Sinner e Alcaraz svelato lil segreto, la loro non è amicizia (Foto IG @il_tempio_del_tennis - glieroidelcalcio.com)
Sinner e Alcaraz svelato lil segreto, la loro non è amicizia (Foto IG @il_tempio_del_tennis - glieroidelcalcio.com)
La presunta amicizia tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz continua a far discutere, tifosi spiazzati dinanzi alla verità.
Da tempo, infatti, i due tennisti più forti al mondo, Sinner e Alcaraz, vengono raccontati come amici fuori dal campo, quasi due ragazzi che, oltre a dominare il circuito, condividono un legame speciale. Però, come spesso accade nello sport di altissimo livello, ciò che appare non coincide sempre con ciò che realmente accade dietro le quinte.
E se a mettere ordine in questa narrazione ci ha pensato persino il New York Times, vuol dire che il tema ha davvero raggiunto una dimensione internazionale. Il prestigioso quotidiano statunitense è andato a fondo per chiarire quanto ci sia di vero in questa amicizia così chiacchierata e, allo stesso tempo, così affascinante per il pubblico.
Il punto più interessante dell’analisi è che tutta questa presunta amicizia è, forse, un po’ sopravvalutata. Non c’è alcuna rivelazione scandalosa o rottura improvvisa, ma soltanto una distinzione che spesso si dimentica quando si parla di fuoriclasse che orbitano nelle stesse sfere. Secondo il New York Times, il rispetto tra i due campioni è enorme, autentico e reciproco, ma ciò non significa automaticamente che siano amici nel senso tradizionale del termine. Questo non perché esista chissà quale antipatia o rivalità tossica, anzi: sia Sinner che Alcaraz hanno sempre parlato con un’ammirazione sincera l’uno dell’altro. Il problema, se così lo si può definire, è un altro ed è legato alla posizione in cui si trovano.
Quando due atleti competono costantemente per gli stessi obiettivi, quando condividono il peso delle aspettative di un’intera generazione e quando, ogni volta che si incrociano, sanno di dover essere assolutamente spietati, lo spazio per un’amicizia normale si restringe inevitabilmente. Entrare in campo contro un avversario come Sinner o come Alcaraz significa spingersi al limite, non concedere nulla, non lasciarsi distrarre da simpatia o confidenza. È un equilibrio delicatissimo, quello tra rispetto e competitività, e nessuno dei due può permettersi il lusso di abbassare la guardia. Anche una piccola incertezza potrebbe costare un titolo, una semifinale o un punto fondamentale.

In questo senso, è lo sport stesso a definire i confini del loro rapporto. E forse è proprio qui che sta la chiave interpretativa più interessante. Rivalità non significa ostilità, così come rispetto non significa amicizia. È una zona grigia in cui si muovono i campioni veri, quelli consapevoli che un concorrente al loro livello è un motore, un incentivo, un’energia speciale che ti costringe a superarti giorno dopo giorno.
Jannik Sinner lo ha spiegato perfettamente dopo la vittoria alle ATP Finals di Torino, quando ha raccontato come avere un rivale così forte sia un elemento fondamentale per continuare a crescere. Avere qualcuno che ti costringe a migliorare, che ti spinge verso livelli che da solo forse non raggiungeresti, è quasi un dono. In quest’ottica, Sinner e Alcaraz sono rivali ma, allo stesso tempo, indispensabili l’uno all’altro. Perché senza una sfida all’altezza, senza un punto di riferimento costante, la loro evoluzione non sarebbe la stessa.
Ecco perché, al di là delle definizioni, la relazione tra i due continua a incuriosire il mondo del tennis. Non è amicizia forse, non del tutto. Non è rivalità nel senso duro del termine. È qualcosa di più sottile e, senza ombra di dubbio, qualcosa di molto più affascinante. Una relazione che fa bene allo sport, ai tifosi e soprattutto a loro, due giovani campioni destinati a scrivere pagine indimenticabili della storia del tennis moderno.
