Sinner a Wimbledon potrebbe finire nei guai (Foto IG @janniksin - glieroidelcalcio.com)
Sinner a Wimbledon potrebbe finire nei guai (Foto IG @janniksin - glieroidelcalcio.com)
Wimbledon si accende ma c’è apprensione per Jannik Sinner, il numero uno al mondo potrebbe davvero finire nei guai.
Non è solo questione di erba, di eleganza o di tradizione. Wimbledon è un mondo a parte, un torneo che va oltre la semplice sfida sportiva. È storia, fascino, pressione. Qui si gioca sotto gli occhi di re e regine, con il silenzio carico di aspettative e l’odore dell’erba tagliata che si mescola con la tensione.
E quest’anno, più che mai, l’attenzione è tutta su di lui: Jannik Sinner, l’uomo da battere, il numero uno al mondo. Però, nonostante l’entusiasmo e le speranze, intorno a lui si sta formando un’ombra. C’è una sensazione strana, difficile da spiegare, ma che cresce giorno dopo giorno.
Perché Sinner arriva a Londra con lo status di favorito, ma anche con un bersaglio enorme sulla schiena. Tutti vogliono misurarsi con lui, tutti vogliono dimostrare di poterlo battere. E nonostante il suo gioco sia solido, completo, capace di adattarsi a ogni superficie, l’erba di Wimbledon è un terreno minato, dove anche il più piccolo dettaglio può cambiare tutto. E non è un caso che a sottolinearlo sia stato Adriano Panatta, uno che di tennis ne capisce parecchio e che non ha mai avuto peli sulla lingua.

Intervistato alla vigilia del torneo, l’ex campione italiano ha tracciato una lettura molto chiara della situazione: “Loro due sono un gradino sopra tutti gli altri, non c’è dubbio. Credo, quindi, che se le cose vanno come devono, se la giochino loro due”, ha detto riferendosi a Sinner e ad Alcaraz. Una visione condivisa da molti, certo, ma che poi ha preso una piega più prudente. Perché Panatta, da uomo di campo, sa bene che nel tennis nulla è scontato. E l’erba, in particolare, può ribaltare le gerarchie in un attimo.
“Non vedo chi possa batterli in modo ordinario”, ha aggiunto, lasciando intendere che servirà qualcosa di eccezionale per fermarli. Però, subito dopo, ha fatto i nomi che mettono in allarme: “Poi, certo, può uscire uno come Bublik, o se Shelton trova la giornata giusta in cui fa 25-27 ace, batterlo non è facile sull’erba. Lui pensa poco, ha un gioco che si adatta molto, è mancino, serve benissimo, un altro che potrebbe essere molto pericoloso.”
Ecco il punto. Non si tratta solo di tecnica, classifica o statistiche. A Wimbledon conta l’istinto, il servizio, la capacità di annullare ogni logica per vincere un match in tre colpi. E giocatori come Shelton o Bublik, con il loro tennis imprevedibile, sono mine vaganti pronte a esplodere. Sinner lo sa, e lo sa anche il suo team. Ogni partita sarà un esame, ogni punto un piccolo passo su un filo sottile.
Perché sì, Sinner parte davanti. Però questo Wimbledon, già dalle prime battute, ha fatto capire che nessuno è davvero al sicuro. E che i guai, quando meno te li aspetti, possono arrivare anche per il numero uno del mondo.
