere in futuro: puoi piangerti addosso per tutta la vita o puoi alzare la testa e guardare avanti per riscattarti. Quella scelta determina chi sarai in futuro. In questo senso sì, è stato un momento di crescita“.

Alla fine di quella finale lei è uscito abbracciato a Paolo Maldini. Che cosa vi siete detti?

“Niente, le solite frasi che si dicono dopo una sconfitta. Paolo è stato un compagno di viaggio straordinario. Ho immensa stima per lui. Possono passare anni senza un contatto, poi ci incontriamo per caso ed è come se il tempo non fosse trascorso. L’ultima volta ci siamo visti al funerale di Paolo Rossi e se dovessi rivederlo tra dieci anni il nostro rapporto è così intenso che non cambierebbe nulla. Con lui come con tanti altri con i quali ho condiviso un tratto di strada della vita.” […]

Fonte: Sportweek

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