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13 agosto 1998, Zeman parla del doping: “Per il momento va tutto bene …”

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Il 13 agosto 1998, l’allora allenatore della Roma, Zdenek Zeman, rilasciò un intervista al settimanale L’Espresso in cui iniziava a parlare del doping. Un argomento ancora oggi un po’ tabù. Ecco un estratto:

[…]Dai controlli antidoping non è però emerso mai nulla

“Per il momento va tutto bene. Dai campioni delle urine non risulta niente. Forse non uscirebbe nulla perfino se venissero introdotti gli esami del sangue. Si tratta in ogni caso di interventi tardivi. E, chissà, quei farmaci magari non provocano alcun guasto. Ma chi può escludere che i danni si manifestino a distanza di anni? Se si intravvedono rischi, occorre prevenirli, non aspettare che esploda il bubbone. Il problema è che i giocatori sono condizionati dagli interessi del momento e non si preoccupano tanto della salute. E i dirigenti pensano solo a sfruttarli al massimo, senza andare troppo per il sottile”

La squadra che ha reagito con maggior vivacità alla sua denuncia è stata la Juventus. Alcuni giocatori bianconeri hanno ironizzato sul suo bisogno di pubblicità. Dal momento che non ha mai vinto niente, sarebbe l’unico modo per calamitare i titoloni dei giornali.

“Chi mi conosce bene, sa che la pubblicità cerco semmai di schivarla. È vero che non ho mai vinto niente. Ma non mi dà alcun fastidio. Ho un concetto diverso del successo. Mi sento appagato quando riesco a imporre il mio gioco e i miei principi. In quanto alla Juventus, si è chiamata in causa da soli”

Non può però negare di aver manifestato a più riprese sorpresa per le esplosioni muscolari di alcuni giocatori della Juve

“È uno sbalordimento che comincia con Gianluca Vialli. E arriva fino ad Alessandro Del Piero. Io che ho praticato diversi sport pensavo che certi risultati si potessero ottenere solo con il culturismo, dopo anni e anni di lavoro specifico. Sono convinto che il calcio sia tutto un altro tipo di attività. Almeno il mio calcio, che in una sola parola definirei positivo”

Pare però che anche lei, quando approdò cinque anni fa nella Lazio, abbia somministrato ai suoi giocatori dosi di creatina, una sostanza lecita che gli juventini non hanno mai fatto mistero di assumere

“Per ristabilire la verità, diciamo che ho assecondato l’andazzo. All’inizio della stagione, i cinque o sei laziali che a quell’epoca erano nel clan azzurro mi dissero che si erano abituati a prendere la creatina su consiglio dei responsabili della Nazionale. Io mi limitai a parlarne con il dottore della Lazio e a fare in modo che la sostanza fosse somministrata sotto stretto controllo”

Ma lei ha parlato mai dei problemi del doping coi suoi colleghi o coi medici?

“Ne parlo, naturalmente, con il medico della Roma Ernesto Alicicco. Abbiamo più o meno le stesse sensazioni. Da sempre c’è il coadiuvante che io chiamo dello zuccherino. Qualche sostanza tonificante immessa nelle flebo. O la miscela tra aspirina e caffè che stimola le energie. A volte l’effetto è solo psicologico. Ma ho l’impressione che negli ultimi tempi si stia esagerando. Le pressioni sui calciatori si fanno sempre più pesanti. Ed è sempre più difficile resistere alle tentazioni della pillolina magica. Sarò anche un romantico, legato a una concezione del calcio in cui i giri di campo contano più della chimica. Ma non sono un ingenuo. Sono certo che molti giocatori di serie A, forse anche nella stessa Roma, non sappiano rinunciare a certe sostanze” […]

Fonte: L’Espresso-13/08/1998

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