Sadio Mané, l’oro nero dell’Africa
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Storie di Calcio

Sadio Mané, l’oro nero dell’Africa

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Sadio Mané nasce in Senegal il 10/04/1992. Esterno d’attacco con un peso forma di 69 Kg per un’altezza di 1,75 m. È considerato uno degli attaccanti africani più forti di tutti i tempi. Col Senegal ha vinto la Coppa d’Africa nel 2022. Di piede destro, segna anche di sinistro, veloce, progressione notevole, in grado di saltare l’uomo con estrema facilità e ottimo senso della posizione. Ottimo finalizzatore, più di 200 reti in carriera. Sadio Mané sul rettangolo di gioco è uno spirito nelle tenebre, un predatore feroce nell’area di rigore avversaria. Le sue movenze in campo ricordano quelle di una pantera nera che non lascia scampo alla sua preda. La carriera di Mané è legata soprattutto al Liverpool. Con i Reds ha giocato dal 2016 al 2022, segnando novanta reti in quasi 200 partite. È stato uno dei migliori elementi della rosa del club inglese.

Con i Reds ha vinto tutto quello che c’era da vincere in carriera, dalla Premier League (2019-2020) alla Coppa dalle grandi orecchie (2018-2019) – la mitica Champions League – il trofeo più ambito da calciatori, tifosi e allenatori di tutto il pianeta. Un sogno che per molti uomini non si realizzerà mai, nonostante le buone intenzioni. Al palmarès con i Reds va aggiunto: 1 Supercoppa Uefa (2019), 1 Coppa del mondo per club (2019), 1 FA Cup (2021-2022).

Con l’egiziano Salah e il brasiliano Firmino, Sadio Mané ha formato un tridente da urlo che abbinava – un cocktail perfetto – i tre ingredienti basilari per il gioco del calcio – quelli più virtuosi – quantità, qualità e fantasia. Un tridente dalla lingua velenosa formato da tre loschi individui – un brasiliano, un egiziano e un senegalese – dai volti scuri imbrattati dal sole, anche d’inverno e col coltello ben affilato tra i denti aguzzi.

Liverpool – stagione 2018-2019 

L’attacco del Liverpool è costituito da tre calciatori di livello mondiale: un egiziano, un africano e un brasiliano. Tre culture calcistiche differenti – due mondi agli antipodi, l’Africa e il Sud America – nelle mani ferme del tedesco, Jürgen Klopp, lo scienziato pazzo. Ventisei anni, classe 1992, per Salah e Mané; un anno in più (1993) per Firminio in modalità “on” per ascoltare il miglior samba in circolazione: “Shimbalaiê, quando vejo o sol beijando o mar.” I tre fenomeni sono il grasso tra gli ingranaggi di una macchina perfetta – il nuovo Liverpool che sta nascendo – votata al gioco dell’attacco per volere del suo inventore – forse un po’ pazzo e a volte incompreso – il tedesco Jürgen Klopp.

In natura avete mai visto una preda con in spalla il fucile carico a pallettoni di un cacciatore?

Lo scienziato tedesco programma la sua squadra per giocare col 4-3-3, modulo che offre una maggiore presenza in tutte le zone del campo. Pressione alta, gioco verticale e grande intensità sono i tre ingredienti “segreti” della ricetta del cuoco tedesco. Gli undici titolari sono:

Alisson; Alexander-Arnold, Lovren, Van Dijk, Robertson; Milner, Wijnaldum, Keita; Salah, Firmino, Manè.

Una grande squadra in tutti i reparti con Van Dijk a edificare, con cazzuola e frattazzo a seguito, il muro in cemento armato dei Reds. In attacco Klopp possiede una bomba atomica – Salah, Mané e Firminio – da sganciare all’occorrenza, durante i 90 minuti, nell’area piccola di gioco avversaria. Alla mercé di un esercito, col vessillo rosso portato sempre in alto, c’è un’arma micidiale che – utilizzata a dovere – diventerà invincibile agli occhi del mondo intero. 

Il reparto d’élite del Liverpool

Salah, Mané e Firminio costituiscono il reparto d’élite del Liverpool per sottomettere tutti i popoli della terra. I tre forti attaccanti sono stati arruolati per combattere fino all’ultimo pallone, contrasto di gioco e goccia di sudore in nome del tifoso sovrano. In sottofondo durante la battaglia, che sarà sempre epica, le dolci note di you’ll Never Walk Alone. Nel cuore un pennuto mitologico che risalta fieramente. Poche volte nel calcio ho visto un’alchimia così perfetta tra calciatori, allenatore e tifosi; un esercito coeso in nome del Liverpool.

Una setta di sognatori incalliti con la speranza nel cuore perché walk on walk on with hope in your heart and you’ll never walk alone. Un’armata invincibile costituito da centinaia, migliaia e milioni di uomini alla cui guida – come un faro luminoso nella notte a tracciare la retta via – c’è un generale dai riccioli d’oro e un sorriso rincuorante come quello di un bambino che si affaccia alla vita: il tedesco Jürgen Klopp, l’uomo dalle due facce, il sig. Jürgen – il perdente – e il suo alter ego, Mister Klopp, il vincente. Perché nel mondo del calcio – in base ai risultati ottenuti – qualsiasi uomo può essere scisso in due metà speculari. Da una parte ci sono migliaia di corpi “freddi” destinati al peggior veleno, la sconfitta. Dall’altra, altrettanti corpi “caldi” in attesa di essere salvati dall’unico antidoto disponibile sul mercato: la vittoria. 

Le luci della ribalta e le ombre della miseria

Il calcio è uno sport perfetto, talvolta spietato, praticato in un mondo imperfetto. Per questo, ci piace così tanto questo meraviglioso sport di squadra. Un mondo dove il pallone può essere sia una prelibata pietanza per gli dèi, sia il mangime scadente per i maiali. In questa realtà che – tra le luci della ribalta e le ombre della misera condizione umana – nasce la storia di Sadio Mané. Una storia vecchia come il mondo, un patrimonio di inestimabile ricchezza per tutti gli esseri viventi.

La stagione 2018-2019 per il Liverpool si concluderà con la vittoria della Champions League, competizione nella quale Sadio Mané risulterà decisivo grazie a giocate “velenose” e alle 4 marcature messe a segno.

Africa

Sadio Mané nasce in Senegal, a Sédhiou il 10 aprile 1992, a migliaia di chilometri di distanza dall’Europa. Ma in realtà, Sadio, nelle nostre case c’è sempre stato in tv e attraverso i racconti astratti dei nostri genitori. Sadio Mané trascorre la migliore gioventù, alternandosi tra il duro lavoro dei campi – l’agricoltura – e il gioco più bello di tutti, il pallone. La scuola in Africa è un privilegio concesso soltanto ai ricchi, una minoranza di persone.

Sadio, pur volendo, non può andarci a scuola perché è nato in una famiglia povera. Vive di stenti e alla giornata. Per il ragazzino africano il futuro è un piccolissimo dettaglio nelle mani di un Dio ingiusto e spesso crudele. Sédhiou è una piccola cittadina del Senegal sudoccidentale dove il tempo scorre lentamente come una goccia che scava la pietra; città che si erge sulla sponda destra del fiume Casamance.

“Nella mia città, giocavo per strada o dove capitava! Mi buttavo nella mischia con i ragazzi più grandi perché per me il calcio era puro divertimento!” 

La passione per il gioco del pallone

La passione per il gioco del pallone – praticata nelle strade povere della sua città – diventa sempre più grande per il bambino di Sédhiou. Sadio, in cuor suo, spera di realizzare un sogno “apparentemente” impossibile; abbandonare la vita difficile e dura del bracciante agricolo per diventare un calciatore professionista. Per realizzare il suo grande sogno, il ragazzo di strada dovrà lasciare – a malincuore – la città natale; a Sédhiou le opportunità scarseggiano come l’acqua durante la stagione secca.

“Lasciai la mia città per andare a Dakar insieme a mio zio per effettuare dei provini. Durante il provino c’era un uomo anziano (il selezionatore) che mi guardava stranito per via delle mie scarpe rotte. Come puoi pretendere di giocare con quelle scarpe vecchie e rotte? E poi con quei pantaloncini ridicoli? Sei sicuro che vuoi diventare un calciatore?”.

Il giovane Sadio porta con sé la migliore attrezzatura a disposizione, il sogno più bello di tutti: quello di diventare un calciatore professionista. Fortunatamente il provino ha dato esito positivo per quel ragazzino con le scarpe rotte e consumate dalla vita di strada. Sadio viene subito preso nell’Accademy della capitale del Senegal. Troppo grande quel sogno per poter essere infranto sulla prima spiaggia di un’isola deserta.

Europa 

All’età di 15 anni – un ragazzino – Sadio Mané lascia l’Africa per emigrare nel Continente più vecchio del mondo, la culla del calcio. Dall’Accademy di Dakar al calcio che conta per realizzare quel sogno da bambino – il più grande di tutti – accudito e coccolato, come un fiore che apre i petali al sole, tra le vie povere di Sédhiou. Ma non sarà un compito affatto facile per Sadio perché quando si lascia casa – per causa di forza maggiore – qualcosa di te resterà sepolto nel passato; in quelle vie dove i ricordi d’infanzia giacciono in un posticino della memoria che diventerà sempre più piccolo e insignificante col passare del tempo.

In quelle stesse strade dove un altro bambino rincorrerà un pallone. In Europa la storia di Manè si incrocerà con quella di milioni di altre anime perse. Una vita sempre all’attacco a rincorrere, a tutta velocità, un pallone per realizzare un sogno apparentemente impossibile. Dalle giovanili dell’Association sportive Génération Foot (2008-2009) passa a quelle del Metz (2009-2011). All’età di appena 19 anni esordisce tra i professionisti in Ligue 2 con i francesi (Metz, 2011-2012). Ci rimarrà soltanto il tempo di una stagione nella regione della Lorena. Il Metz retrocede e nessuno in Francia è disposto a scommettere sull’ex ragazzino africano che si è fatto le ossa giocando a pallone nelle strade di Sédhiou. Passa al Salisburgo per una cifra vicina a quattro milioni di euro.

Ed è proprio in Austria che ci sarà la svolta, tanto agognata, nella carriera di Manè. In due stagioni col Salisburgo, il ragazzo africano si mette in mostra totalizzando 45 marcature in 87 partite. Praticamente, la media di 1 goal ogni 2 partite. Prestazioni di alto livello, media realizzativa da top player, che trascinano la squadra austriaca a vincere il Campionato Nazionale e una Coppa d’Austria (2013-2014).

Il dolce canto argentato di un’allodola 

Sadio Mané vola in Inghilterra, la patria dei Beatles Shakespeare, il Liverpool e il Manchester Utd.

Il Southampton dell’olandese, Ronald Koeman, stacca un assegno di 23 milioni di euro per portare il senegalese in Premier League. Tra i nuovi acquisti dei Saints ci sono Dušan Tadić e, l’italiano, Graziano Pellè. In 32 partite, con la sua nuova squadra, Sadio Mané mette a segno 10 reti. È un’annata magica, l’esterno sinistro entrerà nella storia della Premier League realizzando la tripletta più veloce, andando in rete al 13’, 14’, e 16’ contro l’Aston Villa. Il Southampton chiuderà la Premier al settimo posto in classifica. La seconda stagione (2015-2016) con i colori del Saint è quella della definitiva consacrazione per il ragazzo di Sédhiou. Quindici reti in 43 presenze. È nata una nuova stella luminosa in Premier League, quella splendente di Sadio Mané.

Liverpool (2016-2022)

“When you walk through a storm, hold your head up high and don’t be afraid of the dark at the end of a storm. There’s a golden sky and the sweet silver song of a lark, walk on through the wind, walk on through the rain. Though your dreams be tossed and blown walk on, walk on with hope in your heart. And you’ll never walk alone, you’ll never walk alone! Walk on, walk on,  with hope in your heart and you’ll never walk alone, You’ll never walk alone!”

Con i reds, Sadio Mané, vince 1 Champions League (2018-2019), 1 Supercoppa Uefa (2019), 1 Coppa del mondo per club, 1 Premier League (2019-2020), Coppa di Lega (2021-2022) e 1 Coppa d’Inghilterra (2021-2022).

Bayern Monaco 

Nell’estate del 2022 si chiude un ciclo vincente durato circa sei stagioni a Liverpool. L’attaccante senegalese viene ceduto ai tedeschi del Bayern Monaco per una cifra vicino ai 32 milioni di euro. È l’ultimo contratto importante per il forte attaccante senegalese. Denaro che gli permetterà anche di aiutare la sua Africa: When you walk through a storm, hold your head up high and don’t be afraid of the dark”

Camminando attraverso la tempesta, Sadio Mané ha mantenuto la testa sempre alta. L’ex ragazzo povero di Sédhiou non ha avuto paura del buio. E alla fine della tempesta è riuscito a realizzare il suo sogno da bambino, quello di diventare un calciatore professionista. Lungo il cammino verso la risalita, con le scarpe rotte e le stringhe slacciate, i suoi sogni sono stati spesso spazzati via, ma Sadio Mané ha vissuto la sua vita sempre con la speranza nel cuore e, dunque, non ha mai camminato da solo. You’ll never walk alone.

Sadio Mané è riuscito a realizzare un sogno per tanti uomini irrealizzabile. Dall’Africa all’Europa, viaggiando per migliaia di chilometri con un paio di scarpe rotte, una valigia piena di vestiti ridicoli per un calciatore e il sogno di diventare un professionista. 

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