Si mette male per Sinner: la vendetta di Alcaraz - Glieroidelcalcio.com (screen Youtube)
Si mette male per Sinner: la vendetta di Alcaraz - Glieroidelcalcio.com (screen Youtube)
Jannik Sinner ha compiuto un’impresa che rimarrà scolpita nella storia del tennis: la vittoria sull’erba di Wimbledon segna non solo la sua consacrazione come campione di livello assoluto, ma anche un momento di svolta per lo sport italiano.
Il tabù Alcaraz è stato sfatato in quella che senza dubbio è la partita più importante della sua carriera fino a oggi, regalando all’Italia il primo successo in uno degli Slam più prestigiosi e duri da conquistare. Il match ha offerto una batteria di 6‑4 in ciascuno dei quattro set giocati: l’azzurro ha ceduto inizialmente il primo, ma ha saputo reagire con grande forza mentale, incassando con autorevolezza gli altri tre parziali, conquistando il trofeo con pieno merito. Contro un avversario del calibro di Carlos Alcaraz, considerato da molti un predestinato, il percorso di Sinner è stato esemplare: padronanza della superficie, equilibrio psicologico, e un gioco fluido, potente e intelligente, che ha messo in fila tutti gli ostacoli, culminando nella semifinale clamorosa contro Djokovic e poi nella finale sontuosa davanti a monarchi e vip.
Il numero uno azzurro non ha solo vinto un torneo: ha scalato le gerarchie, dimostrandosi pronto per dominare in grande. In campo ha mostrato una determinazione, una varietà di colpi e un temperamento da campione maturo, capace di reggere la pressione di uno spettacolo globale. A conferma della sua crescita, si è trasformato anche nel miglior tennista italiano di sempre, superando i miti che lo hanno preceduto e aprendo una nuova era per il nostro tennis. Soprattutto, la vittoria assume un valore storico perché avviene proprio a Wimbledon, palcoscenico simbolo della superbia (cosa che ad Alcaraz sta tanto a cuore) e della tradizione tennistica. È un luogo in cui solo i più grandi hanno saputo scrivere pagine indelebili. Ecco perché il titolo di Sinner non è solo il coronamento di una carriera giovanile senza alcun pari, ma rappresenta l’alba di una dinastia nuova: quella di un italiano capace di imporsi tra i giganti.
Al termine della finale, Carlos Alcaraz ha mostrato sportività e lungimiranza, congratulandosi apertamente con l’avversario: “Perdere è difficile e triste, ma complimenti a Jannik per la vittoria. Non si può sempre vincere: si è meritato il trofeo giocando un grande tennis per due settimane”. Parole che fanno onore a un campione autentico, capace di riconoscere il merito del rivale senza drammi, consapevole che anche una sconfitta può offrire spunti di crescita. Il fuoriclasse spagnolo non ha nascosto la delusione, ma il suo messaggio trasmette determinazione: “Coltiviamo la nostra amicizia fuori dal campo e la rivalità in campo. Sono molto orgoglioso di quanto fatto finora in stagione, ho fatto fatica all’inizio poi all’improvviso è tornata la gioia sul campo e l’eccitazione che c’è ogni volta che scendo in campo mi aiuta”.

Alcaraz, forse troppo abituato abituato a portarsi il dito all’orecchio, ha incassato il colpo e lasciato indietro 700 punti cruciali nella corsa all’inseguimento di Sinner, il quale si è portato a quota 12030 punti nel ranking. Il murciano aggiunge un messaggio chiaro sul suo rapporto con Wimbledon, come. a promettere una vendetta annunciata: “Tornerò il prossimo anno. Wimbledon è uno dei tornei più belli, se non il più bello del circuito”. Nessuna rinuncia, nessun cedimento: solo la promessa di ricominciare, ancora più rafforzato dall’esperienza vissuta. È questo spirito che rende Alcaraz non solo un campione, ma un modello – seppur diverso da Sinner – di tennista moderno.
