Salta un'altra panchina in Serie A: follia totale - Glieroidelcalcio.com (screen Youtube)
Salta un'altra panchina in Serie A: follia totale - Glieroidelcalcio.com (screen Youtube)
Il 2025 ha già decretato numerosi esoneri, da Vieira a Juric, ma dicembre si chiude nel modo forse più amaro: salta un’altra panchina.
La Serie A sta vivendo una stagione segnata da un’instabilità crescente, dove il tempo per aspettare sembra essersi ridotto al minimo. Dopo appena quindici giornate, il campionato ha già restituito un quadro chiaro: chi sbaglia paga, spesso senza appello. Gli esoneri non sono più l’eccezione, ma uno strumento ordinario di gestione dell’emergenza, utilizzato da club che faticano a tenere il passo o che vedono sfumare troppo presto gli obiettivi prefissati. La prima scossa pesante è arrivata in casa Juventus, con l’esonero di Igor Tudor a fine ottobre, decisione maturata dopo una serie di risultati altalenanti e una squadra incapace di trovare continuità. Al suo posto è stato chiamato Luciano Spalletti, con l’obiettivo di ricostruire identità e solidità. Quasi contestualmente è toccato al Genoa, che ha chiuso l’esperienza con Patrick Vieira, affidando la panchina a Daniele De Rossi nel tentativo di dare una sterzata a una stagione partita in salita.
Anche l’Atalanta ha scelto la via del cambiamento, separandosi da Ivan Juric dopo un rendimento giudicato insufficiente rispetto alle aspettative. A Bergamo si è deciso di ripartire da Raffaele Palladino, nella speranza di ritrovare equilibrio e brillantezza. Ma il caso più emblematico resta quello della Fiorentina, che ha sollevato dall’incarico Stefano Pioli quando la classifica aveva già assunto contorni preoccupanti. E il quadro potrebbe non essere definitivo. Perché, dietro queste panchine già saltate, ce n’è almeno un’altra che continua a scricchiolare. In una Serie A sempre più compressa e spietata, basta una manciata di risultati negativi per finire sotto esame. La sensazione – supportata dai numeri e dalla pressione ambientale – è che a Firenze sia già aria di un nuovo cambiamento.
Se c’è una squadra che incarna perfettamente il lato più oscuro di questa Serie A, quella è la Fiorentina. I numeri parlano con una durezza che non lascia spazio a interpretazioni: 6 punti in 15 giornate, nessuna vittoria in campionato e una classifica che racconta di una squadra sempre più invischiata nella zona retrocessione. Un dato che, a questo punto della stagione, non può più essere liquidato come una semplice crisi passeggera. L’esonero di Stefano Pioli doveva rappresentare la svolta, il classico shock capace di riaccendere una squadra spenta. Al suo posto è arrivato Paolo Vanoli, chiamato a rimettere ordine e a ridare dignità a un gruppo apparso fragile sul piano mentale prima ancora che tecnico. Ma, a distanza di settimane, la domanda diventa inevitabile: il problema era davvero solo l’allenatore?

L’ultima sconfitta contro l’Hellas Verona sembra suggerire una risposta amara. Al Franchi, la Fiorentina è caduta ancora, battuta 2-1 da una diretta concorrente nella lotta salvezza. Un ko pesantissimo, non solo per la classifica, ma per ciò che ha raccontato sullo stato emotivo della squadra. Il Verona ha colpito con maggiore lucidità, sfruttando gli errori viola e mostrando una compattezza che alla Fiorentina continua a mancare. La reazione del pubblico è stata la fotografia più cruda della serata. Dalla curva del Franchi è partito un coro lancinante, senza filtri: “Fate ridere”. Parole dure, che certificano la frattura tra squadra e tifoseria e che pesano come macigni su un gruppo già in difficoltà. Non è solo una questione di moduli o di scelte tattiche: è un problema di personalità, di fiducia e di identità. Vanoli, per ora, non ha risolto il problema e la prossima gara forse sarà la sua ultima occasione.
